La quantità di cannabis prodotta in autonomia dai pazienti canadesi nelle proprie coltivazioni è in costante crescita. Ad affermarlo sono i dati diffusi dal dall’agenzia governativa Health Canada, secondo i quali la produzione giornaliera concessa dai professionisti sanitari ai propri pazienti è salita dai 25.2 grammi dell’ottobre 2018 ai 36.2 grammi del marzo 2020.
Allo stesso tempo, però, i dati mostrano un andamento ben diverso per quanto riguarda la compravendita legalizzata. Gli acquisti effettuati dai pazienti registrati, che possono quindi comprare cannabis da produttori certificati e dai venditori autorizzati a livello federale, si aggirano infatti in media tra i 2 e i 2.1 grammi al mese, un valore che è rimasto costante nel tempo.
Canada e cannabis: cosa dice la legge
La scelta di analizzare i dati a partire dall’ottobre del 2018 non è casuale. Risale infatti al 17 ottobre 2018 il Cannabis Act, la legge nazionale che ha legalizzato e regolamentato la cannabis rendendo il Canada il secondo Paese a livello globale (e il primo tra quelli del G7 e del G20) a legalizzare completamente la marijuana.
La legge, nata dopo tre anni di dibattiti e anticipata dalla legalizzazione della cannabis per uso terapeutico nel lontano 2001, è nata per volere del Primo Ministro Justin Trudeau, deciso a difendere in particolare i minori e a combattere il traffico illegale, sottraendo enormi proventi agli attori criminali coinvolti. Si stimava, infatti, che il mercato canadese illegale della cannabis nel 2017 avesse superato i 3 miliardi di dollari, pari al valore di quello della birra e superiore a quello del tabacco.
Il Cannabis Act
Il Cannabis Act è dettagliato sia per quanto riguarda l’acquisto che per quanto riguarda la vendita e permette ai cittadini maggiorenni di coltivare fino a 4 piante per abitazione, purché nate da semi e germogli acquistati da rivenditori autorizzati. La coltivazione domestica è attualmente proibita solo nelle province del Québec e del Manitoba.
Anche se nei luoghi pubblici è consentito il possesso di cannabis in quantità non superiori ai 30 grammi, non esiste alcun limite per quanto riguarda la produzione e l’assunzione all’interno delle mura domestiche.
I pazienti canadesi e le coltivazioni della cannabis
Senza alcun limite concreto alle coltivazioni domestiche di cannabis, quindi, i pazienti canadesi vengono autorizzati dalle autorità statali e dai professionisti sanitari a coltivare in maniera indipendente le quantità di cui hanno bisogno, purché derivanti, come prevede la legge, da un massimo di 4 piante per abitazione.
Ma da dove derivano, quindi, le preoccupazioni sollevate da Health Canada? Secondo i dati più recenti raccolti da Health Canada, a livello nazionale 43.211 individui sono stati autorizzati alla coltivazione domestica per un uso terapeutico personale, ma le stesse analisi hanno evidenziato un numero ben più alto, pari a 377.024, di pazienti registrati e autorizzati ai trattamenti con marijuana. A livello di autocoltivazione bisogna sottolineare che nell’estate del 2017 i pazienti autorizzati ad auto-produrre cannabis erano poco più di10mila e in meno di 4 anni sono quindi più che quadruplicati.
Alla luce dei dati raccolti, quindi, l’agenzia governativa teme che le sempre più elevate quantità giornaliere autorizzate dai professionisti sanitari stiano, in alcuni casi, portando a un abuso delle libertà concesse e stiano alimentando un commercio non del tutto legale e dedicato non solo all’uso terapeutico, ma anche ricreativo. Queste preoccupazioni, però, si basano solamente su ipotesi e attualmente il governo canadese non ha messo in atto nessun provvedimento, mantenendo di fatto inalterata la situazione.
I pazienti canadesi, sempre seguiti da professionisti del settore e dai propri medici, quindi, potranno continuare a coltivare autonomamente la propria cannabis per scopo terapeutico: una decisione umana che garantisce e tutela i diritti di ogni malato.
Ricordiamo che in Italia, un paziente come Walter De Benedetto, dietro al quale ci sono centinaia di storie simili, sarà processato il prossimo 27 aprile perché indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Negli anni passati aveva fatto più volte richiesta di aumentare il quantitativo di cannabis che gli veniva fornito dalla Asl, senza aver mai avuto alcuna risposta. E così aveva fatto l’unica scelta possibile per chi non vuole recarsi da uno spacciatore: aveva scelto di coltivare cannabis per placare i dolori che lo assillano da anni.
Martina Sgorlon