"La gente non ha timore di assumere la cannabis. Forse molti dei pazienti che arrivano da me hanno già superato il pregiudizio, però arrivano dicendo di non voler più assumere farmaci tradizionali, in molti casi visto che io tratto il dolore prevalentemente si tratta di psicofarmaci, antidolorifici o antiepilettici, ma le persone arrivano qui già pronte ad assumere cannabis". Inizia così la nostra chiacchierata con il dottor Marco Bertolotto, direttore del Centro Terapia del dolore e cure palliative dell’ospedale Santa Corona di Albenga e Pietra Ligure.
Il dottore continua come medico clinico ad utilizzare la cannabis a scopo terapeutico, e procede nell'opera di informazione con l'associazione Medical Cannabis, con la quale ha di recente creato un corso onlinedi introduzione alla cannabis in medicina diretto a medici e farmacisti, ma anche a pazienti che vogliano avere delle nozioni in merito. Di recente il dottore è stato intervistato nel programma di La7 Tagadà, dove ha portato la sua testimonianza insieme ad un paziente affetto da cancro al cervello che ha in cura e che, tra le cure integrate che segue, utilizza anche l'estratto di cannabis.
Noi l'abbiamo sentito per fare il punto della situazione, qui sotto la nostra chiacchierata.
Quanti pazienti sta seguendo?
400 pazienti sempre attivi: ipazienti che lasciano la terapia circa il 10%, di cui la metà a causa di effetti collaterali. Il più fastidioso che lamentano è l'euforia, ma può essere a causa di un errore nel dosaggio della terapia. Io uso molto l'olio di cui non sai mai la concentrazione precisa, anche perché cambiano i lotti di cannabis e di conseguenza la quantità di principi attivi. Altri hanno effetti di tachicardia, o alcuni anche di insonnia che è un'altra cosa strana visto che la cannabis viene usata proprio per trattare l'insonnia, ma in alcuni ha questo effetto paradosso dell'insonnia.
Però è un numero molto basso, con i farmaci in genere sia ha un drop out (numero di pazienti che smettono di seguire una terapia, ndr) molto più alto e questo dice molto su quanto è sicuro questo prodotto. Io sono molto soddisfatto.
Come vede gli sviluppi generali in Italia?
Il salto lo avremo quando avremo un po' più di medici formati. Iniziano ad aumentare: noi come associazione ed io personalmente riceviamo telefonate, mail e messaggi da colleghi che chiedono informazioni ed un aiuto nelle prime fasi. E' ancora molto all'"italiana" un po' a macchia di leopardo, però questo significa forse che c'è una pressione dei malati sui medici che quindi iniziano ad interessarsi all'argomento, ma la verità è che dovremmo fare dei corsi veri.
E come medical cannabis su cosa state lavorando?
Stiamo lavorando su due studi: stiamo preparando uno studio in collaborazione con l'Università di Reggio Emilia per vedere se riusciamo ad arrivare ad una preparazione standardizzata per quel che riguarda la produzione di estratti e oli perché attualmente, quando diamo questi prodotti ai pazienti, non sappiamo mai esattamente il contenuto di cannabinoidi. Stiamo preparando il progetto e spero di poter dedicare il 2017 a questo studio per poter dare anche delle indicazioni al ministero della Salute, con il quale stiamo avendo degli incontri per definire alcune linee guida.
L'altro che stiamo programmando è di farmacoeconomia, per vedere quanto si risparmia utilizzando la cannabis rispetto agli altri farmaci.
Riguardo invece al corso online che state facendo?
Quello è nato dall'idea di fare dei corsi introduttivi, non si tratta di un corso esaustivo per permettere a chi voglia un'introduzione a questo mondo diamo un po' di notizie su cos'è la cannabis, sulla botanica, la farmacologia, le modalità prescrittivi e sulla legge. L'idea è stata questa, siamo stati criticati perché abbiamo scelto di farlo pagare ma è stato così semplicemente perché sosteniamo dei costi e non è certo a fini di lucro, anche perché noi siamo una onlus e giriamo a spese nostre, non abbiamo rimborsi da nessuno.