Qualche tempo fa è stato presentato uno studio scientifico condotto in Nuova Zelanda dai toni allarmistici, secondo quale il fumare cannabis farebbe abbassare il quoziente intellettivo. Tutti i giornali medi e piccoli, in Italia come in gran parte del mondo, hanno ripreso la notizia più o meno esaltando il lato negativo e dando titoloni che urlavano l'equazione: utilizzare cannabis significa diventare stupidi.
Nel leggerlo mi era tornato in mente uno studio clinico effettuato anni addietro su un numero piuttosto ampio di soggetti (una delle condizioni fondamentali per l'attendibilità delle ricerche epidemiologiche) la cui conclusione era che i bevitori di birra possono sviluppare tumori allo stomaco in percentuale significativamente più elevata dei bevitori di vino; i quali, a loro volta, corrono un rischio maggiore di essere colpiti da tumori del colon. Risultato interessantissimo, non fosse per un piccolo, banale dettaglio: tutti i soggetti bevitori di birra studiati erano tedeschi, mentre tutti i bevitori di vino erano italiani. Quindi la causa della prevalenza di un certo tipo di tumore nella popolazione considerata potrebbe (e con ogni probabilità è proprio così) non aver nulla a che fare con il consumo di vino e di birra, ma con un migliaio di altri fattori genetici e/o ambientali.
Giuseppe Nicosia ha raccontato di un altro studio dall'esito analogo su Dolce Vita, nel quale si sosteneva che la marijuana causa il cancro ai testicoli, mentre la cocaina lo evita.
Ad ogni modo lo studio in questione è stato condotto su un campione di mille persone residenti a Dunedin, in Nuova Zelanda, che sono state seguite per 25 anni: tutti gli individui del campione sono stati sottoposti a un primo test di misurazione del Q.I. all’età di 13 anni e, successivamente, ad un altro test quando tutti i partecipanti avevano circa 40 anni. Coloro che hanno dichiarato di aver fatto uso di marijuana prima dei 18 anni hanno totalizzato un punteggio più basso nel secondo test. Secondo i ricercatori la causa di questa perdita di intelligenza sarebbe da imputare ai danni prodotti dalla cannabis al cervello.
Il nuovo studio, condotto da Ole Rogeberg (nella foto) del Ragnar Frisch Center for Economic Research di Oslo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences e nega i risultati dello studio neozelandese, spiegando che "lo studio fa confusione" e il calo del punteggio totalizzato nel test non sarebbe dovuto alla cannabis ma da differenze socioeconomiche tra gli individui del campione. La causa del presunto instupidimento non sarebbe quindi l'aver o meno fumato cannabis e i risultati dei test dipenderebbero in realtà dal grado di istruzione conseguito e dall’occupazione svolta dai partecipanti.
Redazione Cannabisterapeutica.info