I ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York hanno scoperto che il cannabidiolo (CBD), componente non psicoattivo della cannabis, può impedire l'accumulo di grassi provocato dall'alcool, fenomeno conosciuto come malattia del fegato grasso (steatosi epatica), patologia che nel tempo può portare a problemi più gravi come epatite e cirrosi.
Lo studio, pubblicato online sulla rivista Free Radical Biology and Medicine, è stato condotto dai ricercatori sui topi ed ha confermato che il CBD potrebbe impedire l'accumulo di grasso e altri fattori di danno al fegato. L'analisi molecolare ha confermato molteplici fattori, tra i quali le proprietà antiossidanti del CBD e la sua capacità di stimolare meccanismi coinvolti con la ripartizione di grasso.
Gli autori aggiungono che il CBD possa agire sia come antiossidante, sia come antinfiammatorio e la speranza è quella di sviluppare un potenziale farmaco per la prevenzione della malattia del fegato grasso, dopo aver fatto notare che il CBD ha recentemente mostrato risultati promettenti anche nel ridurre i danni cerebrali indotti dall'alcool o essere usato come trattamento preventivo.
E da un precedente studio scientifico era emerso un altro effetto positivo del CBD sul fegato. I ricercatori avevano infatti trovato risconti scientifici del fatto che: “Il cannabidiolo potrebbe rappresentare una possibile opzione per proteggere il tessuto del fegato dagli effetti dannosi del cadmio".
Redazione Cannabisterapeutica.info