Oggi, nella giornata mondiale della fibromialgia, condividiamo il comunicato di Clinn, che, sulla tematica fibromialgia e cannabis, ha commissionato un sondaggio ad SWG effettuato con i pazienti che fanno parte del CFU, il Comitato Fibromialgici Uniti.
- Il 35% dei pazienti con fibromialgia intervistati sta seguendo o ha seguito in passato una terapia a base di cannabis, ma riscontra difficoltà nell’approvvigionamento.
- Per il 56% dei pazienti CFU hanno assunto cannabis medicale e gli effetti sono stati positivi: per il dolore (59%), i disturbi del sonno (55%) e la rigidità muscolo scheletrica (46%).
- Oltre il 50% degli intervistati vorrebbe avere in futuro la possibilità di accedere a cure con cannabis terapeutica.
Una sindrome dolorosa, invalidante, con disturbi come stanchezza cronica disturbi cognitivi e alterazioni del sonno. Questi sono solo alcune delle condizioni associate alla fibromialgia. In Italia sono circa 2 milioni le persone, di cui l’80% donne, che quotidianamente affrontano questa condizione.
In occasione della Giornata Mondiale della Fibromialgia, Clinn - centro medico specializzato in cure con cannabis medicinale - ha realizzato grazie alla collaborazione con il Comitato Fibromialgici Uniti (CFU – Italia ODV) un sondaggio rivolto ad un panel di 419 pazienti. La ricerca condotta da SWG si è posta l’obiettivo di indagare l’opinione persone affette da fibromialgia sull’utilizzo della cannabis medicale.
“Siamo sempre molto contenti quando ci viene data un’occasione ulteriore per dare visibilità al vissuto e al percepito dei pazienti affetti da fibromialgia. Molti nostri associati confermano come le cure con cannabis terapeutica possano dare dei benefici e possono quindi rappresentare un’opportunità ulteriore all’interno di un percorso medico integrato. Purtroppo, in Italia è una patologia invisibile al servizio sanitario nazionale ed è nostra priorità far sì che la fibromialgia venga riconosciuta dal sistema sanitario nazionale”, commenta Barbara Suzzi, Presidente del comitato Fibromialgici Uniti.
Fibromialgia e cannabis: il sondaggio di SWG
Dai risultati emerge in maniera evidente quanto sia alta l’aspettativa dei pazienti CFU per l’utilizzo della cannabis terapeutica. Due i principali dati che sostanziano tale affermazione: oltre un terzo dei pazienti (35%) intervistati sta seguendo o ha seguito in passato una terapia a base di cannabis e oltre il 50% vorrebbe avere questa possibilità in futuro.
Effetti più che positivi per oltre la metà degli intervistati che hanno assunto cannabis terapeutica: lo dichiara il 56%, soprattutto in relazione al dolore (59%), ai disturbi del sonno (55%) e alla rigidità muscolo scheletrica (46%).
Oltre il 70% dei pazienti coinvolti, accetterebbe in maniera positiva se il medico di famiglia o un altro medico specialista proponesse loro un percorso con cannabis medicale. Speranza (62%) e fiducia (48%) verso le nuove opportunità di trattamento sono le principali reazioni associate alla possibilità di accedere a queste terapie.
L’elevata attesa e la fiducia dei pazienti CFU non vengono però ad oggi soddisfatte dalle reali possibilità, tanto che solo una minoranza di intervistati conosce personalmente centri medici specializzati in terapie con cannabis medicale (24%), mentre meno della metà degli intervistati conosce direttamente medici che prescrivono la cannabis terapeutica (43%). L’accesso alle terapie rimane quindi ancora difficoltoso, nonostante l’ampio consenso emerso dal sondaggio: solo a 4 intervistati su 10 è stata proposta una terapia a base di cannabis, prevalentemente dal medico specialista che li segue.
Tra coloro che hanno seguito terapie con cannabis medicale, il 30% ha avuto lievi effetti collaterali quali nausea, vertigini che si sono manifestati entro un mese dall’inizio della terapia che si sono risolti spontaneamente dopo la sospensione.
Diffusi infine i problemi di approvvigionamento riscontrati dai pazienti CFU, ben il 51% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto difficoltà al reperimento della cannabis terapeutica, una criticità che ha portato il 75% di chi ha riscontrato tali problemi alla decisione di sospendere temporaneamente la terapia.
In prospettiva futura, non solo emerge una ampia predisposizione verso cure con cannabinoidi, ma tra chi ne ha già fatto esperienza è alta anche la propensione a consigliarne l’utilizzo ad altri pazienti (lo dichiara il 76%). Infine, i problemi di approvvigionamento e di accesso, spingono gli intervistati ad augurarsi un allargamento della produzione e della diffusione di centri specializzati. Un pensiero condiviso da più dell’80% dei pazienti CFU.
La fibromialgia è una sindrome cronica e sistemica caratterizzata da numerosi sintomi per cui spesso la diagnosi è tardiva. Attualmente non esiste una vera e propria cura, ma solo un approccio e una terapia di contenimento e gestione del dolore e dei disturbi correlati e la cannabis medicale potrebbe essere una valida alleata per migliorare le condizioni di vita e di salute dei pazienti.
“La collaborazione con il Comitato Fibromialgici Uniti – Italia ci permette di continuare a lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà di accesso alle cure e di approvvigionamento di cannabis medicale che riscontriamo nel nostro lavoro. La testimonianza dei pazienti di CFU porta all’attenzione dell’opinione pubblica un problema reale che molto spesso impedisce loro di accedere ad un’opportunità in più di terapia”, sottolinea Maurizio Valliti, CEO di Clinn che continua “crediamo siano fondamentali le sinergie virtuose con tutte le parti coinvolte che affrontano quotidianamente molte difficoltà a discapito di un possibile miglioramento della qualità della vita dei pazienti”.
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