I consigli della veterinaria Elena Battaglia per un corretto approccio alle cure con cannabis e CBD per i pazienti animali, evitando il fai da te
Quando devo preparare un piano terapeutico per un paziente animale sia che sia per un consulto telefonico sia che sia in seguito a una visita in presenza la prima cosa da fare è cercare di sapere il più possibile sull’amico peloso.
Pazienti animali: storia, farmaci e patologie pregresse
È fondamentale quindi avere informazioni dettagliate su eventuali patologie pregresse e terapie seguite anche se non direttamente inerenti al problema attuale.
Io preferisco sempre avere a disposizione i referti prima del consulto, in questa maniera quando si fa il consulto o la visita vera e propria sono già a conoscenza di una parte della storia dell’ animale. Dico “una parte" perché è sempre fondamentale poi l’approccio con il proprietario. Molte volte attraverso domande mirate e facendo fare un resoconto dettagliato al proprietario vengono fuori informazioni che anche loro si erano dimenticati di scrivere quando mi hanno contattato.
I referti e la storia clinica, inoltre, sono fondamentali per capire se effettivamente quel paziente necessita di una terapia con cannabinoidi o se comunque una terapia del genere potrebbe essere utile per quella patologia. In caso affermativo, si procede con il consulto/visita, in caso contrario ovviamente no.
Consulto telefonico
Per chi desidera poi un consulto telefonico e non vuole venire direttamente in studio è fondamentale avere una diagnosi e relativi referti. A volte questi mancano, purtroppo, a seconda del problema la terapia è diversa. Dare una terapia anche solo con cbd senza una diagnosi è sbagliato oltre che controproducente. In pratica si fa un piano terapeutico “alla cieca” che non serve a nulla. Come fai a sapere se è la dose che non funziona o se in realtà per quel problema i cannabinoidi non funzionano se non si sa da quale patologia è affetto l'animale?. Alcuni diranno: un pò aiutano. Certamente, a livello generale i cannabinoidi agiscono a livello del Sistema Endocannabinoide per ripristinare l’ omeostasi ma questo non significa che risolveranno il problema. Bisogna essere molto chiari su questo argomento altrimenti poi c’è chi pensa che i cannabinoidi non funzionino.
Cannabis e animali: evitare il fai da te
Altra problematica rimane sempre il fai da te. Se uno è in terapia con un veterinario che lo segue dovrebbe seguire le sue indicazioni e riferire eventuali problemi in modo che questo possa modificare la terapia in atto. Decidere di togliere/sospendere la terapia è sbagliato.
Da considerare anche l’eventuale aggiunta di altri farmaci da parte di colleghi. Ricordiamo che non tutti hanno una vasta conoscenza della terapia con i cannabinoidi e quindi prima di introdurre un farmaco è meglio verificare che non ci siano interazioni con i cannabinoidi che l’animale sta assumendo al momento.
Finalmente, quando è stato valutato tutto, peso dell’ animale, patologia per la quale si chiede la terapia, altre patologie in atto e terapie assunte dall’animale, si può procedere a prescrivere un piano terapeutico che sarà o a base di CBD o a base di cannabis terapeutica, oppure un piano terapeutico che comprenda entrambi come nel caso dei pazienti oncologici.
Il piano sarà rigorosamente personalizzato, così come l’eventuale ricetta per la cannabis.
Come si decide cosa usare e come aumentare?
In base alla patologia si decide se sarà utile un CBD o se invece bisogna ricorrere alla cannabis terapeutica. La varietà di cannabis o le varietà di cannabis saranno scelte in base al problema principale e ad eventuali altre problematiche che ha l’ animale. Ad esempio in un cane con artrosi ed ansia si può decidere non solo di dare Bedica ma anche di aggiungere il linalolo per rilassarlo.
Come si valutano gli eventuali aumenti?
I primi giorni sono di rodaggio e permettono all’animale di abituarsi ai cannabinoidi. Dopo un paio di settimane ci si aggiorna per valutare l’effetto sull’ animale e se necessario aumentare il numero di gocce. Nel caso degli oncologici si aumenta sempre fino ad arrivare alla dose massima per permettere di avere un’azione anti tumorale.
Di solito una volta trovata la “dose” che funziona si continua con quella. Se col passare del tempo questa non dovesse essere sufficiente o l’animale dovesse incorrere in altre problematiche è opportuno rivedere la terapia anche in considerazione degli altri farmaci che potrebbe dover prendere. È opportuno anche ricordare che le varietà scelte per il piano terapeutico possono essere cambiate strada facendo, così come il piano terapeutico stesso per permettere di ottenere risultati migliori. Ci sono pazienti che hanno dovuto cambiare varietà di cannabis dopo qualche anno e altri che hanno dovuti aggiungere il CBD mattina e sera insieme alla cannabis per avere un’effetto maggiore senza aumentare il THC e quindi rischiare di avere effetti psicotropi fastidiosi.
Altro punto fondamentale da considerare sono le tempistiche. I cannabinoidi hanno bisogno di tempo per iniziare a fare effetto e non si possono accelerare i tempi. Primo perché, nel caso del CBD, si potrebbe andare oltre la dose minima utile; secondo: nel caso della cannabis si rischia di far “sballare” l’animale e quindi metterlo in una situazione di disagio.
Chi pensa che prescrivere un piano terapeutico a base di canapa o cannabis sia cosa facile corre un grossissimo errore. Bisogna avere una conoscenza davvero approfondita di tutto ciò che è canapa/cannabis/cannabinoidi e bisogna avere esperienza diretta di come questi agiscono negli animali. Sconsiglio assolutamente di rivolgersi a chi non è un veterinario in quanto non in grado di valutare le varie interazioni tra farmaci e la fisiologia del paziente.