La cannabis terapeutica per i gatti nel trattamento di diverse patologie, nel racconto della dottoressa Battaglia
Tra la moltitudine di pazienti trattati con i cannabinoidi la maggior parte sono cani. Il motivo di questo potrebbe essere che i gatti e i felini più in generale, sono un po’ più enigmatici e spesso non lasciano trasparire quanto effettivamente non stanno bene. Un altro motivo è che i gatti sono molto complicati da curare, motivo per cui molti proprietari aspettano di non avere scelta prima di decidersi di fare terapie ai loro amati felini.
C’è poi il solito “rumor” che gira su internet che la cannabis sia tossica per i gatti, che i terpeni siano tossici per i gatti ecc, ecc. Tutte cose che possiamo tranquillamente chiamarle bufale o “non scienza”.
Gatti e sistema endocannabinoide
I gatti hanno un sistema endocannabinoide e anche loro possono beneficiare dalle terapie con cannabis e CBD. I gatti, inoltre, tollerano meglio il THC rispetto ai cani, quindi quando si deve ricorrere alla cannabis terapeutica è meno probabile avere effetti collaterali.
Ricordiamo che comunque i rari effetti collaterali in terapia con la cannabis sono tutti risolvibili e dose dipendente. In pratica basta modificare il dosaggio o comunque dare più tempo all’organismo perché si abitui. I cannabinoidi si sono rivelati utili nei gatti nel corso di varie patologie: dermatiti allergiche, atopiche, granuloma eosinofilico, osteoartrosi, cistite idiopatica felina, iperestesia felina, epilessia, ansia, infiammazione a livello generale e nei casi oncologici.
Le terapie a base di cannabis per i gatti
Il problema è sempre come somministrare la terapia ad un gatto? La maggior parte dei gatti prendono abbastanza volentieri la cannabis, c’è addirittura qualche gatto che la lecca dal cucchiaino (il mio James, per esempio). Per altri è un po’ più difficile e i proprietari hanno cercato di mischiare le gocce con pasta d’acciughe, burro, omogeneizzati ecc con risultati altalenanti. Per quel che riguarda i vari CBD full spectrum dipende da quanto forte è il sapore.
L’effetto più evidente, di solito, è la bava. I gatti appena sentono in bocca qualcosa che non gli piace “attivano” la bava… La maggior parte dei proprietari lo sa e non si spaventa. Purtroppo a volte ci sono proprietari che si spaventano e interrompono immediatamente la somministrazione di CBD o cannabis perché hanno paura che la bava sia un effetto collaterale: in realtà è solo il vostro gatto che vi sta dicendo che lo avete “costretto” a ingerire qualcosa che a lui/ lei non piace affatto.
Tornando all’utilità delle terapie nei felini: una patologia frequente e mal diagnosticata è l’iperestesia felina. Per questa patologia non esiste una vera e propria cura e si usano farmaci adattati ai sintomi. I casi trattati personalmente hanno avuto un punto di svolta con l’utilizzo dei cannabinoidi. Le forme più lievi sono state risolte grazie all’utilizzo di CBD full spectrum, quelle più serie con una formulazione “ad hoc” a base di cannabis personalizzata per il singolo paziente.
Un’altra patologia trascurata nei gatti è l’artrosi. Il proprietario tende a non far caso quando il gatto smette di saltare, spesso gli fa anche comodo e quindi non se ne cura. La maggior parte dei mici verso i 12 anni ha l’artrosi alla colonna e smette di saltare, correre, a volte ha anche difficoltà ad espletare i suoi bisogni nella cassetta. Nel dubbio il consiglio è di far visitare il micio dal veterinario di fiducia per vedere se effettivamente il gatto ha male e ha bisogno di terapia. Il primo passo è sempre il full spectrum, ovviamente “dosato” e “tarato” sul singolo paziente. In caso non fosse sufficiente c’è sempre la cannabis terapeutica.
Altro capitolo è la cistite idiopatica felina, legata anche a problemi di stress. In questo caso la terapia con un full spectrum potrebbe essere utile sia per ridurre lo stress del gatto che per ridurre dolore e infiammazione a livello vescicale.
Non bisogna nemmeno dimenticarsi che anche i gatti sono sensibili ai cambiamenti. I felini forse non sono così “espliciti” a riguardo come i cani ma anche loro ne soffrono. Un gatto che cambia casa, la morte del suo compagno umano o animale, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia sono tutti casi in cui “micio” può soffrire. In questi casi i cannabinoidi ci vengono incontro. Personalmente consiglio sempre, quando possibile, di iniziare la terapia prima dell’evento, quindi prima del cambio casa o dell’ arrivo di un nuovo membro della famiglia, in modo da avere il paziente felino in uno stato più rilassato per tempo. Ricordiamoci che “per tempo” significa iniziare la terapia con i cannabinoidi almeno una quindicina di giorni prima dell’evento. Questo permette di vedere se è necessario modificare la dose in caso non funzionasse, modificare la marca di CBD se quella usata non la riusciamo a somministrare, e dare tempo ai cannabinoidi di fare effetto.
Nei casi di patologie a livello cutaneo spesso è necessario sia l’utilizzo di un full spectrum che l’aggiunta del CBG, questo per avere un effetto antinfiammatorio maggiore.
Nei pazienti oncologici la cannabis ha dimostrato di essere un valido aiuto nel rallentare la progressione dei tumori, allungare l’aspettativa di vita, migliorare lo stato generale e in alcuni casi guarire i pazienti (anche in mono terapia).
Ogni caso è comunque una cosa a sé per cui il consiglio rimane sempre quello di rivolgersi ad un veterinario esperto di terapia con i cannabinoidi che possa valutare e consigliare il meglio per la piccola tigre di casa.