Sono 8 giorni che la signora Monica Bin ha iniziato uno sciopero della fame per protesta e portare all'attenzione delle istituzioni la difficile situazione sua e di molti altri pazienti. Affetta da fibromialgia, con dolori indicibili che le rendono difficile qualsiasi movimento, aveva trovato sollievo grazie alla cannabis, che le ha restituito una vita dignitosa.
Il problema è che, dopo la trafila e le visite per identificare la patologia, cosa non semplice, e dopo un anno di cure a base di cannabis, è rimasta senza soldi. Alle 300 euro mensili per la cannabis terapeutica infatti, vanno aggiunti i soldi che la signora spende per recarsi in farmacia a Modena, nonostante viva in provincia di Rovigo, proprio perché dove abita non ci sono farmacie in grado di preparare un prodotto adeguato alle sue esigenze.
Il paradosso è che la Regione Veneto riconosce la fibromialgia come patologia altamente invalidante, ma la legge regionale che regola la disperazione di cannabis terapeutica non la prevede tra quelle che vengono rimborsate.
Ieri la signora si è sentita male ed è stata male e ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, dove le sono state fatte delle flebo. Nel frattempo è stata contattata via mail dal presidente della Regione, Luca Zaia, che le ha assicurato che un assessore seguirà la sua vicenda.
Ma Monica non intende fare un passo indietro fino a che non avrà delle rassicurazione certe: “Non ce la faccio più, ho deciso di entrare in sciopero della fame e sono pronta ad andare in fondo a questo storia. Lo faccio per tutti i malati, e tra questi ci sono anche dei bambini. Da tempo chiedo una risposta al mio problema che è comune a tanti altri. Finora silenzio. Lo Stato vuole un morto prima di farsene carico?”.