Il CBD potrebbe essere un potente alleato in caso di fratture ossee e potrebbe esserlo su un duplice fronte: da una parte per le sue proprietà analgesiche, dall’altra per le sue capacità riparatrici. A formulare queste ipotesi due studi diversi, ma con uno scopo molto simile: capire l’importanza delle terapie a base di cannabinoidi nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica.
La revisione sistematica delle proprietà analgesiche e di recupero post-operatorio dei cannabinoidi
Secondo una revisione sistematica intitolata “Cannabinoids and orthopedic surgery: a systematic review of therapeutic studies” e condotta da un team di ricercatori statunitensi, i cannabinoidi potrebbero essere utili come analgesici per i pazienti che hanno subito fratture ossee e sono in fase di recupero post-operatorio. La ricerca, pubblicata nel gennaio 2021 sul Journal of Orthopaedic Surgery and Research, puntava a raccogliere tutte le prove disponibili nella letteratura medica e, in particolare, in quella dedicata alla chirurgia ortopedica.
I risultati complessivi hanno dimostrato la potenziale utilità dei cannabinoidi come analgesici aggiuntivi, in particolare per ridurre l’uso di oppioidi, come la morfina. Un aspetto, questo, che è fondamentale non solo dal punto di vista medico, ma anche sociale.
Attualmente, infatti, gli Stati Uniti, stanno affrontando una crisi senza precedenti legata all’abuso delle prescrizioni di oppioidi, con oltre 40 mila morti di overdose nel 2018 e quasi 10 milioni di pazienti ed ex pazienti che attualmente abusano delle ricette mediche. In media, il 6% di loro possedeva una prescrizione fatta da un chirurgo ortopedico, segno che questa specifica branca della medicina non è immune al problema.
CBD e fratture: i limiti dello studio
Tuttavia, le prove raccolte non convincono del tutto i ricercatori. La revisione sistematica condotta sull’efficacia e l’utilità dei cannabinoidi nella chirurgia ortopedica, infatti, è di natura quasi sperimentale e deriva principalmente da studi che non avevano l’ortopedia come focus principale. A questo si aggiunge la carenza di letteratura.
“È necessario condurre altre ricerche attraverso studi clinici controllati, ben progettati e, soprattutto, pensati specificatamente per la chirurgia ortopedica”, spiegano i ricercatori. “Ora ci aspettiamo che le barriere legali e i pregiudizi sullo studio di questi composti continuino a dissolversi, così da permetterci di eseguire ulteriori ricerche. Sebbene impossibile da pronosticare chiaramente, l'accettazione dei cannabinoidi come mezzo legittimo di controllo del dolore potrebbe alterare i modelli di prescrizione dei futuri chirurghi ortopedici e mitigare l'attuale crisi degli oppioidi”.
Lo studio sulle proprietà riparatrici delle fratture del CBD
La correlazione tra CBD e fratture ossee è al centro anche di un altro studio condotto nel 2015 e reso disponibile sul Journal of Bone and Mineral Research. Secondo questa precedente ricerca, infatti, la somministrazione del CBD avrebbe portato a una velocizzazione della guarigione, portando così a sviluppare un’ipotesi sulle proprietà riparatrici dei cannabinoidi.
Secondo lo studio intitolato “Cannabidiol, a major non-psychotropic cannabis constituent enhances fracture healing” e condotto dal Bone Laboratory della Hebrew University di Gerusalemme su topi con fratture femorali, infatti, grazie alle terapie a base di cannabidiolo si può assistere a un migliore recupero delle caratteristiche biomeccaniche delle ossa già dopo 8 settimane.
Seguita da altri studi, questa ricerca si è rivelata non solo importantissima in caso di terapie per pazienti con fratture, ma anche in casi di malattie degenerative e osteoporosi. Il CBD, infatti, contrasterebbe il GPR55, un recettore in grado di stimolare gli osteoclasti, tra le cellule responsabili del riassorbimento osseo e, quindi, dell’osteoporosi.