Riconoscere i sintomi della vulvodinia

Riconoscere i sintomi della vulvodinia
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Cistite.info

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Siamo un'associazione NO-PROFIT di promozione sociale composta da donne affette da patologie uro-genitali che si attivano volontariamente in favore di donne con le stesse problematiche. Ci occupiamo di educazione sanitaria finalizzata alla promozione della salute femminile e alla prevenzione delle patologie pelviche. 

Cistite.info APS promuove l'autocoscienza dell'intimo femminile attraverso la conoscenza dell'apparato urogenitale, delle problematiche ad esso connesse e delle modalità per mantenerlo in salute.

Le differenze tra vulvodinia generalizzata e localizzata (vestibolodinia)


La vulvodinia è una patologia infiammatoria che può essere generalizzata o localizzata. Ecco di cosa si tratta, quali sono i sintomi e come riconoscere la condizione.

Cos’è la vulvodinia

La vulvodinia è una patologia infiammatoria che interessa l’area della vulva, ossia l’insieme degli organi genitali femminili esterni. 

Quando l’infiammazione e il dolore colpiscono l’intera zona intima, si parla di vulvodinia generalizzata, se, invece, sono circoscritti a un’area specifica si è di fronte a una vulvodinia localizzata. È il caso della vestibolodinia, per esempio, quando il dolore e il bruciore interessano solo l’area del vestibolo, ossia la parte compresa tra le piccole labbra.

I sintomi della vulvodinia

I sintomi della vulvodinia cambiano a seconda della tipologia della condizione, ma, che sia generalizzata o localizzata, i disagi possono comparire senza una particolare causa scatenante, a fasi alterne o in contemporanea gli uni con gli altri. 

Sintomi della vulvodinia generalizzata

La sintomatologia tipica della vulvodinia generalizzata, che diventa solitamente più intensa quando si tiene una posizione seduta o con gambe accavallate, comprende: 

  • bruciore;
  • pizzicore;
  • prurito (che è più frequente rispetto ai casi di vestibolodinia);
  • sensazione di spilli nell’area vulvare;
  • dispareunia, ossia il dolore durante i rapporti sessuali (più rara nei casi di vulvodinia generalizzata);
  • dolore (meno frequente rispetto ai casi di vestibolodinia), che si irradia coinvolgendo, nei casi più gravi, anche l’intera area pelvica e le vie urinarie.

Nella vulvodinia generalizzata solitamente i sintomi non sono visibili (non sono quindi presenti abrasioni, tagli o ulcere) e non compaiono in seguito a traumi o rapporti.

Sintomi della vestibolodinia

La sintomatologia tipica della vulvodinia localizzata comprende invece:

  • dispareunia, soprattutto nelle prime fasi della penetrazione;
  • bruciore, soprattutto quando si tocca l’area;
  • infiammazione con possibilità di eritema vestibolare localizzato (vestibolite focale) o esteso (vestibolite diffusa); 
  • edema vulvare;
  • estrema sensibilità nell’area;
  • dolore circoscritto, soprattutto sulla clitoride (clitoridodinia) o in prossimità delle ghiandole di Bartolini e di Skene;
  • tagli vulvari;
  • pulsazioni.

A questi sintomi possono essere affiancate le sensazioni di:

  • secchezza;
  • stiramento o tensione dell’area;
  • spilli;
  • peli tirati intorno alla vulva. 

La diagnosi

La diagnosi di vulvodinia generalizzata o localizzata si basa su una prima visita ginecologica, durante la quale il ginecologo o la ginecologa effettua l’anamnesi della paziente per individuare possibili traumi o condizioni non collegati alla patologia.

Si prosegue quindi con la vulvoscopia (ossia l’ispezione della vulva), per escludere anomalie o traumi visibili a occhio nudo, e con lo Swab Test (o test per l’allodinia), che permette di mappare il dolore e di distinguere tra le due patologie. 

La cannabis per trattare la vulvodinia

“La cannabis da una parte e toglie il dolore, dall’altra rilassa la muscolatura e regolarizza la trasmissione nervosa. E non avremmo i gravi effetti collaterali che si hanno spesso con i farmaci miorilassanti, antidepressivi o antiepilettici”, ci ha raccontato in un'intervistaRosanna Piancone, presidente dell'associazione Cistite.info, che ha puntualizzato: "Attualmente la cannabis viene vista come l’ultimo rimedio possibile, ma a mio parere dovrebbe essere la terapia di prima scelta, perché non ha effetti collaterali e, dalla nostra esperienza, ha dei risultati equiparabili se non addirittura migliori". 

E anche la dottoressa Chiara Liberati, direttore sanitario di Clinn, si esprime a favore del trattamento con cannabis: “La cannabis terapeutica ben scelta e ben dosata, con una prescrizione che può essere combinata visto che si stanno usando molto anche i prodotti topici, e quindi una proposta terapeutica in funzione delle problematiche della paziente, avrebbe un grande valore terapeutico, oltre che di risparmio delle casse dello Stato, visti tutti i risvolti che provoca una malattia non curabile". 

Questo perché: "La cannabis effettivamente non è soltanto un antidolorifico o un analgesico, ma è molto di più, riesce veramente a fare un lavoro anche sulla componente muscolare, essendo un antispastico e un miorilassante e anche sulla componente dell’ansia o delle problematiche legate alla sfera psicologica, sull’insonnia che può essere primaria o secondaria".

 

2 febbraio 2024
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