Le malattie del motoneurone sono patologie caratterizzate da una degenerazione precoce dei neuroni di moto o “motoneuroni”. Quando i motoneuroni sono danneggiati, lo svolgimento di questa operazione è interrotto: i movimenti diventano progressivamente difficoltosi e la massa muscolare si riduce (ipotrofia muscolare). Tra le malattie del motoneurone, che costituiscono un gruppo eterogeneo di patologie, quella più conosciuta è la sclerosi laterale amiotrofica, anche nota come morbo di Lou Gehrig.
La cannabis potrebbe essere la risposta al trattamento di alcuni sintomi che affliggono i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica. Ma non solo, perché secondo un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università Complutense di Madrid sembra che i composti a base di cannabinoidi possano ridurre la progressione della malattia. Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista CNS Neuroscience & Therapeutics, il Sativex, farmaco a base di THC e CBD, ha portato ad una modesta riduzione della progressione della malattia nei topi affetti da SLA utilizzati per la sperimentazione. Il gruppo di ricerca ha fatto notare come studi precedenti evidenzino il potenziale dei cannabinoidi nel rallentare questa patologia, specificando che saranno necessarie ulteriori ricerche per valutare l'efficacia di dosaggi più alti di quelli utilizzati. La ricerca ha inoltre confermato le proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive dei cannabinoidi, che per molti studiosi potrebbero essere usate per rallentare diverse malattie neurodegenerative.
Riguardo invece al trattamento sintomatico della malattia, alcune novità potrebbero invece arrivare dall'Italia. L'AriSLA, Fondazione Italiana di ricerca per la SLA, sta infatti finanziando uno studio clinico chiamato "Canals" per sperimentare gli effetti del Sativex sulla spasticità associata alla Sclerosi Laterale Amiotrofica. L'obiettivo del progetto di ricerca è quello di analizzare il profilo di sicurezza, tollerabilità ed efficacia del farmaco. Il punto di partenza è che i farmaci anti-spastici attualmente disponibili sono spesso insoddisfacenti e la loro azione farmacologica può spesso causare effetti collaterali come stanchezza e debolezza, mentre l’efficacia dei cannabinoidi sul sintomo della spasticità in pazienti affetti da sclerosi multipla è già stata dimostrata in diversi studi clinici senza causare effetti collaterali significativi.
Lo studio avrà una durata di 7 settimane: nella prima i pazienti annoteranno i propri sintomi su un diario, prima di essere divisi in due gruppi (farmaco e placebo) per le 6 settimane successive nelle quali verrà valutato il profilo di sicurezza ed efficacia del farmaco. Attualmente si sta concludendo il reclutamento dei pazienti e i primi risultati potrebbero essere disponibili verso la fine del 2014 o l'inizio del 2015. La ricerca sarà guidata dal professor Giancarlo Comi del Dipartimento di Neurologia del San Raffaele di Milano che sarà affiancato dal dottor Gabriele Mora della Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS di Milano, dal dottor Christian Lunetta del NEuroMuscular Omnicentre (NEMO), dalla Fondazione Serena e dal dottor Gianni Sorarù dell'Università degli Studi di Padova.
Fino ad ora sono 6 gli Stati americani che hanno reso possibile per i pazienti affetti da SLA l'utilizzo della cannabis: Maine, Arizona, Michigan, New Jersey, New Mexico, e più recentemente la Florida. Attualmente non esiste una cura per la SLA e l'unico trattamento approvato dalla FDA americana, il Riluzolo, si è dimostrato in grado di allungare la sopravvivenza del paziente di pochi mesi. D'altra parte il Sativex è stato approvato in 24 Paesicome trattamento per la sclerosi multipla, patologia che presenta numerose somiglianze con la SLA.
Redazione Cannabisterapeutica.info