Pubblichiamo qui di seguito un articolo pubbliredazionale, a cura del team di Royal Queen Seeds.
Pur rientrando nelle pratiche mediche adottate dall’uomo da migliaia di anni, ci sono ancora molte cose che non sappiamo sulla cannabis terapeutica. Molte persone interessate all’uso della cannabis medicinale si domandano spesso se il THC abbia benefici terapeutici e quanto THC o CBD dovrebbe contenere una pianta per fornire gli effetti che un paziente/coltivatore sta cercando. Senza risposte a questo tipo di domande, può essere difficile prendere decisioni informate quando si tratta di acquistare dei semi di cannabis e coltivare la propria cannabis terapeutica.
Per trovare le risposte a queste e ad altre domande, continuate a leggere per dare uno sguardo più approfondito alle differenze tra THC e CBD.
Procediamo con ordine: cosa sono il THC e il CBD?
Il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo) sono due composti chimici presenti nella cannabis. Mentre le piante di cannabis possono contenere oltre 400 diversi composti attivi, THC e CBD sono di gran lunga i più diffusi nella maggior parte delle varietà oggi sul mercato. Sia il THC che il CBD sono fitocannabinoidi (o cannabinoidi di origine vegetale) che, se fumati, ingeriti o applicati localmente, interagiscono con il sistema endocannabinoide (SEC). Nell’uomo e in tutti i vertebrati (eccetto gli insetti), si ritiene che il SEC svolga un ruolo cruciale nel promuovere l’omeostasi, uno stato di equilibrio che consente al nostro corpo di funzionare correttamente. È stato dimostrato che i cannabinoidi come il THC e il CBD possono interagire con questosistema, accelerando o riducendo la sua attività e, di conseguenza, influenzando molte funzioni corporee, tra cui la sensazione di dolore, la risposta allo stress, l’appetito, il metabolismo, l’umore e molto altro ancora.
Le differenze tra THC e CBD
THC e CBD hanno molto in comune. Sono entrambi cannabinoidi, provengono dalla stessa pianta e tutti e due agiscono sullo stesso sistema una volta entrati nel nostro corpo. Tuttavia, le somiglianze tra i due finiscono qui. A conti fatti, CBD e THC sono due composti chimici completamente diversi. Oltre alle loro diverse strutture chimiche (su cui non ci soffermeremo in questo articolo), il THC e il CBD hanno anche due meccanismi d’azione completamente diversi, il che significa che producono anche effetti molto diversi nel nostro organismo.
Il THC agisce sui recettori CB1
Il THC è stato scoperto ed isolato per la prima volta nel 1964 dal dott. Raphael Mechoulam in Israele. Dopo la sua scoperta, il THC fu oggetto di numerosi studi, la maggior parte dei quali mirava a capire come potesse produrre lo “sballo” inebriante associato alla cannabis. Oggi, tuttavia, molte ricerche suggeriscono che il THC potrebbe avere molte altre proprietà e non solo quella di “sballarci”. Quando entra nel flusso sanguigno, il THC (proprio come l’anandamide, un cannabinoide prodotto naturalmente dal corpo umano) si lega ai recettori CB1. Questi recettori si trovano in tutto il corpo (negli organi periferici, nelle cellule immunitarie e in tutto il tratto riproduttivo, gastrointestinale ed urinario), ma sono presenti in concentrazioni eccezionalmente elevate sulle cellule nervose del cervello e del midollo spinale.
Il THC si adatta perfettamente a questi recettori formando una specie di legame “serratura e chiave”. A seconda di vari fattori (tra cui dose, concentrazione, via di somministrazione, chimica corporea di ciascun individuo e posizione dei recettori CB1 con cui interagisce), il THC può produrre diversi effetti, inclusi ma non limitati a:
- Stimolare l'appetito.
- Influenzare l'umore e i livelli di energia.
- Influenzare la nostra capacità di dormire.
- Alterare la nostra percezione del dolore.
- Distorcere la nostra percezione del tempo.
- Aumentare la nostra sensibilità ai suoni, agli stimoli visivi, agli odori e ai sapori.
Il CBD agisce su molti recettori diversi
Nonostante sia al centro di un’industria in costante crescita, ci sono ancora molte cose che non sappiamo sul CBD e sulla sua azione nel nostro corpo. Tuttavia, i cambiamenti nella legislazione e negli atteggiamenti nei confronti della cannabis stanno (lentamente) agevolando gli studi di questa pianta e dei suoi composti. Ciò significa che la nostra comprensione dei suoi meccanismi d’azione sta lentamente migliorando.
Finora, quello che sappiamo è che il CBD non si lega ai recettori CB1 o almeno non allo stesso modo del THC. Inoltre, non ha un’elevata affinità di legame per i recettori CB2. Invece, secondo i primi studi, il CBD agirebbe su una serie di recettori secondari che modulano il sistema endocannabinoide in modi più indiretti (e talvolta lievi).
Secondo alcuni studi, ad esempio, il CBD avrebbe la capacità di interagire con:
- Recettori della serotonina: Uno studio del 2014 condotto su animali ha scoperto che il CBD ha la capacità di agire sui recettori 5-HT dei topi. Si ritiene che questi recettori svolgano un ruolo molto importante nel modo in cui elaboriamo lo stress e sono spesso il principale bersaglio dei farmaci ansiolitici ed antidepressivi.
- Recettori vanilloidi: Nel 2004, il British Journal of Pharmacology pubblicò uno studio dettagliato sugli effetti del CBD in un modello di infiammazione acuta dei topi. I ricercatori scoprirono che il CBD veniva mediato dai recettori TRPV-1 (spesso chiamati recettori “vanilloidi”), coinvolti in processi molto importanti legati a dolore ed infiammazioni.
Tuttavia, il meccanismo d’azione del CBD non finisce qui. Gli studi hanno anche dimostrato che potrebbe avere la capacità di disattivare i recettori GPR55, ampiamente diffusi in tutto il cervello, in particolare nel cervelletto (che svolge un ruolo molto importante nel regolare i nostri movimenti volontari, l’equilibrio, la postura e la coordinazione).
Alcune ricerche indicano anche che il CBD sia un “inibitore della ricaptazione” degli endocannabinoidi, il che significa che può influenzare la velocità con cui alcuni neurotrasmettitori diminuiscono di concentrazione nel nostro cervello. Il modo in cui lo fa è molto complesso, ma alcune ricerche suggeriscono che potrebbe competere con i recettori o le molecole che trasportano queste sostanze chimiche e, quindi, influenzare la loro concentrazione nel cervello per un tempo limitato.
Come trovare i semi di cannabis più giusti per voi
Trovare la giusta varietà di cannabis può essere difficile. Sebbene sia il THC che il CBD abbiano un altissimo potenziale terapeutico, molti coltivatori scelgono i semi di cannabis ad alto contenuto di CBD perché non sballano e, quindi, possono esserecoltivati legalmente in Italia e in molte altre parti d’Europa. Tuttavia, per ottenere i migliori risultati, consultate sempre il vostro medico per trovare una varietà con il giusto equilibrio di THC o CBD, in base alle vostre esigenze e ai vostri sintomi.
A cura di Royal Queen Seeds