Multa annullata e prefettura condannata a pagare le spese processuali: si conclude così dopo più di 5 anni e almeno per una farmacia, uno degli scandali più grandi - passato sotto silenzio - che ha coinvolto le nostre istituzioni e la dispensazione di cannabis terapeutica in Italia.
Multa alle farmacia per pubblicità indiretta sulla cannabis
Era il maggio del 2017 quando il ministero della Salute, allora guidato da Beatrice Lorenzin, comminò multe per 8mila euro a 7 diverse farmacie che avevano "osato" parlare di cannabis. L'accusa era stata quella di propaganda indiretta della cannabis, che, essendo uno stupefacente, è vietata ai sensi dell'articolo 84 del testo unico sugli stupefacenti. il problema era che nessuna delle farmacie coinvolte aveva fatto pubblicità alla cannabis, né direttamente, né indirettamente.
Alcune, anche inconsapevolmente, erano presenti sui motori di ricerca che mostravano le farmacie che effettuano preparazioni a base di cannabis, quando ancora oggi è possibile trovare decine di siti che offrono lo stesso servizio, segnalando decine di farmacie che ad esempio effettuano preparazioni a base di morfina o oppiacei, senza che nessuna sanzione fosse mai stata comminata in questo senso. Altre, più semplicemente, davano sui propri siti informazioni sulle genetiche di cannabis allora disponibili in farmacia.
Il problema, enorme, che si prospettava e che a quel punto un farmacista non avrebbe nemmeno potuto pronunciare la parola cannabis, per evitare di incorrere in una sanzione di questo tipo, perché per il ministero equivaleva a fare pubblicità.
Multa alle farmacie e iter giudiziario
Poi l'iter giudiziario è proseguito con tempistiche diverse perché le varie farmacie che si erano mosse autonomamente. Nel caso della farmacia del dottor Marco Ternelli, tra le più attive in Italia per la dispensazione di cannabis, la prefettura a giugno 2022 aveva inizialmente intimato di pagare la sanzione, ma, dopo il ricorso, il giudice pochi giorni fa ha dato ragione alle farmacia, annullando completamente la sanzione e condannando la prefettura al pagamento delle spese processuali.
Ora in attesa delle motivazioni della sentenza, che potrà raccontare molto delle dinamiche italiane relative alla dispensazione di cannabis terapeutica, e in attesa della conclusione dell'iter giudiziario per le altre coinvolte, ne abbiamo parlato col dottor Ternelli.
"La multa sarebbe andata in prescrizione a metà giugno, 5 anni dopo che l'avevamo ricevuta", racconta Ternelli sottolineando che: "due settimane prima dalla prefettura era arrivata l'ingiunzione di pagamento". A quel punto il consiglio del avvocati è quello di pagare, e successivamente fare il ricorso, perché secondo gli stessi legali le possibilità che in caso di ricorso il giudice la annullasse erano poche. "Appena ho messo giù il telefono ho pensato a tutto quello che avevamo passato in questi anni come farmacia che dispensa cannabis e ho deciso di non pagare e di fare il ricorso per una questione di principio: per me non era pubblicità e quindi ho scelto di andare fino in fondo, anche se poi avessi dovuto pagare". E così il ricorso viene fatto senza grandi aspettative, con l'idea di pagare lo stesso la multa prima della prescrizione e rimanendo in attesa del ricorso: se fosse stato accolto i soldi sarebbero stati restituiti in seguito. In realtà tutto è stato molto rapido perché, due giorni dopo il ricorso, "con grande stupore degli avvocati il giudice ha bloccato la sanzione e a settembre, durante l'udienza, la multa è stata annullata".
Ora non resta che attendere le motivazioni per capire se si tratta di "motivazioni tecniche come formalismi sbagliati" oppure se la decisione entra nel merito del fatto che il parlare di cannabis da parte di un farmacista, non rappresenti una forma di pubblicità. E questa sarebbe davvero un'ottima notizia.
Le spedizioni di cannabis terapeutica davanti al Consiglio di Stato
Intanto rimane aperto anche un altro fronte giudiziario: quello delle spedizioni dei preparati a base di cannabis ai pazienti, e quello sulle forme farmaceutiche nelle quali può essere dispensata e quindi il fatto che il farmacista possa effettuare preparazioni come i colliri e le creme, oltre a quelle più classiche come cartine e oli.
Qui era stata una circolare ministeriale a mettere in dubbio che potessero essere realizzate e spedite, ricordando però che una circolare ministeriale non ha valore di legge. Il Tar, al quale la farmacie Ternelli aveva fatto ricorso, aveva in pratica detto che le farmacie potevano continuare a comportarsi come ritenevano opportuno, e che per poter far ricorso al Tar - ad esempio sulla tematica delle spedizioni - bisognava prima essere sanzionati. Il problema è che siamo in presenza di una circolare che pone dei limiti senza avere il potere di farlo, perché servirebbe una legge o un decreto. Dall'altra parte, infrangerli e autodenunciarsi non porterebbe a una sanzione, ma ad un processo penale. Ora la farmacia è in attesa dell'udienza davanti al Consiglio di Stato, e vi terremo aggiornati anche su questo passaggio.
Mario Catania