In questo articolo pubblicato su Dolce Vita abbiamo visto come Scott Blakey (noto ai più come Shantibaba), uno dei massimi esperti mondiali in tema di selezione genetica della cannabis, sottolinei l’importanza della profilazione dei cannabinoidi per ciascuna varietà ed eventualmente per ogni singolo fenotipo utilizzato in campo medico. Mentre in Italia i pazienti incontrano ancora enormi difficoltà nell’ottenere i farmaci a base di cannabis riconosciuti dal Ministero, in altre nazioni i malati possono contare su laboratori di analisi indipendenti in grado di certificare le proporzioni fra cannabinoidi e il contenuto di altri principi attivi, come i terpeni.
Dispositivi di analisi finora utilizzati solo da pochi centri di ricerca sono in forte diffusione nell’industria della cannabis e oltre ai principi attivi permettono di rilevare microbi, muffe e sostanze contaminanti all’interno dell’infiorescenza. Come sappiamo, invece, in Italia l'accesso per i pazienti a medicinali a base di cannabis e derivati “medical grade” è molto complesso. Basti pensare che secondo l'Associazione Luca Coscioninel 2013 solo 63 pazienti hanno avuto accesso a questo tipo di cure. Ma se qualcuno cercasse hashish o marijuana di bassa qualità, contaminata e potenzialmente dannosa, la troverebbe facilmente nelle piazze della propria città.
Qualità, igiene e princìpi attivi certi per la cannabis medica sono oggi la priorità di pazienti, istituzioni attente ai diritti civili e operatori di mercato. Vediamo quindi chi sono questi laboratori e centri di ricerca, a volte ancora in fase di start-up. Ad esempio Bud Basics, che offre metodi di auditing derivati da altre industrie e applicati ai processi di cGarcía-de-Palau1-274x300.jpgoltivazione, estrazione e lavorazione della cannabis, rilasciando anche le certificazioni ISO e HACCP. Trascurando per il momento le possibili applicazioni anche all’industria della cannabis ricreativa, la certificazione di laboratorio è un passo fondamentale per l’emersione dal nero di coltivatori, distributori e “caregiver” e per la loro conseguente libera competizione con le case farmaceutiche già in grado di garantire standard qualitativi e quantitativi riconoscibili e costanti nel tempo.
Proseguendo, i laboratori di CannLabs verificano sui campioni di cannabis e derivati la presenza di solventi residui, batteri, pesticidi e metalli pesanti. In questo immenso territorio poco esplorato, la figura del laboratorio specializzato nella cannabis può assumere responsabilità di ricerca a fianco di università e società biotecnologiche, e acquisire magari capacità di orientamento nelle scelte dei coltivatori. L’esperienza di analisi su migliaia di campioni e soprattutto un management di reale estrazione scientifica permette oggi a Steep Hill Labs di esplorare le potenzialità mediche della cannabis nei propri laboratori ma anche di installare sistemi di analisi istantanea sugli impianti di produzione e lavorazione. Attività simile a quella di SC Laboratories, che offre anche servizi di consulenza su tecniche di coltivazione, processi per utilizzi medici e alimentari, selezione genetica e identificazione delle varietà ad alto tenore di CBD.
Nuovi laboratori e centri di analisi locali o di grandi dimensioni sono nati negli ultimi dieci anni parallelamente al processo di legalizzazione in atto. I pazienti possono così beneficiare delle garanzie di purezza e principi attivi certificati finora offribili solo dalle case farmaceutiche, avendo però a disposizione la scelta fra un maggior numero di genetiche lievemente o sensibilmente differenti negli effetti medicinali. Questo però succede negli Stati Uniti. Nei prossimi articoli vedremo più nel dettaglio i test biochimici a cui può essere sottoposta la cannabis per certificare standard di contenuto e sicurezza pari a quelli dell’industria farmaceutica e alimentare.
Stefano Mariani