Nonostante tutte le difficoltà che implica oggi fare ricerca in Italia, sommate a quelle che si incontrano nel fare ricerca sulla cannabis medica, all'Università di Camerino c'è un ricercatore che si dedica proprio allo studio dei cannabinoidi ed in particolare sul loro effetto su patologie devastanti come il glioma, una forma aggressiva di cancro al cervello e sul mielina multiplo, una forma di tumore che colpisce le plasmacellule, una componente molto importante del sistema immunitario.
Parliamo del dottor Massimo Nabissi del gruppo di ricerca di Patologia Generale ed Immunologia dell’Università di Camerino, autore del lavoro da cui nascerà il primo studio clinico, e quindi eseguito su pazienti, per testare le potenzialità della cannabis nel trattamento del Mieloma Multiplo in combinazione con un farmaco già utilizzato. Visti i risultati incoraggianti, la OWCP (One World Cannabis Pharmaceutical), un’azienda farmaceutica biotech israelo-americana, ha deciso di avviare la prima sperimentazione al mondo con cannabinoidi su pazienti affetti da Mieloma Multiplo, in collaborazione con il Sheba Academic Medical Center.
"Oramai lo studio dei cannabinoidi per le loro proprietà anti-cancerogene è una realtà nel senso che ci sono già due clinica trial sull’uomo con l’uso di cannabinoidi in aggiunta a farmaci. E’ assurdo che ci sia una mentalità così restrittiva su cannabis e cancro se si pensa che in Italia una famiglia su 5 ha in casa benzodiazepine come Tavor e Xanax, tutti farmaci che danno forte dipendenza o se uno soffre di un qualche dolore può andare in farmacia a comprare un cerotto con dentro gli oppiacei, eppure non ho mai visto una campagna così proibizionista nei confronti di benzodiazepine o oppiacei", ci aveva raccontato.
Oggi lo studio sul mieloma è proseguito con una nuova pubblicazione sulla rivista Oncotarget, mentre il risultato della fase 2 di uno studio clinico della GW Pharmaceuticals su 21 pazienti affetti da glioblastoma multiforme ha evidenziato che, grazie ad un trattamento combinato di Thc e Cbd per un anno i pazienti hanno avuto una percentuale di sopravvivenza dell’83% rispetto al 53% del placebo, con una differenza quindi del 30%. Abbiamo dunque colto l'occasione per tornare ad intervistare il ricercatore.
Lo studio sul Mieloma multiplo è proseguito con una nuova pubblicazione, ci può raccontare le novità?
Dopo aver dimostrato che il CBD agiva in modo sinergico con un farmaco (il Velcade) utilizzato nella terapia per il mieloma multiplo, ci siamo interessati a verificare se la combinazione THC/CBD potesse avere un ruolo nella terapia del mieloma in combinazione con un nuovo farmaco (il Carfilzomib). Il nostro studio, svolto in cellule umane di mieloma multiplo, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD al Carfilzomib permettesse di aumentare l’effetto antitumorale e dato molto interessante, come tale combinazione avesse un effetto negativo nella migrazione cellulare (processo che induce le metastasi).
E' vero che dalle vostre ricerche sono stati creati dei brevetti da aziende estere? Ma non si potevano brevettare in Italia?
Sì, i brevetti sono visualizzabili cercando in Google patent, dove facendo una ricerca con le parole chiave cannabinoids and myeloma si trova un brevetto che cita il nostro lavoro.
Oggi possiamo dire che la cannabis può essere una risposta concreta per sconfiggere il cancro al cervello?
Possiamo dire che la combinazione THC/CBD con il Temozolomide, in uno studio di fase clinica II (in pazienti affetti da glioblastoma) ha dimostrato che la somministrazione di THC/CBD in combinazione con Temozolomide, ha aumentato la sopravvivenza rispetto alla somministrazione di solo Temozolomide.
Perché dopo gli ottimi risultati del vostro studio, non si è potuto organizzare uno studio clinico in Italia?Penso che ancora non ci sia un interesse ad investire in questo tipo di ricerca.
E per quanto riguarda gli altri tipi di tumore?
Per diversi tipi di tumore ci sono molti studi pre-clinici promettenti, ma ancora non sono stati avviati studi clinici. Gli studi pre-clinici maggiormente avanzati riguardano il tumore al seno e nel tumore al polmone.
La cannabis è un farmaco che dà dipendenza?
Basta leggere le informazioni sul sito del Ministero della Salute, nel sito dell’AIFA e nei foglietto illustrativo del Sativex, dove è descritto che non si sono dimostrati effetti di dipendenza farmacologica.
E' vero, come si sente spesso dire anche da professionisti del settore sanitario, che sulla cannabis non ci sono abbastanza studi scientifici affinché possa essere usata in sicurezza dai pazienti?
In ambito tumorale, ci sono molti studi pre-clinici. Direi che nei tumori, dove sono stati studiati i cannabinoidi e dove la terapia attuale non da risposte terapeutiche soddisfacenti, una sperimentazione con i cannabinodi in associazione con farmaci chemioterapici e/o radioterapia potrebbe essere valutata.
Il decotto è un metodo di assunzione consigliabile?
I cannabinodi sono composti lipofili e si “sciolgono” bene in solventi oleosi. In fase acquosa la loro estrazione è fortemente ridotta.
Ci può indicare quali siano secondo la sua esperienza di ricercatore i modi migliori per assumere cannabis?Qui ci vorrebbe un farmacologo, personalmente penso che se si vuole estrarre un principio attivo lipofilo serve un solvente non acquoso.
Mario Catania