Le ricerche degli ultimi anni dimostrano minore incidenza di obesità e diabete fra i consumatori di cannabis e portano serie aspettative nello sviluppo di farmaci cannabinoidi contro le patologie del metabolismo. Il 30% degli americani soffre di obesità, con la previsione del 50% per il 2030. Spesso le conseguenze patologiche sono diabete, malattie cardiovascolari, ictus e alcuni tumori. 300mila decessi sono attribuiti ogni anno in USA alle conseguenze di un eccesso di massa corporea.
Murray Mittleman (nella foto), dell’unità di ricerca epidemiologica cardiovascolare del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, ha analizzato i dati di circa 5mila pazienti forniti dall’indagine National Health and Nutrition Examination Survey. La ricerca comprendeva soggetti fra i 20 e i 59 anni. I consumatori di cannabis sono stati selezionati fra chi ha offerto anche il proprio sangue per le analisi durante gli studi sul consumo di sostanze illecite effettuati su 11mila soggetti. I ricercatori guidati da Mittelman hanno incrociato dati raccolti fra il 2005 e il 2010 per analizzare le relazioni fra assunzione di cannabis e i valori di insulina, glicemia, pressione del sangue, colesterolo, massa corporea e circonferenza addominale. La ricerca è stata pubblicata sull’American Journal of Medicine e i risultati sono discussi anche nel commento pubblicato dall’American Journal of Epidemiology.
Il risultato di questo studio è stato ripreso da diverse testate mondiali per le sue dirette implicazioni cliniche. Il campione che faceva uso abituale di cannabis presentava un livello di insulina del 16% inferiore e maggiori livelli di colesterolo buono. Simili risultati, con minore evidenza, per chi aveva utilizzato ma interrotto l’uso di cannabis prima dell’indagine. Tutti gli indicatori di patologie del metabolismo o vascolari considerati nella ricerca sono risultati inferiori nei consumatori attuali o passati di cannabis. In questo gruppo risultava inoltre una minore prevalenza di pazienti affetti da diabete mellito. I ricercatori sono quindi convinti che esista una relazione diretta fra uso di cannabis e riduzione dei rischi di obesità e diabete.
Le informazioni fornite dal professor Mittelmann si trovano in apparente contraddizione con il documentato maggior consumo di calorie da parte dei consumatori di cannabis. I cannabinoidi agiscono sui recettori CB1 aumentando l’appetito nei pazienti con anoressia o altre patologie che colpiscono l’impulso della fame, ma contemporaneamente esercitano un’azione di bilanciamento energetico nei processi metabolici, come l’assimilazione dei carboidrati. L’attività di equilibrio omeostatico dei cannabinoidi era già stata ipotizzata, fra gli altri, da questo studio del 2005 di Vincenzo Di Marzo. Un altro studio evidenzia che il sistema endocannabinoide regola l’assunzione di nutrienti anche negli organismi viventi più semplici, mentre negli uomini interviene su leptina e grelina, gli ormoni legati al senso di fame o sazietà. In laboratorio i risultati di diverse ricerche su topi obesi provano infine che le cellule del pancreas risultano maggiormente protette dai danni dell’obesità a seguito della somministrazione di THC e CBD.
La ricerca di Mittelmann è citata anche dal professor Joseph Alpert della University of Arizona e direttore dell’American Journal of Medicine. Alpert ha sottolineato come sia necessario cominciare nuove ricerche cliniche sugli effetti di THC e CBD in patologie come diabete e cancro. La terapia per il diabete appare infatti molto promettente per la cannabis terapeutica: è in fase pre-clinica GW Pharmaceuticals con i suoi farmaci cannabinoidi e la società biotecnologica inglese ha avviato una collaborazione con il Clore Laboratory guidato dal professor Mike Cawthorne dell’università di Buckingham per lo studio di cannabinoidi e altri fitofarmaci contro diabete e patologie del metabolismo. In questa pagina del sito GW Pharmaceuticals sono raccolti link a numerosi studi sugli effetti dei cannabinoidi nei disordini metabolici.
Questi risultati non significano che l’uso di cannabis porti a una riduzione del peso e quindi non deve essere considerata come una dieta. Nell’alimentazione quotidiana può invece entrare l’olio di semi di canapa, che ha ottime proprietà nutritive e che contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi.
Stefano Mariani