Ne parliamo con la Dott.ssa Liberati, direttore sanitario del Centro Medico Clinn
Il governo ha messo a punto un emendamento al ddl Sicurezza che vieterebbe la produzione e vendita di cannabis light, inserendola di fatto nel testo unico degli stupefacenti ed equiparandola a quella ricca di THC. Il precedente intervento era stato quello di rendere operativo il decreto che considera il CBD come stupefacente, con il Tar che l’ha sospeso in attesa di esprimersi a settembre.
Una situazione complessa, in piena campagna elettorale, che preoccupa e non poco i pazienti, già spaventati dal possibile cambio di regole del codice della strada, che renderebbe di fatto impossibile guidare per chi assume una terapia che contenga THC. In un sondaggio commissionato di recente a SWG, queste paure erano risultate più concrete. I risultati principali, infatti, mettevano in evidenza il timore di non riuscire più ad accedere a un prodotto ritenuto fondamentale per trattare la propria patologia e migliorare la qualità di vita generale del paziente.
Su 1.402 persone intervistate che utilizzano oli, estratti o farmaci a base di CBD, il 40% li usa come parte della terapia, consigliati o prescritti dal medico. I motivi spaziano dalle infiammazioni ai disturbi del sonno, passando per la gestione del dolore, ansia e altri problemi cronici. I principali canali d’acquisto sono le farmacie, l’online - preferito per comodità, prezzo e disponibilità - e canapa shop. Solo il 10% ritiene che non ci saranno effetti se il decreto sul CBD entrasse in vigore, mentre il 90% prevede difficoltà di reperimento e peggioramento della qualità della vita. Il 92% prevede infine un aumento significativo dei costi (Sondaggio integrale SWG → download)
Per analizzare e capire meglio la situazione e la possibile evoluzione abbiamo intervistato la dottoressa Chiara liberati, che è il Direttore Sanitario del centro medico Clinn ed ha una lunga esperienza nella prescrizione di Cannabis Terapeutica.
Quali sono le principali condizioni mediche per le quali prescrive farmaci o preparati contenenti CBD?
CL: “Per diverse condizioni mediche, tra queste il dolore cronico è una delle più comuni, specialmente in pazienti affetti da patologie come la sclerosi multipla e l’artrite. Utilizzo anche il CBD per trattare la spasticità muscolare, la nausea e il vomito associati alla chemioterapia, i disturbi del sonno e l’ansia resistente ad altre terapie. Il CBD si è rivelato efficace anche per ridurre l’infiammazione e gestire episodi di ansia e attacchi di panico, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti”.
Quali sono i benefici più comuni che i pazienti riportano dopo l’uso di preparati al CBD?
CL: “Sono diversi e includono una significativa riduzione del dolore cronico, il miglioramento della qualità del sonno, la riduzione dell’ansia e dello stress, e la diminuzione della spasticità muscolare. Molti pazienti notano anche un miglioramento generale del loro benessere e della qualità della vita. Inoltre, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione cronica di basso grado e gestire i sintomi della nausea, specialmente nei pazienti sottoposti a trattamenti oncologici”.
Qual è la sua opinione sull’uso di preparati non farmaceutici al CBD venduti liberamente?
CL: “Ritengo che i prodotti al CBD possano essere utili per i pazienti che cercano un sollievo dai sintomi più lievi senza gli effetti psicotropi del THC. Tuttavia, è fondamentale che questi prodotti siano di alta qualità, di produzione certificata e controllata per garantire sicurezza ed efficacia, e che vi sia un consulto con un medico prima di iniziare il loro utilizzo”.
Come risponde alla recente proposta di vietare la vendita di cannabis light, mettendo a rischio anche gli oli con CBD?
CL: “Non conosco la proposta e non entro in queste tematiche, però se dovessero vietare la vendita di prodotti al CBD sarebbe estremamente preoccupante. Questa misura penalizzerebbe non solo le aziende del settore, ma soprattutto i pazienti che utilizzano questi prodotti per gestire varie condizioni mediche. Inoltre, aumenterebbero i costi e la difficoltà di reperimento dei prodotti, costringendo i pazienti a rivolgersi a canali non ufficiali e meno sicuri. Forse un approccio regolatorio più equilibrato sarebbe preferibile per garantire accessibilità e sicurezza ma ripeto sono temi che non appartengono alla mia sfera professionale occupandomi solo del benessere e della salute del paziente”.
Secondo un recente sondaggio, oltre il 90% degli utenti di prodotti CBD ritiene che il divieto peggiorerebbe la loro qualità della vita. Qual è la sua opinione su questo dato?
CL: “Questo dato conferma le mie preoccupazioni. Molti pazienti utilizzano questi prodotti per migliorare la loro qualità della vita. Impedire loro di accedere a questa tipologia di prodotti potrebbe avere significative conseguenze negative sulla loro salute e benessere.”
Pensa che dovrebbe esserci un cambiamento nelle leggi per facilitare l’accesso ai prodotti al CBD?
CL: “Credo che una regolamentazione più chiara e accessibile potrebbe aiutare molti pazienti a trovare sollievo. È importante che i pazienti abbiano accesso a informazioni accurate e a prodotti sicuri”.
Che consigli darebbe ai pazienti che stanno considerando l’uso del CBD come trattamento terapeutico?
CL: “Vorrei solo sottolineare l’importanza di consultare un medico esperto prima di iniziare qualsiasi trattamento a base di CBD per assicurarsi che sia appropriato e sicuro per la propria condizione”.