Il Giappone è noto per essere un Paese con politiche poco tolleranti sulle sostanze stupefacenti, ma da oggi c'è un piccolo partito politico che sta portando avanti la propria battaglia a supporto della ricerca medica sugli effetti della cannabis in medicina.
In Giappone infatti, oltre ad essere vietati la coltivazione ed il possesso di cannabis, c'è anche una legge che impedisce agli istituti scientifici di poter effettuare studi e ricerche a livello medico.
"Di fronte a questo brusco divario tra il Giappone e il resto del mondo, la vera disdetta è per le persone comuni", ha spiegato Saya Takagi del New Renaissance Party in un'intervista alla Reuters.
"Stiamo proponendo l'abolizione del divieto sulla ricerca per vedere quale siano le potenzialità mediche della cannabis e spero che la ricerca possa avere inizio il più presto possibile così come l'introduzione della cannabis terapeutica".
La first lady giapponese Akie Abe
La first lady giapponese, oltre ad essersi spesa per la reintroduzione della canapa a livello industriale che nel Paese vanta una grande tradizione, si è detta favorevole anche alla cannabis in medicina. "Credo che possa essere notevolmente utilizzato per scopi medici", aveva infatti sostenuto.
La first lady si è anche detta interessata direttamente alla coltivazione di canapa, che attualmente in Giappone richiede un permesso speciale, in contrasto con l'antica diffusione della pianta utilizzata per tessuti e paramenti anche per cerimonie imperiali.
Intanto, proprio per stimolare l'utilizzo di questa coltivazione, in Giappone si è da poco tenuto il Kyoto Hemp Forum, un progetto nato per coinvolgeretuttoilmondo affinché la canapa torni ad essere una risorsa rinnovabile coltivata in tutti e 5 i continenti.
Redazione cannabisterapeutica.info