I pazienti italiani che usano cannabis, dopo anni in cui hanno provato sulla loro pelle il lassismo della burocrazia italiana, l’alto costo della cannabis, la mancanza di medici che prescrivano loro la terapia, le difformità di leggi a livello regionale che ha portato alla creazione di serie a e serie b ed i recenti interventi legislativi del ministero della Salute che hanno gettato nel panico tutto il settore (medici e farmacisti compresi), hanno deciso che di rassicurazioni ne hanno avute abbastanza ed è ora di passare ai fatti. Non sarà una vera class action perché non è possibile farla se i pazienti sono affetti da patologie diverse, ma sarà una diffida presentata ad Aifa e ministero della Salute che è stata affidata agli avvocati di Articolo 2 coadiuvati dal Codacons.
"Alla diffida partecipano sia pazienti che medici prescrittori e la bozza e già pronta. Tra poco verrà depositata e speriamo che rispondano della situazione che si è creata che sta diventando sempre più insostenibile", spiega Valentina Zuppardo, una delle promotrici del procedimento e moglie di un paziente affetto da cancro che ha affiancato anche la cannabis alle cure che già stava seguendo.
"Ci aspettiamo che quantomeno ci diano una risposta seria", puntualizza Elisabetta Biavati, paziente che utilizza la cannabis per trattare la propria patologia. "Le nostre richieste sono le solite: avere la sicurezza della continuità terapeutica, perché non si può continuare con questa carenza nella dispensazione di cannabis, che ci assicurino che l'istituto farmaceutico di Firenze riesca a coprire il fabbisogno nazionale, che aumentino le genetiche prodotte e le patologie per le quali può essere utilizzata la cannabis, e che venga erogata gratuitamente su tutto il territorio italiano".
"La speranza è che qualcosa possa finalmente cambiare in questa situazione sempre più complicata", continua a spiegare Elisabetta. Con un possibile risvolto legale perché spetterà alla procura accertare che non ci siano ipotesi di reato sul fatto che la continuità terapeutica non sia garantita, visto che il diritto alla salute resta un diritto fondamentale di ogni cittadino
"Non volevamo far sostenere dei costi ai malati ed i soldi necessari per pagare le pratiche e le spese legali sono stati coperti da una campagna di donazioni", conclude Elisabetta: "Non ce lo aspettavamo nemmeno noi ma si è scatenata una gara di solidarietà che ci ha fatto davvero piacere".
Di recente pe proteste dei pazienti avevano portato alla nascita di tre interrogazioni parlamentari deputati Vittorio Ferraresi(M5S), Pippo Civati (Possibile) e Giovanni Paglia(Sinistra Italiana) che fanno seguito a quella presentata a giugno dall’On. Mara Mucci (Misto). “Serve una riforma del settore per garantire la cannabis terapeutica facendo in modo che venga distribuita come gli altri farmaci” ha commentato nei giorni scorsi il deputato e segretario di Possibile, Pippo Civati, illustrando il contenuto della sua interrogazione parlamentare alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a diverse farmacie multate per presunta pubblicità indiretta alla cannabis e l’imposizione del prezzo di vendita della cannabis a 9 euro che obbliga le farmacie a lavorare in perdita: è una misura che rischia di portare le farmacie italiane a smettere di dispensare cannabis ed in questi giorni i problemi per accedere alla terapia si stanno moltiplicando in diverse regioni italiane.
A fine 2015 era stato il decretoin materia di cannabis terapeutica emanato dal ministero della Salute a far discutere: oltre a dare indicazioni solo per poche patologie sulle decine e decine che si possono trattare con la cannabis, stabiliva che le cure con questo farmaco possono essere prescritte solo dopo che i farmaci tradizionali, come gli oppiacei nella cura del dolore cronico e neuropatico, si siano rivelati inefficaci.
Complice la sanità che è demandata alla regioni che legiferano per conto proprio in materia e decidono se e per quali patologie fornire la cannabis terapeutica gratis ai pazienti creando una situazione di forte disparità sul territorio nazionale, e le carenze di prodotto in Olanda che fatica ad inviarlo in diversi paesi europei per le molte richieste, possiamo dire che i pazienti e loro necessità continuano a non essere nemmeno lontanamente considerate.
Mario Catania