La Cannabis può essere d'aiuto nel trattamento dell'epilessia

La Cannabis può essere d'aiuto nel trattamento dell'epilessia

5578850335_c989547023_zI ricercatori dell’Università di Reading hanno scoperto che tre composti presenti nella Cannabis possono contribuire a ridurre e a controllare le crisi epilettiche. Stanno ora utilizzando gli estratti dalle piante coltivate in grandi serre di dimensioni industriali nel sud dell’Inghilterra per sviluppare nuovi farmaci che possano alleviare il malessere di milioni di malati di epilessia in tutto il mondo. Nel solo Regno Unito ci sono più di 500.000 persone che soffrono di epilessia.

Il Dr. Ben Whalley (nella foto), che guida la ricerca presso il Dipartimento di Farmacia presso l’Università di Reading, ha detto che i test sugli animali avevano dimostrato che i composti erano efficaci nel prevenire le crisi epilettiche e le convulsioni, oltretutto senza gli effetti collaterali dei farmaci contro l’epilessia. Ha affermato: «C’è stata un stigmatizzazione associata alla Cannabis nata all’incirca negli anni ’60 e ’70 a causa del su uso ricreativo (ma soprattutto a causa del fatto che poteva comodamente sostituire gran parte dei preziosi e limitati elementi quali la carta, la benzina, le fibre tessili, con un costo veramente limitato sia per la natura che per noi) così che le persone hanno sempre fatto fatica ad associarla ad una medicina. La Cannabis è stata creata per essere un tesoro di composti che potrebbero essere utilizzati in farmacologia. Abbiamo una lista di circa una dozzina di potenziali candidati per l’epilessia e i tre testati promettono molto bene. Questi composti sono molto ben tollerati e non si sono registrati gli effetti collaterali che si ottengono con i trattamenti esistenti».

L’epilessia è causata da improvvise esplosioni nell’attività elettrica del cervello che sconvolgono il modo normale in cui vengono trasmessi i messaggi. Ciò può causare convulsioni debilitanti e c’è il rischio di fare male a se stessi.

Il Dr. Whalley, insieme ai suoi collaboratori, il dott Claire Williams e il dottor Gary Stephens, hanno lavorato con la società farmaceutica GW Pharmaceuticals per sviluppare e testare nuovi trattamenti per la malattia grazie alla Cannabis. Due dei composti che hanno individuato, uno chiamato cannabidiolo e l’altro GWP42006, sono stati molto efficaci nel controllare gli attacchi epilettici negli animali e i ricercatori sperano ora di iniziare le sperimentazioni cliniche sugli esseri umani entro i prossimi tre anni. Nessuno dei composti produce la caratteristica “fattanza” associata al consumo di cannabis. Gli scienziati, le cui ultime scoperte sui composti sono state pubblicate sulla rivista scientifica Seizure, credono che grazie ai suddetti composti si possa interferire con i segnali che rendono il cervello iper-eccitabile. Fino ad ora l’impiego principale del medicinale è stato quello di combattere la sclerosi multipla ed alleviare il dolore nei pazienti oncologici.

GW Pharmaceuticals ha ricevuto una licenza per la coltivazione di circa 20 tonnellate di cannabis all’anno nei suoi impianti, in una zona rurale del sud dell’Inghilterra. In ogni serra la temperatura è mantenuta con cura a 77° Fahrenheit, mentre le colture sono protette da recinzioni elettrificate e con una security che lavora 24 ore su 24. Mark Rogerson, della GW Pharmaceuticals, ha dichiarato: “I medicinali basati sul principio attivo della cannabis possono trattare una vasta gamma di malattie come la sclerosi multipla e attenuare il dolore. L’opera del dottor Whalley e del suo team ci sta proiettando verso una nuova era e verso un nuovo modo di curare i pazienti”.

Un portavoce della Epilepsy Action, ha dichiarato: “L’epilessia è una condizione molto difficile da trattare. Siamo consapevoli che alcune persone con epilessia hanno usato la cannabis per scopi medici. Siamo favorevoli al fatto di condurre nuove ricerche su questo campo. La cannabis potrebbe aiutare gli epilettici con trattamenti a lungo termine, oltre che funzionare dove le attuali terapie non sembrano sortire effetti positivi”.

Fonti

https://www.telegraph.co.uk/

8 luglio 2013
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