La ricerca scientifica non consoce frontiere. Lo sa bene Cannbit, azienda farmaceutica israeliana che di recente ha promosso un test per la sperimentazione della cannabis nella lotta contro il cancro. Si tratta di un esperimento mai fatto finora e che avrà come guida Raphael Mechoulam, considerato a livello internazionale come il padre della ricerca sulla cannabis, che ha iniziato a studiare negli anni '60.
Lo studio ha come obiettivo quello di trovare soluzioni di cura e di prevenzione al melanoma, al neuroblastoma e al glioblastoma. Il melanoma è il tipo più pericoloso di tumore della pelle che nasce dalla trasformazione delle cellule della pelle; il neuroblastoma è un tumore che si forma nelle cellule del sistema nervoso e colpisce bambini e ragazzi; il glioblastoma invece ha origine nel cervello. Tre forme aggressive di tumore per le quali esiste solo la chemioterapia o la radioterapia. Secondo Mechoulam, i cannabinoidi possono essere efficaci come trattamento anticancro, grazie alla loro composizione in grado di attaccare i vari sintomi associati alle malattie.
Se l'utilizzo della cannabis per trattare i sintomi del cancro è ormai una realtà anche in Italia, dall'altro lato ci sono decine di lavori scientifici su cellule e cavie animali che hanno dimostrato le potenzialità di diversi cannabinoidi nel distruggere le cellule tumorali, e c'è bisogno di studi clinici che indaghino il fenomeno.
Nonostante l’esperimento di Cannbit sia ancora alla fase iniziale, le premesse per la svolta ci sono tutte. La società ha investito 400mila dollari nello studio più altri 2 milioni di dollari per l’eventuale medicinale destinato alla vendita. I ricercatori di Cannbit poi riceveranno supporto dall'Università di Hadassah Ein Kerem e dal centro medico di Sheba, in Israele, paese che si è dimostrato fra gli stati più attivi nella ricerca sulla cannabis. Nel 2017 gli investimenti pubblici ammontavano a 1,1 miliardi di dollari l’anno, con un contributo dei privati di più di 4 miliardi di dollari.
Matteo Melani