Il sequestro di ingente quantitativo di olio di Canapa, ad opera dei Nas di Macerata, rischia di vanificare l'opera di diffusione della coltura/cultura della canapa nelle Marche. Un illecito amministrativo (mancata autorizzazione a vendere prodotti con proprietà farmaceutiche) da parte di alcuni, non può - e non deve - ricacciare nell'oblio una tra le colture più importanti del pianeta.
A proposito della notizia in oggetto I Gre (Gruppo RIcerca Ecologica) delle Marche – impegnati per la reintroduzione della coltura della Canapa nella regione – pur concordando con l’azione dei Nas tesa a tutelare la salute e la salvaguardia dalle frodi dei consumatori, rileva la confusione tra la notizia “frode in commercio per aver posto in vendita prodotti di cui si vantano le qualità, senza la necessaria autorizzazione” e la sussistenza – o meno – di dette qualità possedute dalla pianta e, conseguentemente,dall’olio ottenuto dalla spremitura dei suoi semi.
Gli studi condotti sulle qualità dei semi di Indica Sativa (la canapa) non lasciano dubbi circa l’opportunità dell’assunzione di prodotti da essa derivati ma è notorio che – senza le necessarie autorizzazioni – dette qualità non debbano essere associate ad alcun prodotto, men che meno per indurre all’acquisto. La canapa ha dovuto subire mezzo secolo di ostracismo dovuto all’azione lobbistica delle multinazionali del petrolio, coadiuvate da circoli proibizionisti e sistema di media ignavi, quando non asserviti.
Da mesi, nelle Marche – ma non solo – I Gre delle Marche si sono attivati per promuovere la reintroduzione della coltura della canapa, ottenendo discreti successi tra gli operatori agricoli, commerciali, enti ed istituzioni. Il comportamento fraudolento o meno (lo chiarirà la magistratura) ma di sicuro illecito ed inopportuno danneggia il tentativo di rinascita di una cultura troppo a lungo osteggiata dall’industria della plastica a causa delle sue innumerevoli possibilità di impiego nei più svariati ambiti.
Massimo Guido Conte, Gre delle Marche