"I dati del mondo reale di questo ampio registro multicentrico prospettico indicano che la cannabis medica è un trattamento complementare sicuro ed efficace per alleviare il dolore nei pazienti con cancro". Sono le conclusioni di un nuovo studio scientifico che ha confermato che la cannabis può aiutare ad alleviare il dolore oncologico, ridurre l'uso di altri farmaci e migliorare il sonno, se usata come terapia complementare nei malati di cancro.
Quando parliamo di dolore oncologico bisogna sapere che, secondo la Fondazione Veronesi, "quello legato al cancro è un dolore che spesso è definito 'globale' perché ha diverse componenti: fisiche, psichiche e affettive. Malesseri psicologici o peggioramenti di umore possono amplificarne la percezione, facendolo apparire più forte di quanto sia nella realtà".
Cannabis efficace per il dolore oncologico, lo studio
I risultati dello studio di registro multicentrico, pubblicato su BMJ Supportive & Palliative Care, suggeriscono che la cannabis terapeutica può alleviare in modo sicuro il dolore oncologico, riducendo al contempo il consumo di oppiacei e altri farmaci tra i pazienti, facendo scrivere ai ricercatori che la cannabis terapeutica è un trattamento sicuro e complementare quando i farmaci convenzionali non riescono ad alleviare efficacemente il dolore da cancro.
Il punto di partenza di questo nuovo studio è che secondo i ricercatori oltre la metà dei pazienti sottoposti a trattamento antitumorale e due terzi di quelli con malattia avanzata o terminale provano dolore che di solito viene trattato con oppiacei e altri farmaci, come antinfiammatori e anticonvulsivanti. Ma un paziente su tre avvertirà ancora dolore, oltre agli effetti collaterali degli oppiacei che includono nausea, sonnolenza, costipazione e depressione respiratoria, sottolineano i ricercatori.
Riduzione del dolore oncologico e uso di oppiacei
I ricercatori hanno studiato le risposte terapeutiche di 358 adulti con cancro i cui dettagli sono stati inviati a un registro multicentrico, il Quebec Cannabis Registry in Canada, da maggio 2015 a ottobre 2018 e il dolore è stato il sintomo più frequentemente riportato (72,5%) per il quale è stata prescritta la cannabis terapeutica.
I prodotti a predominanza di THC, bilanciati con THC:CBD e a predominanza di CBD sono stati autorizzati rispettivamente nel 24,5%, 38% e 16,5% dei pazienti. L'assunzione del prodotto per via orale è stata la via consigliata più frequentemente nel 59% dei casi. L'intensità del dolore dei pazienti, i sintomi, il numero totale di farmaci assunti e il consumo giornaliero di morfina sono stati monitorati trimestralmente per un anno.
Diminuzioni statisticamente significative sono state osservate a tre, sei e nove mesi per l'intensità del dolore peggiore e media, la gravità complessiva del dolore e l'interferenza del dolore con la vita quotidiana.
Anche il numero totale di farmaci assunti è diminuito in modo consistente in tutti i controlli trimestrali successivi, mentre il consumo di oppiacei è diminuito nei primi tre controlli. Gli autori concludono: "I nostri dati suggeriscono un ruolo per la cannabis medica come opzione terapeutica sicura e complementare nei pazienti con cancro che non riescono a raggiungere un adeguato sollievo dal dolore attraverso analgesici convenzionali, come gli oppiacei".
Cannabis per sostituire gli oppiacei nei pazienti oncologici
A fine dicembre è arrivata l'ultima conferma scientifica: dove la cannabis medica viene resa legale cala il consumo di oppiacei, in questo caso nei pazienti oncologici, una categoria di persone che ha bisogno di antidolorifici nel proprio percorso di cura. Questo studio trasversale su 38.189 pazienti con nuova diagnosi di cancro al seno, 12.816 con cancro al colon-retto e 7.190 con cancro ai polmoni ha rilevato che la legalizzazione della cannabis medica attuata tra il 2012 e il 2017 è stata associata a una riduzione relativa del 5,5% al 19,2% del tasso di somministrazione di oppioidi.
Negli stati dove la cannabis per uso ricreativo o medico è legalizzata le morti per overdose causati dagli oppiacei diminuiscono fino al 35%. Questa la scoperta della rivista Economic Inquiry che in uno studio, “The Effects of recreational marijuana legalization and dispensing on opioid mortality”, ha fatto il punto sull’accesso alla cannabis legale negli Stati Uniti, evidenziando appunto un calo fino al 35% dei morti fra i consumatori abituali di medicinali a base di oppio.
La cannabis per i pazienti oncologici: intervista alla dottoressa Chiara Liberati
Per una panoramica sulla situazione attuale e, in particolare, sui trattamenti a disposizione dei pazienti oncologici, abbiamo intervistato la dottoressa Chiara Liberati, allora neurochirurgo specializzato in Cure Palliative e Terapia del Dolore all’Istituto Europeo di Oncologia e oggi e direttore sanitario e medico specialista di Clinn.
Tra le altre cose la dottoressa sottolinea che: "Credo fermamente che il paziente oncologico abbia bisogno di terapie di supporto alle terapie convenzionali tradizionali per la cura della patologia oncologica. Così come credo fermamente che ogni paziente è un individuo unico che merita una terapia personalizzata e cucita su misura; un po’ come faceva il sarto una volta. E la Cannabis è una valida opzione terapeutica che possiamo offrire al nostro malato oncologico.
Il riscontro ambulatoriale ci conferma che il paziente trae un gran beneficio da questo fitocomplesso, sia in termini di miglioramento della qualità di vita, che di maggior controllo dei sintomi, e questo si traduce in una reale possibilità di riduzione fino alla sospensione delle terapie antalgiche che prescriviamo, per esempio gli oppiacei, che, come è noto, purtroppo sono accompagnati da numerosi e spiacevoli effetti collaterali".