Che il CBD avesse effetti anti-invecchiamento e neuroprotettivi era già stato confermato da tempo, ma oggi, grazie all’avanzare della ricerca, si fa un ulteriore passo in avanti e si tenta di chiarire i reali meccanismi responsabili di questi effetti positivi sull’organismo. Ecco i risultati dello studio.
Il CBD per la salute dei neuroni: lo studio
“Cannabidiol induces autophagy and improves neuronal health associated with SIRT1 mediated longevity”: è questo il titolo dello studio, pubblicato suGeroScience, che è nato per approfondire il ruolo del CBD sulla salute e sulla longevità dei neuroni.
Questa ricerca sulla biologia dell'invecchiamento e della longevità si è concentrata in particolare sui singoli processi cellulari e molecolari coinvolti nel processo naturale dell'invecchiamento — una degenerazione biologica inevitabile accompagnata da cambiamenti graduali nella maggior parte dei sistemi corporei, compreso quello nervoso —, nonché sui processi patologici che si verificano nelle malattie degenerative o legate all'età, come il morbo di Alzheimer e di Parkinson.
Tra i focus della ricerca c’è l’autofagia, un meccanismo cellulare di rimozione selettiva di componenti citoplasmatici danneggiati, nonché uno dei processi cellulari che vengono interrotti durante l’invecchiamento. “Durante l'autofagia, si formano vescicole a doppia membrana chiamate autofagosomi che inghiottono i componenti intracellulari”, spiegano i ricercatori. “Gli autofagosomi si fondono con i lisosomi per produrre auto lisosomi, che degradano il carico autofagico e la membrana autofagosomica interna. L'autofagia difettosa è stata associata all'invecchiamento accelerato, perché probabilmente contribuisce all'accumulo di macromolecole e organelli danneggiati. Pertanto, l'induzione dell'autofagia può avere effetti anti-invecchiamento”.
È in questo contesto che si inseriscono il cannabidiolo (CBD) e i suoi effetti benefici sull’organismo, tra i quali è stata individuata anche l’induzione dell’autofagia nelle cellule neuronali, almeno in coltura. Con questo studio, invece, l’esperimento è stato condotto in vivo, utilizzando esemplari di Caenorhabditis elegans, un verme nematode fasmidario molto usato per lo studio della biologia dello sviluppo e dell'apoptosi.
I risultati
Poiché, come anticipato, l’autofagia compromessa è un segno distintivo dell’invecchiamento, i ricercatori hanno analizzato e misurato i livelli del processo con e senza trattamento con CBD ed è emerso quanto segue, presentato in punti dagli stessi ricercatori:
- Il trattamento del CBD induce l'autofagia neuronale sia in C. elegans che nelle cellule neuronali;
- Il trattamento con CBD aumenta l'attività autofagica durante l'invecchiamento e salva la diminuzione dell'attività autofagica nei neuroni dell'anello nervoso;
- I geni dell'autofagia sono richiesti nella longevità mediata dal CBD;
- Il CBD migliora la salute e la morfologia neuronale associata all'invecchiamento in C. elegans;
- Bec-1 e sqst-1 sono necessari per l'azione del CBD sull'invecchiamento neuronale;
- Il CBD regola l'autofagia e l'invecchiamento neuronale attraverso sir-2.1;
- SIRT1 è richiesto per la crescita dei neuriti potenziati dal CBD e la densità della colonna vertebrale.
Bec-1, sqst-1, sir-2.1 e SIRT1 sono tutti i geni coinvolti nell’autofagia.
“In conclusione, riportiamo che il CBD ha indotto l'autofagia in vitro e in vivo e ha scoperto il ruolo critico dell'autofagia provocata da SIRT1/sir-2.1 nel mediare gli effetti anti-invecchiamento e neuroprotettivi del CBD. Il nostro studio fornisce prove che il CBD ha contribuito a prolungare la durata della vita e a migliorare il deterioramento delle funzioni fisiche legate all'invecchiamento in C. elegans. Inoltre, i nostri risultati indicano che i geni dell'autofagia (bec-1, vps-34 e sqst-1) sono coinvolti negli effetti anti-invecchiamento del CBD, compreso l'invecchiamento neuronale. I nostri risultati sono i primi a fornire i meccanismi anti-invecchiamento del CBD che promuovono la durata della vita e il miglioramento dell'invecchiamento neuronale, che costituisce una base per la possibile applicazione del CBD nel miglioramento della salute e della longevità neuronale”.
Si tratta quindi di un importantissimo passo avanti per la scienza e per il miglioramento delle condizioni dei pazienti di tutto il mondo.
Martina Sgorlon