Le differenze tra vulvodinia generalizzata e localizzata (vestibolodinia)
La vulvodinia è una patologia infiammatoria che può essere generalizzata o localizzata. Ecco di cosa si tratta, quali sono i sintomi e come riconoscere la condizione.
Cos’è la vulvodinia
La vulvodinia è una patologia infiammatoria che interessa l’area della vulva, ossia l’insieme degli organi genitali femminili esterni.
Quando l’infiammazione e il dolore colpiscono l’intera zona intima, si parla di vulvodinia generalizzata, se, invece, sono circoscritti a un’area specifica si è di fronte a una vulvodinia localizzata. È il caso della vestibolodinia, per esempio, quando il dolore e il bruciore interessano solo l’area del vestibolo, ossia la parte compresa tra le piccole labbra.
I sintomi della vulvodinia
I sintomi della vulvodinia cambiano a seconda della tipologia della condizione, ma, che sia generalizzata o localizzata, i disagi possono comparire senza una particolare causa scatenante, a fasi alterne o in contemporanea gli uni con gli altri.
Sintomi della vulvodinia generalizzata
La sintomatologia tipica della vulvodinia generalizzata, che diventa solitamente più intensa quando si tiene una posizione seduta o con gambe accavallate, comprende:
- bruciore;
- pizzicore;
- prurito (che è più frequente rispetto ai casi di vestibolodinia);
- sensazione di spilli nell’area vulvare;
- dispareunia, ossia il dolore durante i rapporti sessuali (più rara nei casi di vulvodinia generalizzata);
- dolore (meno frequente rispetto ai casi di vestibolodinia), che si irradia coinvolgendo, nei casi più gravi, anche l’intera area pelvica e le vie urinarie.
Nella vulvodinia generalizzata solitamente i sintomi non sono visibili (non sono quindi presenti abrasioni, tagli o ulcere) e non compaiono in seguito a traumi o rapporti.
Sintomi della vestibolodinia
La sintomatologia tipica della vulvodinia localizzata comprende invece:
- dispareunia, soprattutto nelle prime fasi della penetrazione;
- bruciore, soprattutto quando si tocca l’area;
- infiammazione con possibilità di eritema vestibolare localizzato (vestibolite focale) o esteso (vestibolite diffusa);
- edema vulvare;
- estrema sensibilità nell’area;
- dolore circoscritto, soprattutto sulla clitoride (clitoridodinia) o in prossimità delle ghiandole di Bartolini e di Skene;
- tagli vulvari;
- pulsazioni.
A questi sintomi possono essere affiancate le sensazioni di:
- secchezza;
- stiramento o tensione dell’area;
- spilli;
- peli tirati intorno alla vulva.
La diagnosi
La diagnosi di vulvodinia generalizzata o localizzata si basa su una prima visita ginecologica, durante la quale il ginecologo o la ginecologa effettua l’anamnesi della paziente per individuare possibili traumi o condizioni non collegati alla patologia.
Si prosegue quindi con la vulvoscopia (ossia l’ispezione della vulva), per escludere anomalie o traumi visibili a occhio nudo, e con lo Swab Test (o test per l’allodinia), che permette di mappare il dolore e di distinguere tra le due patologie.
La cannabis per trattare la vulvodinia
“La cannabis da una parte e toglie il dolore, dall’altra rilassa la muscolatura e regolarizza la trasmissione nervosa. E non avremmo i gravi effetti collaterali che si hanno spesso con i farmaci miorilassanti, antidepressivi o antiepilettici”, ci ha raccontato in un'intervistaRosanna Piancone, presidente dell'associazione Cistite.info, che ha puntualizzato: "Attualmente la cannabis viene vista come l’ultimo rimedio possibile, ma a mio parere dovrebbe essere la terapia di prima scelta, perché non ha effetti collaterali e, dalla nostra esperienza, ha dei risultati equiparabili se non addirittura migliori".
E anche la dottoressa Chiara Liberati, direttore sanitario di Clinn, si esprime a favore del trattamento con cannabis: “La cannabis terapeutica ben scelta e ben dosata, con una prescrizione che può essere combinata visto che si stanno usando molto anche i prodotti topici, e quindi una proposta terapeutica in funzione delle problematiche della paziente, avrebbe un grande valore terapeutico, oltre che di risparmio delle casse dello Stato, visti tutti i risvolti che provoca una malattia non curabile".
Questo perché: "La cannabis effettivamente non è soltanto un antidolorifico o un analgesico, ma è molto di più, riesce veramente a fare un lavoro anche sulla componente muscolare, essendo un antispastico e un miorilassante e anche sulla componente dell’ansia o delle problematiche legate alla sfera psicologica, sull’insonnia che può essere primaria o secondaria".