I 5 grandi traguardi della cannabis in medicina nel 2013

I 5 grandi traguardi della cannabis in medicina nel 2013

Il 2013 è stato un anno fondamentale per quanto riguarda la ricerca scientifica sulla cannabis in medicina. Ricercatori con studi pubblicati in tutto il mondo hanno contribuito a segnare delle tappe fondamentali per la creazione di nuovi farmaci e nuove applicazioni dei cannabinoidi in medicina che possano aiutare sempre più pazienti. In tutto questo, nei Paesi dove la cannabis a livello terapeutico è stata legalizzata, ha sicuramente contribuito il dibattito pubblico che si è creato nel Paese. Perché, prima di tutto, crediamo sia giusto essere informati sulla realtà delle cose, per poter fare la scelta migliore. Se il 2013 è stato un anno indimenticabile per i risultati scientifici, che qui di seguito riassumiamo in 5 casi topici, speriamo che il 2014 segni una svolta definitiva per i pazienti e il loro diritto, che non può certo adeguarsi alle lungaggini burocratiche, di poter scegliere la cura migliore.

1 - Primi studi su pazienti dei cannabinoidi nel trattamento dell'epilessia
La prova che la cannabis possa aiutare in una vasta gamma di condizioni epilettiche risale agli anni '70. Ma è stato solo quest'anno che la ricerca è arrivata alla fase dei test clinici approvati dalla FDA. Un farmaco prodotto dalla GW Pharmaceuticals a base di CBD quest'anno è il primo farmaco a base di cannabis utilizzato in test clinici nel trattamento dell'epilessia. Si chiama Epidiolex ed è a base di un componente non psicoattivo chiamato cannabidiolo (CBD). I primi risultati sono attesi all'inizio del 2014 e, in caso di successo, non potrà che portare sollievo a migliaia di bambini in tutto il mondo, per i quali le medicine tradizionali non funzionano. Il farmaco viene attualmente testato su 125 bambini.

2 - I cannabinoidi distruggono le cellule della leucemia
Il potenziale del THC nel combattere il cancro era cosa scientificamente provata. Ma quest'anno è stato fatto un passo avanti: i ricercatori della University of London, I ricercatori guidati dal professor Wai Liu hanno studiato 6 differenti cannabinoidi per giungere alla conclusione che hanno tutti un’azione anti-cancro nelle cellule leucemiche. Secondo lo studio pubblicato suAnticancer Research, “i cannabinoidi sono in grado di interferire con lo sviluppo delle cellule cancerose fermandone lo sviluppo, e in alcuni casi, utilizzando schemi di dosaggio specifici, possono distruggere le cellule tumorali”.

3 - Primi studi clinici sulla cannabis nel trattamento del cancro al cervello
Il 2013 ha fatto segnare anche l'avvio dei primi studi clinici su pazienti umani per quello che riguarda il trattamento del cancro al cervello con la cannabis. Succede nel Regno Unito, dove La GW Pharmaceuticals ha comunicato di aver iniziato i primi test per trattare una forma aggressiva di cancro al cervello col Savitex. “Mentre la GW ha già finanziato una serie di studi pre-clinici sugli effetti antitumorali dei cannabinoidi, questa sarà la prima volta che l’azienda indaga gli effetti in pazienti umani“, ha spiegato il dottor Stephen Wright, direttore del reparto di ricerca e sviluppo: ”Siamo entusiasti di poter provare questo composto in uno studio umano analizzando le prospettive dei cannabinoidi come nuovi trattamenti anti-cancro. Questo è il primo studio clinico di GW sui cannabinoidi come un potenziale trattamento per inibire la crescita del tumore“.

4 - Nuove potenzialità della cannabis nel trattamento delle malattie autoimmuni
I cannabinoidi possono curare malattie attraverso la loro azione di modifica dei geni? E’ la domanda dalla quale sono partiti alcuni recenti studi scientifici che indagano l’ennesimo campo d’azione dei cannabinoidi in medicina. Gli scienziati stanno cercando di capire come sfruttare a fini terapeutici l’azione genetica svolta dal tetraidrocannabinolo (THC), ma anche da cannabinoidi non psicoattivi come il cannabidiolo (CBD), il cananbigerolo (CBG), e la cannabidivarina (CBV).

5 - La cannabis come neuroprotettore
Nel 2013 sono state molte le pubblicazioni scientifiche riguardo le potenzialità protettive della cannabis in trattamenti preventivi sia sul cervello che sul sistema nervoso. Nello studio pubblicato su Pharmacology Biochemistry and Behavior, gli scienziati della University of Kentucky e dell’Università del Maryland hanno concluso che il cannabidiolo (CBD), sostanza contenuta nella cannabis, potrebbe essere utilizzato perscongiurare i danni cerebrali indotti dall’alcool. Secondo uno studiopubblicato dai ricercatori della Division of Experimental Medicine della Harvard medical school , i cannabinoidipossono offrire protezioneda una proteina tossica creata dal virus dell’HIV, nota come proteina gp120.
La cannabis può inoltre ridurre l’impatto dei disturbi al cervello legati allo stress. Lo hanno dimostrato i ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Haifa, guidati dal dottor Irit Akirav. Gli scienziati della Tel Aviv University hanno scoperto che alcuni composti chimici che si trovano nella marijuana potrebbero contribuire a trattare la sclerosi multipla. Come si legge sulla rivista Journal of Neuroimmune Pharmacology, hanno dimostrato che alcune sostanze della marijuana potrebbero prevenire l’infiammazione nel cervello e nel midollo spinale. Nuove prove dell’efficacia dei derivati della cannabis nel trattamento di Alzheimer, sclerosi multipla e ictus, arrivano dai ricercatori della Temple University School of Medicine. Infine, in questo studio, pubblicato su The American Journal of Pathology, il dottor Yuri Persidsky e il suo team hanno studiato il ruolo di questi recettori utilizzando colture di cellule umane. Hanno concluso che l’attivazione di recettori CB2 potrebbe ridurre il danneggiamento del tessuto cerebrale.

 

24 dicembre 2013
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