La legge sulla cannabis terapeutica rischia di trasformarsi in un fallimento prima ancora di essere approvata. Quella che in origine sarebbe dovuta essere la legge che avrebbe portato la legalizzazione della cannabis nel nostro Paese, dopo mesi di discussioni e rinvii era diventato un provvedimento volto a dare nuove norme solo per il settore della cannabis medica, dopo l'iniziativa della deputata PD Miotto che ha presentato il nuovo testo, ma anche questa rischia di non passare.
Il testo di legge dovrebbe disciplinare la produzione e la somministrazione della cannabis ai pazienti. Le novità principali sarebbero state la prescrizione a carico del servizio sanitario nazionale, che avrebbe eliminato la disparità ad oggi creata dalle leggi regionali e l'implementazione della produzione di cannabis a Firenze con la possibilità di identificare anche altre strutture che potessero produrre la cannabis, che sarebbe poi stata conferita allo Stabilimento.
Proprio queste due novità, che sarebbero state utili nel provare a risolvere la situazione sempre più difficile nella quale versano i pazienti italiani, rischiano di far saltare il provvedimento, come evidenziato dalla relazione tecnica depositata in Commissione bilancio alla Camera. Come ha raccontatoquotidianosanita.it infatti, solo per l'aumento di produzione a Firenze il ministero della difesa avrebbe chiesto 12 milioni di euro di fondi, indicando anche la necessità di incrementare il personale. Ricordiamo che il progetto di Firenze era già stato finanziato con 2 milioni di euro che, nelle previsioni del direttore Antonio Medica, sarebbero dovuti rientrare grazie alla vendita della cannabis prodotta.
Ad ogni modo è stato proprio l'articolo 6 della legge, quello che apre alla possibilità di nuove sedi produttive, ad essere maggiormente osteggiato dal ministero della Salute, visto che la maggior parte degli emendamenti al provvedimento presentati in aula, anche soppressivi, sono arrivati proprio dal partito della ministra della Salute Beatrice Lorenzin.
In discussione anche l'articolo 3, quello che prevede l'estensione della prescrizione di cannabis a carico del servizio sanitario nazionale. La relazione tecnica prevede che le prescrizioni siano uniformate a livello nazionale, a patto che la cannabis sia utilizzata per le patologie indicate dal decreto del ministero della Salute di fine 2015, che indica pochissime patologie rispetto a quelle per cui la cannabis potrebbe essere utile. Non solo, perché viene messo nero su bianco che, senza un aumento del fondo sanitario nazionale "le preparazioni a base di cannabis non potranno essere garantite in ugual misura".
Ed infatti, quello che risulta dalla relazione tecnica, è che sia solo una questione di soldi: "Nel prendere atto della complessiva onerosità rappresentata dalla relazione tecnica non quantificata per l'intero provvedimento e rilevato che nel testo non è prevista nessuna copertura", si legge, "si restituisce la relazione tecnica negativamente verificata".
Ora la proposta dovrebbe essere nuovamente esaminata la prossima settimana ed la possibilità concreta è che l'articolo 6 venga eliminato dalla legge. Intanto il documento ha anche stimato il fabbisogno nazionale di cannabis stabilendo la quantità necessaria in 500 chilogrammi per il 2018 ma spiegando che il fabbisogno reale per i pazienti italiani arriverà a breve a 2mila chilogrammi l'anno.
Insomma, doveva essere una proposta che almeno avrebbe provato a risolvere alcuni dei problemi con cui i malati sono costretti a confrontarsi ogni giorno, ma la proposta di legge è stata presentata senza le necessarie coperture economiche e quindi, anche nel caso dovesse passare, sarà probabilmente modificata proprio in quei punti che stavano più a cuore a pazienti stessi.
Redazione di cannabisterapeutica.info