Potendo scegliere i pazienti preferiscono la cannabis agli oppiacei nel trattamento del dolore ed ai farmaci tradizionali utilizzati nella cura di patologie mentali. E' il risultato di uno studio scientifico realizzato dai ricercatori della University of British Columbia e dalla University of Victoria e pubblicato in febbraio sulla rivista peer-reviewed International Journal of Drug Policy, che è stato finanziato da Tilray, un produttore canadese di cannabis a scopo medico.
"Questo studio è uno dei primi a monitorare l'uso di cannabis medica con il nuovo sistema di produttori con licenza, il che significa che tutti i partecipanti hanno avuto l'autorizzazione del medico per accedere cannabis in aggiunta alla loro prescrizione farmaci", spiega il professor della University of British Columbia Zach Walsh, co-autore dello studio.
Lo studio ha monitorato 271 pazienti con prescrizione di cannabis in cura per condizioni come il dolore cronico, la salute mentale e problemi gastrointestinali. Nel complesso, il 63% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare la cannabis al posto dei loro farmaci da prescrizione, che includevano oppioidi (per trattare il dolore), benzodiazepine (sedativi) ed anti-depressivi.
Secondo Philipe Lucas, vice-presidente del settore Patient Research and Access alla Tilray e ricercatore persso l'University of Victoria nel trattamento delle dipendenze, ha spiegato che i motivi principali del passaggio dai medicinali prescritti alla cannabis sono gli effetti collaterali ridotti, una migliore gestione dei sintomi e la sensazione che la cannabis sia più sicura dei farmaci da prescrizione. Mentre Walsh continua a suggerisce che la cannabis possa avere un ruolo importante da svolgere per affrontare l'uso problematico di farmaci, come gli oppioidi.
Uno studio del 2014 pubblicato sul Jama Internal Magazine aveva esaminato il tasso di decessi causati da overdose da analgesici oppiacei tra il 1999 e il 2010. I risultati rivelano che, in media, gli allora 13 Stati americani che avevano autorizzano l’uso di cannabis terapeutica, avevano registrato un tasso del 24,8% più basso riguardo alla mortalità annuale per overdose da analgesici oppiacei rispetto agli Stati in cui la cannabis terapeutica è ancora illegale, mostrando che il trattamento può essere più sicuro per i pazienti affetti da dolore cronico causato da varie patologie.
Nel 2015 un'altro studio ha evidenziato come il THC abbia ridotto i gravi sintomi di astinenza da oppiacei e favorito un miglior trattamento della dipendenza. E’ stato condotto su 60 pazienti con dipendenza da oppiacei realizzato presso la Columbia University di New York. Nello studio, condotto in doppio cieco nella clinica in cui erano sottoposti ad un trattamento di disintossicazione, un gruppo di 40 pazienti ha ricevuto 30 mg al giorno di THC (in forma di Dronabinoil) mentre i restanti 20 ricevevano una sostanza placebo. Sia il THC sia il placebo, sono stati somministrati ai pazienti per tutta la durata del trattamento e per 5 settimane una volta che questo era terminato. Secondo i risultati i sintomi di astinenza da oppiacei erano più bassi nel gruppo al quale veniva somministrato THC. Non solo: il 32% dei pazienti che fumava cannabis durante il trattamento aveva indici significativamente più bassi relativi ad ansia ed insonnia oltre al fatto di portare a termine più volentieri le 8 settimane totali dello studio.
Uno studio simile era stato realizzato in Australia poco tempo fa su oltre 1500 persone alle quali sono stati prescritti farmaci per ridurre i sintomi dolorosi acuti e cronici di diverse patologie con esclusione del cancro. Un paziente su sei aveva dichiarato di aver sperimentato cannabinoidi contro il dolore, mentre uno su quattro aveva spiegato che avrebbe provato questa terapia se la legge australiana l’avesse consentito.
A fine 2016 Allen Frances, professore emerito presso la Duke Univertsity, attraverso il suo blog sull’americano Huffington Post, si era scagliato contro le lobbie degli oppiacei scrivendo che: "La crescita esponenziale della dipendenza da oppiacei da prescrizione offre un classico esempio di egoistica avidità aziendale senza alcuna traccia di coscienza aziendale".
Ricordiamo che diversi studi scientifici pubblicati su riviste scientifiche prestigiose indicano la cannabis come un trattamento molto valido (spesso indicato in fascia A, la più alta, da usare come prima scelta) nel trattamento del dolore cronico e neuropatico.
In tutto questo in Italia, in totale controtendenza con quanto riportato qui sopra, nel decreto emanato dal ministero della Salute a fine 2015, si legge che gli oppiodi sono da preferire alla cannabis nel trattamento dell’analgesia nel dolore cronico. Citando il decreto, la cannabis è prescrivibile per “l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace”. È una delle tante storture del decreto approvato a fine 2015, ma certamente una delle più significative.
Redazione di cannabisterapeutica.info