La cannabis potrebbe essere lo strumento del futuro per superare la resistenza agli antibiotici, un problema che l'OMS ha definito come una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo. I motivi sono diversi: può colpire chiunque, di qualsiasi età, in qualsiasi paese; si verifica naturalmente, anche se l'uso improprio di antibiotici negli esseri umani e negli animali sta accelerando il processo; c’è numero crescente di infezioni – come la polmonite, la tubercolosi, la gonorrea e la salmonellosi – che stanno diventando sempre più difficili da trattare, poiché gli antibiotici diventano meno efficaci; e infine il fatto che la resistenza agli antibiotici porta a lunghe degenze ospedaliere, a costi medici più elevati e a un aumento della mortalità.
Nel futuro un aiuto per ovviare a questo problema, potrebbe arrivare proprio dalla cannabis. Oggi sono ormai diversi gli studi scientifici che hanno identificato proprietà antibiotiche in diversi componenti della pianta di cannabis e li stanno studiando per le applicazioni cliniche di domani.
I cannabinoidi e lo stafilococco aureo resistente agli antibiotici (MRSA)
Una delle prime ricerche a identificare queste proprietà è stata fatta nel 2008 da ricercatori italiani del CREA-CIN di Rovigo, dell’Università del Piemonte Orientale di Novara e della School of Pharmacy di Londra, e venne pubblicata sul Journal of Natural Products. Tutti e cinque i principali cannabinoidi (CBD, CBC, CBG, THC e CBN) hanno mostrato una potente attività contro una varietà di stafilococco aureo resistente alla meticillina (MRSA)”, avevano scritto gli autori sottolineando che la cannabis “rappresenta un'interessante fonte di agenti antibatterici per affrontare il problema della resistenza ai multifarmaci in MRSA e altri batteri patogeni”.
L'azione antibiotica degli endocannabinoidi
Nel 2018 l'idea è stata confermata con una pubblicazione su Scientific Reports che indagava le potenzialità degli endocannabinoidi proprio nel combattere lo stafilococco aureo resistente alla meticillina. “Proponiamo che gli endocannabinoidi e i composti simili possano servire come linea di difesa naturale contro il MRSA o altri batteri resistenti agli antibiotici. Grazie alla loro azione antibiotica, questi agenti potrebbero essere un'alternativa promettente alle terapie antibiotiche contro le infezioni da MRSA associate al biofilm”, avevano concluso gli autori tra i quali figura Rapahel Mechoulam, considerato il padre della ricerca sulla cannabis, che già anni fa aveva ventilato questa possibilità. La prima persona che mi aveva parlato di cannabis e Sistema Endocannabinoide come potenziali strumenti per la battaglia alla resistenza agli antibiotici era stato proprio il dottor Raphael Mechoulam, considerato il padre della ricerca su questa pianta, in un'intervista. "Uno dei maggiori problemi della medicina odierna", mi aveva raccontato, "è che gli antibiotici sembrano non funzionare, ma il corpo prova ad aiutare questo processo. I microbi combattono il corpo e viceversa, i microbi sviluppano resistenze ed il corpo deve trovare la maniera di vincerle. Sembra, e pubblicheremo uno studio su questa cosa, che i cannabinoidi possano aiutare anche con la resistenza agli antibiotici ed è una cosa molto importante sulla quale stanno lavorando diverse persone. Dobbiamo guardare alla medicina dal punto di vista dei prodotti naturali: quelli prodotti dalle piante o da noi con il nostro corpo. Questo è esattamente ciò che rappresenta la cannabis".
