Ci risiamo. Come un incubo che si ripete all'infinito senza la possibilità di uscirne, per i pazienti torna a farsi sentire la carenza di cannabis medica, un problema enorme per le migliaia di pazienti italiani in costante aumento, che la politica conosce bene ma al quale, a quanto pare, è totalmente incapace di dare risposte concrete.
Il problema è arcinoto: in Italia abbiamo avviato una produzione di cannabis medica nel 2014 presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che dipende dai ministeri della Difesa e della Salute, in regime di monopolio. Nonostante i finanziamenti, i progetti, e gli ammodernamenti, la nostra produzione nazionale, ferma a sole due varietà, non si schioda da una produzione minima, che si attesta intorno ai 100/200 chilogrammi l'anno. Il problema è che, secondo le stime dell'International Narcotics Control Board, l'Italia nel 2020 avrebbe un fabbisogno di 1950 chili di cannabis medica. E quindi cosa succede? Che il resto della cannabis che ci servirebbe, la importiamo a caro prezzo dall'Olanda e dal Canada, sgomitando con tutti gli altri paesi europei per accaparrarsi le ultime scorte, che puntualmente non bastano per tutti.
La soluzione ci sarebbe, semplice e lineare, ed è sul piatto da almeno 2 anni, quando l'allora ministro Grillo, aprì alla produzione da parte dei privati. Il problema è che poi, nella pratica, nessuna autorizzazione è mai stata data, e quindi restiamo in questa situazione, in cui a rimetterci sono i pazienti che puntualmente devono interrompere i propri piani terapeutici perdendo tutti i benefici acquisiti durante la terapia.
Una situazione insostenibile che ha portato le varie associazioni di pazienti a moltiplicare gli appelli a governo e ministeri per fare qualcosa, fino a lanciare una disobbedienza civile, come fatto dal Cannabis Cura Sicilia Social Club, in cui i pazienti hanno iniziato a produrre da soli la propria cannabis per rendere evidente a tutti l'insostenibilità della situazione.
L'ultimo appello affinché la situazione cambi arriva da Lorenzo Lipparini, Radicale e assessore alla Partecipazione, Cittadinanza Attiva e Open Data del comune di Milano. "La produzione di cannabis a scopo terapeutico in Italia è assolutamente insufficiente. Il monopolio sulla produzione è lasciato dal governo allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, unico ad avere l'autorizzazione per produrre farmaci derivanti dalla cannabis. Per rispondere alla richiesta di malati e ospedali, l'unica soluzione è autorizzare nuovi soggetti pubblici o privati. Noi come Comune abbiamo approvato una mozione che chiede di attivarci per trovare partner e approfondire la possibilità di produrre a livello locale il principio attivo".
Ricordiamo che i pazienti hanno uno strumento in più per far sentire la propria voce: si tratta del sito Monitorcannabis.it, in cui è possibile segnalare le carenze di cannabis e di quali varietà nella propria regione e provincia di residenza. Sul sito, online dai primi di luglio, sono già presenti 80 segnalazioni in 18 Regioni e 77 diversi comuni.
Speriamo che dai proclami si passi ai fatti, perché altrimenti, a rimetterci saranno sempre i pazienti.
Mario Catania