Proteste davanti alla prefettura di Brindisi e conferenza stampa alla Camera
Per la prima volta nella storia recente italiana, un provvedimento governativo contro la canapa è riuscito a unire tutti nelle proteste per cercare di evitarne l'approvazione: non solo le associazioni, gli imprenditori e le aziende di settore, ma anche le principali associazioni del mondo agricolo in generale - tutte concordi nel chiedere lo stop del provvedimento - fino a rappresentanti politici dei diversi partiti di opposizione come Più Europa, PD, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra.
Nella giornata di ieri infatti non solo si è tenuta una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati promossa da Federcanapa, Assocanapa, Canapa Sativa Italia, Kyoto Club, Greenpeace e altre e organizzata dall'onorevole Riccardo Magi, e che ha visto la partecipazione anche di associazioni nazionali del settore agricoltura, ma è stato anche un giorno di protesta.
Emendamento canapa: la protesta a Brindisi
La Cgil infatti, con lo slogan "non siamo illegali, siamo lavoro, ambiente, agricoltura, innovazione e ricerca", ha chiamato a raccolta imprenditori e commercianti da tutto il Salento, per un sit-in di protesta davanti alla prefettura di Brindisi. Il motivo, ribadito più volte, è che un provvedimento nato per cercare di stroncare il settore della cannabis light, rischierebbe di radere al suolo anche le altre filiere della canapa industriale, come quelle legate al florovivaismo, alla cosemtica e agli integratori. Il tutto mentre la FSA del Regno Unito ha autorizzato il CBD come composto alimentare, inserendolo nei Novel Food, anticipando la mossa della EFSA, che svolge le stesse funzioni in Europa, e che dovrebbe approvare l'uso del CBD negli alimenti a breve.
"L'articolo 18 del ddl sicurezza (l'emendamento canapa, ndr) è in evidente contrasto con la normativa europea. Viola il principio della libera circolazione delle merci, ignorando la giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell'Unione Europea e mancando di proporzionalità. Se approvato, costituirebbe non solo una violazione delle regole del mercato interno dell'Ue, ma anche un danno gravissimo per il settore agricolo e commerciale della canapa in Italia, con conseguenze economiche e legali devastanti. Questa misura rischia di esporre l'Italia a sanzioni da parte dell'Unione Europea e a una crescente marginalizzazione dal mercato unico", evidenzia Antonio Macchia, il segretario generale della Cgil di Brindisi.
La conferenza alla Camera
Lo stesso concetto che è stato espresso da più parti durante la conferenza che si è tenuta ieri alla Camera.
"Questo non è un attacco alla cannabis light, ma un attacco a tutte le filiere della canapa industriale, sia direttamente, perché la produzione del fiore ha a che fare con diverse attività industriali che riguardano anche la cosmesi, l’aromaterapia, l’erboristeria e gli integratori alimentari, sia indirettamente, perché lasciare agli agricoltori l’unica possibilità di commercializzare paglia e semi – non so come faranno a separare il fiore – non dà reddito sufficiente e non li rende competitivi rispetto agli altri coltivatori europei che potranno utilizzare la biomassa", ha sottolineato il presidente di Federcanapa Beppe Croce.
Gli fa eco il presidente di Copagri Tommaso Battista spiegando che: "L’intervento di stampo prettamente ideologico sulla canapa previsto nel cosiddetto ‘Ddl sicurezza’ rischia di tagliare irrimediabilmente le gambe a una filiera innovativa e in grande ascesa, che vale diverse centinaia di milioni di euro e che impiega circa 10mila lavoratori, con una fortissima incidenza di giovani imprenditori".
"Ancora una volta vogliamo lanciare un appello a deputati e senatori affinché venga respinto il provvedimento contenuto nel Disegno di legge Sicurezza e si cominci, finalmente, un confronto approfondito con gli operatori del settore, a partire dalla convocazione del Tavolo di filiera della canapa presso il Ministero dell’Agricoltura", ribadisce invece il presidente della CIA Cristiano Fini.
"Il ritiro dell’emendamento al ddl Sicurezza – è la posizione di Jacopo Paolini di Confagricoltura – è necessario per salvare l’annata agraria. Bisogna fare di tutto per salvaguardare quantomeno gli investimenti già avviati dalle tante imprese agricole italiane, che si sono impegnate nel comparto della canapa industriale".
"Noi abbiamo denunciato questo provvedimento all’Europa, perché non è stato notificato alle istituzioni europee, proprio per evitare il danno che verrebbe fatto alle aziende e agli imprenditori e ai lavoratori, oltre 30mila, che non possono essere abbandonati da un giorno all’altro", ricorda invece il presidente di Canapa Sativa Italia Mattia Cusani.
E infine l'avvocato Giacomo Bulleri - esperto di settore - sottolinea sia il cortocircuito giudiziario che si creerebbe, con processi agli agricoltori per produzioni di canapa con il THC sotto i limite di legge italiani ed europei, sia che l'ultima ratio sarebbe quella di "portare la questione all’attenzione della Corte Costituzionale o della Corte di Giustizia europea".