Il CBD come "potente antibiotico"
Nel 2019 è arrivata la conferma che il CBD può essere un potente antibiotico contro i batteri resistenti. La scoperta arriva dall’Australia, dove i ricercatori della University of Queensland insieme alla società Botanix Pharmaceuticals Ltd hanno sperimentato il cannabidiolo e riscontrato effetti di miglioramento in alcuni batteri difficili da combattere con i medicinali tradizionali, presentando i risultati nel corso del congresso annuale dell’American Society for Microbiology a San Francisco. Guidati dal capo-ricercatore Mark Blaskovich, gli scienziati hanno verificato in modelli animali che il CBD è in grado di sconfiggere batteri resistenti della famiglia dei Gram-positivi, come lo stafilococco aureo (che causa anche la polmonite) e l’enterococco faecalis (responsabile di infezioni alle vie urinarie). Sono difficili da trattare e, solitamente, i pazienti che ne sono affetti usano medicinali come la penicillina la meticillina. “Dati gli effetti antinfiammatori documentati dal cannabidiolo e i dati esistenti sulla sicurezza nell’uomo, è un nuovo antibiotico promettente che merita ulteriori indagini”, ha affermato Blaskovich sottolineando che: “La combinazione delle attività antimicrobica e infiammatoria nelle infezioni rendono il cannabidiolo particolarmente interessante”.
Il CBG nel trattamento dello stafilococco resistente
Un altro studio si è invece concentrato su un altro cannabinoide, il cannabigerolo (CBG) e anche questa volta nel trattamento dello stafilococco aureo resistente alla meticillina. Nello studio pubblicato su ACS Infectious Diseases, i ricercatori descrivono come la rapida diffusione globale della resistenza ai farmaci, causata da microbi che sviluppano mutazioni che li proteggono dagli antibiotici, ha determinato l'urgente necessità di esplorare nuove fonti di farmaci. Tra gli antibiotici in uso oggi, i più recenti risalgono a scoperte fatte più di 30 anni fa. I test in laboratorio hanno mostrato che il CBG ha ucciso i comuni microbi MRSA e le cellule "persistenti" che sono particolarmente resistenti agli antibiotici e che spesso causano infezioni ripetute. Non solo, ha anche inibito la formazione di biofilm e sradicato quelli presenti. Poi sono passati a testarlo sui topi, per scoprire che il CBG può curare i topi affetti da infezioni da MRSA con la stessa efficacia della vancomicina, un farmaco ampiamente considerato l'ultima linea di difesa contro i microbi resistenti ai farmaci.
Il CBCA molto efficace contro i batteri MRSA
L'ultimo studio, in ordine di tempo, ha invece analizzato le potenzialità di un cannabinoide il cannabicromene (CBC) ma in forma acida. E nel lavoro pubblicato su Antibiotics hanno raccontato che: "Abbiamo identificato un composto fitocannabinoide precedentemente inaccessibile, il CBCA, che è efficace contro il sempre più diffuso e virulento patogeno batterico MRSA". Anche secondo questo studio: "Il CBCA è risultato efficace quanto l'attuale standard di cura, l'antibiotico vancomicina "ultima risorsa", per inibire la crescita dell'MRSA. Questa attività è stata dimostrata essere indipendente dalla carica delle cellule batteriche e dal metabolismo, in grado di migliorare l'utilità clinica di questo composto. Inoltre, la rapida degradazione del composto della membrana lipidica batterica, con conseguente lisi cellulare, propone un'ulteriore promettente utilità clinica. Sono necessarie ulteriori indagini per chiarire il meccanismo d'azione di questo composto, le proprietà farmacodinamiche e l'attività in vivo. Tuttavia, in un'era di un armamentario antibiotico in declino, la scoperta di un composto unico con attività anti-MRSA rappresenta senza dubbio una scoperta incoraggiante e universalmente benvenuta".
La previsione del dottor Grinspoon
Mentre scrivevo questo articolo mi è tornata in mente la frase che il dottor Lester Grinspoon, professore emerito dell’Università di Harvard e protagonista della rivalutazione moderna della cannabis in medicina scomparso di recente, mi disse in un’intervista di qualche tempo fa. “Come la penicillina degli inizi, la cannabis è notevolmente atossica, abbastanza economica e davvero versatile. Queste caratteristiche le permettono di essere il farmaco miracoloso della nostra epoca proprio come la penicillina degli anni ’40”, sentenziò, paragonandola alla sostanza da cui hanno avuto origine gli antibiotici, probabilmente non contemplando ancora queste potenzialità, che oggi rappresentano un nuovo target medico per la cannabis.
Mario Catania