Continua la nostra collaborazione con i medici di Clinn, con questo articolo che fa il punto sui benefici della cannabis negli effetti collaterali della chemioterapia nei tumori infantili, scritto dalladottoressa Elena Camporese - Esperta in Psico Neuro Endocrino Immunologia (PNEI) e Medicina Sistemica.
Ero molto giovane e piena di idee scientifiche a proteggermi dall’impatto con il dolore autentico dei genitori che assistono impotenti alle sofferenze dei propri bambini.
Entrai nel reparto pediatrico di oncologia così, convinta di poter analizzare in modo razionale e lucido la “malattia oncologica infantile”. Ma le illusioni, si sa, sono destinate a prendersi gioco di noi.
Nella penombra di un’ampia stanza del reparto, giaceva immobile sul letto un bambino di 7 anni, leucemia linfoblastica acuta la diagnosi, da qualche mese seguiva il protocollo chemioterapico, disteso su un fianco, gli occhi chiusi e labocca obbligata in apertura. Lì per lì non vidi subito cos’aveva in bocca, davanti a me il primario e il medico di stanza mi impedivano parzialmente l’osservazione, poi compresi; aveva un enorme coagulo che occupava l’intera cavità buccale, frutto di una stomatite violenta, esito a sua volta della forte immunosoppressione legata alla terapia. Era in lista il mattino seguente per una toilette chirurgica del coagulo.
La madre ci osservava posando lo sguardo rassegnato sugli occhi di ognuno di noi in cerca di qualche conforto; i miei tentavi di cercare spiegazioni logiche svanì quel giorno lasciando il giusto spazio al contatto umano - decisi di laurearmi proprio lì, con quei bambini così speciali.
Tumori infantili: la chemioterapia per tenere a bada la proliferazione tumorale
La chemioterapia è indubbiamente l’unica strada possibile per tenere a bada la proliferazione tumorale che nel bambino è altrettanto aggressiva che nell’adulto, ma a che prezzo. A volte le conseguenze delle terapie sono rischiose e difficili da arginare perché sterminano il sistema immunitario e tutte le cellule a rapida proliferazionecome quelle dei bulbi del cuoio capelluto delle mucose e altre.
Il sistema immunitario azzerato è spesso causa di infezioni brutali che possono avere la meglio tanto che a volte ildecesso avviene proprio a causa di queste conseguenze più che del tumore stesso.
Ma non è l’unico effetto della chemioterapia; spossatezza, nausea, vomito, inappetenza, dolori muscolari e spasmi sono solo alcuni degli effetti possibili.
Potrebbe venire proprio dalla cannabis un aiuto concreto anche nei tumori infantili e verso gli effetti delle rispettive terapie.
I benefici della cannabis contro gli effetti collaterali della chemioterapia
In età pediatrica l’uso della cannabis s’intende sempre nei confronti del CBD (cannabidiolo) in quanto privo di effetti psicotropi; non ci sono studi sufficienti che dimostrino la possibilità di usare il THC (tetraidrocannabinolo) nei bambini a causa della possibilità che lo stesso possa influenzare negativamente lo sviluppo cerebrale del bambino, pertanto si consiglia di utilizzare il THC solo dopo i 18-20 anni; di fatto però, non abbiamo certezze a riguardo.
Il CBD si lega ai recettori CB2 del sistema endocannabinoide distribuiti nel sistema nervoso e nel sistema immunitario, gli effetti che possiamo aspettarci pertanto sono di immunoregolazione e immunostimolazione, fondamentale sia per le risposte verso la malattia che verso la terapia.
Si può ottenere un buon rilassamento muscolare per la capacità del CBD di agire da stabilizzazione delle reti neuronali garantendo anche un’azione anticonvulsiva, ha inoltre un’azione simpaticotonica sul sistema neurovegetativo combattendo la spossatezza legata alla vagotonia di alcune fasi della malattia.
CBD e CBG (cannabigerolo) hanno anche un’azione antibiotica favorendo le difese verso proliferazioni batteriche inagguato durante la chemioterapia.
Un valido aiuto, quindi, ma rimane il tema dell’inappetenza e del vomito legato ai chemioterapici che potrebbero rispondere più efficacemente al THC.
Dall’America ci arrivano molte testimonianze di chi ha deciso di utilizzare anche questa componente della cannabis in età infantile forse con il pensiero che non poteva essere tanto più tossico del chemioterapico stesso; i risultati descritti sembrano brillanti sia sulla nausea che sull’inappetenza sia sulle capacità dell’organismo di contrastare il tumore in combinata con le terapie tradizionali.
Rimane pertanto un tema aperto la possibilità o meno di associare anche il tetraidrocannabinolo la cui affinità per i recettori del dolore e del vomito (recettori CB1) sono di gran lunga maggiori rispetto al CBD e necessita di ulteriori studi per demolire il presunto pericolo di eventuali danni allo sviluppo cerebrale del bambino.
Dottoressa Elena Camporese - Esperta in Psico Neuro Endocrino Immunologia (PNEI) e Medicina Sistemica di Clinn