Abbiamo già scritto nei giorni scorsi delle potenzialità di un cannabinoide non psico-attivo come il CBD nel trattamento dell'epilessia, sia in quest'intervista alla dottoressa Daniela Parolaro, professoressa di Farmacologia e presidente dello IACM, sia raccontando dei primi test autorizzati sull'uomo per trattare l'epilessia.
Una nuova ricerca scientifica, pubblicata il mese scorso sulla rivista open access Peer J, getta una nuova luce nel potenziale dei cannabinoidi, in particolare la cannabidivarina (CBDV), riguardo a questa patologia e alle convulsioni che comporta. Secondo i ricercatori dell'Università di Reading in Gran Bretagna: "Questi risultati forniscono la prima conferma molecolare degli effetti comportamentali osservati del CBDV come cannabinoide non psico-attivo e con effetti anti-convulsione su crisi epilettiche indotte. Sono inoltre un'indicazione alla sua idoneità per lo sviluppo clinico".
Utilizzando modelli di ratto, i ricercatori hanno scoperto che CBDV potrebbe sopprimere non solo le crisi epilettiche, ma specifici geni correlati all'epilessia. Il team si è concentrato su una serie di geni che aumentano significativamente di numero nei pazienti epilettici e che si crede contribuiscano al disturbo.
"Sono state osservate chiare correlazioni tra la gravità delle crisi e i livelli di mRNA nella maggior parte delle regioni cerebrali. L'attività di questi geni è stata in gran parte soppressa dall'attività del CBDV". Anche se i risultati non possono confermare che la soppressione del gene è un effetto diretto delle capacità anti-convulsive del CBDV, gli autori concludono che fornisce "importanti spunti per ulteriori indagini nel trattamento a lungo termine con CBDV".
Lo studio è stato condotto nell'ambito di un progetto di ricerca di epilessia in corso tra GW Pharmaceuticals e Otsuka Pharmaceutical Co. , Ltd.