La cannabis, e i fiori in particolare, come sostanza per dare sollievo immediato dai sintomi nei pazienti che soffrono di depressione. E' il risultato di uno studio pubblicato di recente sul The Yale Journal of Biologyand Medicine in cui i ricercatori dell'Università del New Mexico hanno effettuato un sondaggio su 1819 persone, che hanno completato 5876 sessioni di auto-somministrazione di cannabis utilizzando un'app tra il 2016 e il 2019, con l'obiettivo di misurare in tempo reale gli effetti sui sintomi della depressione.
I ricercatori fanno notare che: "In media, il 95,8% degli utenti ha sperimentato un sollievo dai sintomi in seguito al consumo con una riduzione media dell'intensità dei sintomi di -3,76 punti su una scala analogica visiva 0-10. Il sollievo dei sintomi non differisce per i fenotipi vegetali etichettati ("C. indica", "C. sativa" o "ibrido") o per il metodo di combustione. Tra i livelli di cannabinoidi, i livelli di tetraidrocannabinolo (THC) erano i più forti predittori indipendenti del sollievo dai sintomi, mentre i livelli di cannabidiolo (CBD), invece, non erano generalmente correlati ai cambiamenti in tempo reale dei livelli di intensità dei sintomi. L'uso di cannabis è stato associato ad alcuni effetti collaterali negativi che corrispondono ad un aumento della depressione (per esempio, sentirsi demotivati) nel 20% dei consumatori, così come ad effetti collaterali positivi che corrispondono ad una diminuzione della depressione (per esempio, sentirsi felici, ottimisti, tranquilli o rilassati) nel 64% dei consumatori".
Tanto che nelle conclusioni scrivono che: "I risultati suggeriscono che, almeno a breve termine, la stragrande maggioranza dei pazienti che usano cannabis sperimentano effetti antidepressivi, anche se l'entità dell'effetto e l'estensione delle esperienze di effetti collaterali variano con le proprietà chemiotipiche della pianta".
E' il più grande studio effettuato per misurare come i diversi tipi di fiori di cannabis influenzino i sintomi della depressione in tempo reale e secondo i ricercatori: "I nostri risultati indicano che il THC in particolare è positivamente correlato con una riduzione immediata dell'intensità dei sentimenti depressivi. Studi su animali hanno dimostrato che, come gli antidepressivi convenzionali, il THC colpisce la dopamina, la serotonina e la generazione di noradrenalina. Le differenze nella prevalenza di effetti collaterali tra i prodotti e i consumatori potrebbero derivare da altri antidepressivi e composti sinergici nella pianta oltre al THC o al CBD, e le ricerche precedenti suggeriscono che ci possono essere diverse migliaia di chemiotipi di cannabis, ognuno con la sua sinfonia unica di composti. Oltre agli effetti di miglioramento dell'umore del THC, diversi terpenoidi sono noti per le loro proprietà antidepressive indipendenti dai cannabinoidi. Almeno 200 terpenoidi sono segnalati come presenti all'interno della Cannabis, e mentre la loro resa è di solito inferiore all'1% nei fiori secchi, essi possono costituire fino al 10% del contenuto totale di tricomi. Esistono solo ricerche limitate sugli effetti di specifici terpenoidi. Il terpenoide D-limonene, in particolare, sembra avere effetti antidepressivi nell'uomo e tipicamente compone più del 50% degli oli di agrumi disponibili in commercio".
Infine gli autori sottolineano che lo studio ha dei limiti, come il fatto di non aver incluso un gruppo di controllo e poi mettono in guardia sui possibili effetti negativi, che la cannabis potrebbe avere a lungo termine. "In conclusione, quasi tutti i pazienti del nostro campione hanno sperimentato un sollievo dai sintomi dell'uso di Cannabis per trattare la depressione e con una minima evidenza di gravi effetti collaterali a breve termine. Tuttavia, l'uso di Cannabis ha degli svantaggi clinici consolidati, tra cui il potenziale di dipendenza e di abuso, alterazioni del giudizio e un aumento del rischio di incidenti comportamentali. Inoltre, esiste un'associazione ben consolidata tra l'uso di Cannabis da parte degli adolescenti e l'aumento del rischio di depressione in età adulta, ma la direzionalità di questa relazione rimane elusiva. Allo stesso modo, gli effetti positivi riscontrati in questo lavoro, insieme alle associazioni negative a lungo termine documentate nella letteratura precedente, sostengono l'importanza di integrare la nostra analisi del sollievo dai sintomi della cannabis a breve termine con studi causali dei benefici e dei rischi a lungo termine derivanti dall'uso di cannabis disponibile in commercio".
Mario Catania