E' ufficiale: decine di pazienti e medici hanno firmato e sottoscritto una diffida per cercare di smuovere la situazione vergognosa in cui loro malgrado si trovano, aggravata dal fatto che la carenza di cannabis, italiana e d'importazione, è sempre più grave in tutta Italia.
Il provvedimento è stato realizzato con il supporto del Codacons, l'associazione dei consumatori, e dai legali dell'associazione Art. 32 (associazione italiana per i diritti del malato - Aidma onlus) guidati dall'avvocato Cristina Adducci. E' indirizzata al ministero della Salute, all'Aifa ed al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma.
Il documento innanzitutto ricorda come la produzione italiana pretenda di sostituire quella olandese con una sola varietà invece che 4 o 5 e senza soddisfare il fabbisogno nazionale, e senza che il nostro Paese importi la quantità di cannabis necessaria per tutti. Poi ricorda che siccome la sanità è demandata alla regioni che legiferano per conto proprio in materia e decidono se e per quali patologie fornire la cannabis terapeutica gratis ai pazienti, si è creata una situazione di forte disparità sul territorio nazionale. Infine sottolinea che l’imposizione del prezzo di vendita della cannabis a 9 euro che obbliga le farmacie a lavorare in perdita sta portando le farmacie italiane a smettere di dispensare cannabis ed in questi giorni i problemi per accedere alla terapia si stanno moltiplicando in diverse regioni italiane.
Per questo secondo la diffida è evidente che "le richieste dei pazienti siano state sottovalutate se non ignorate" nonostante sia lo stesso ministero della Salute a prevedere che sia: "necessario consentire l'accesso alle terapie a base di cannabis a costi adeguati". La diffida è indirizzata ai soggetti indicati relativamente alle loro competenze affinché la cannabis sia dispensata come gli altri farmaci prescrivibili per i quali è prevista la disperazione a carico del sistema sanitario nazionale, sia garantita la continuità terapeutica, sia integrato l'elenco delle patologie per le quali è possibile prescrivere la cannabis, siano regolate le norme a livello regionale e sia assicurata l'importazione dall'Olanda e non venga a mancare la produzione italiana.
“Ci aspettiamo che quantomeno ci diano una risposta seria”, ci aveva spiegato Elisabetta Biavati, paziente che utilizza la cannabis per trattare la propria patologia e promotrice dell'iniziativa. “Le nostre richieste sono le solite: avere la sicurezza della continuità terapeutica, perché non si può continuare con questa carenza nella dispensazione di cannabis, che ci assicurino che l’istituto farmaceutico di Firenze riesca a coprire il fabbisogno nazionale, che aumentino le genetiche prodotte e le patologie per le quali può essere utilizzata la cannabis, e che venga erogata gratuitamente su tutto il territorio italiano”.
“La speranza è che qualcosa possa finalmente cambiare in questa situazione sempre più complicata”, continua a spiegare Elisabetta. Con un possibile risvolto legale perché spetterà alla procura accertare che non ci siano ipotesi di reato sul fatto che la continuità terapeutica non sia garantita, visto che il diritto alla salute resta un diritto fondamentale di ogni cittadino.
Mario Catania