Il ruolo delle mamme nella normalizzazione della cannabis terapeutica acquista importanza. Si è costituita in Cile “Mamà Cultiva”, un’associazione di madri con figli affetti da forme epilettiche gravi e resistenti ai farmaci. Queste persone hanno sperimentato i benefici dell’olio concentrato di cannabis e sono oggi attive nell’informazione e nella conquista dei diritti di scelta della cura con cannabinoidi. Il loro sito web riporta decine di testimonianze in prima persona di famiglie e piccoli pazienti, oltre a notizie e aggiornamenti sugli sviluppi medici e legali. L’associazione Mamà Cultiva è coordinata da Fundación Daya, organizzazione medica per le terapie naturali, e lavora con la Sociedad Española de Investigación sobre Cannabinoides, della facoltà di medicina della Universidad Complutense di Madrid.
Fra gli aggiornamenti pubblicati sul blog di Mamà Culltiva e sul sito di Fundaciòn Daya si trova notizia di coltivazioni terapeutiche uscite dall’illegalità dove erano costrette le madri di Mama Cultiva. Come a La Florida, municipalità di Santiago del Cile che ha autorizzato Fundaciòn Daya alla coltivazione di oltre 400 piante destinate all’estrazione di olio concentrato. La produzione sarà destinata a 200 pazienti oncologici ed epilettici. Ne abbiamo parlato in questo articolo, mentre le testate internazionali come la BBC con un articolo in lingua spagnola e uno in inglese hanno titolato il Cile come pioniere della cannabis terapeutica in America Latina dando ampio resoconto di queste prime conquiste dei pazienti. Nello stesso tempo, però, la legge cilena ha soltanto decriminalizzato il possesso di cannabis, non la coltivazione. Il programma pilota di ricerca clinica che sarà avviato con i prodotti della coltivazione di La Florida formerà la prima base di dati clinici certificati in Cile sulle terapie con cannabinoidi. (Qui sotto la videointervista della CNN alla fondatrice di Mama Cultiva).
Già da alcuni anni negli Stati Uniti, Moms for Marijuana è la più importante rete di informazione internazionale sulla cannabis vista con l’occhio delle mamme. L’obiettivo è favorire la consapevolezza su effetti e usi dei cannabinoidi, stimolare il dibattito e lo scambio di esperienze terapeutiche. Nel sito di Moms for marijuana si trovano informazioni e testimonianze sulle condizioni mediche trattate con cannabis dalle mamme o dai loro bambini, e sulle eventuali conseguenze legali che purtroppo aggiungono ulteriore danno morale ed economico alla spesso già grave condizione medica.
Differente è la rivendicazione delle Marijuana Moms of Beverly Hills, che vogliono abbattere i residui pregiudizi secondo i quali un consumatore di cannabis non sarebbe un buon genitore. Nella più ricca California di Beverly Hills molte mamme hanno sostituito la cannabis ai tradizionali farmaci antidolorifici, antidepressivi, sedativi o altri. Questi genitori possiedono l’autorizzazione per la cannabis medica dello stato della California e ora richiamano l’attenzione sul fatto che il loro uso personale non ha nessun impatto negativo sul ruolo di madri e sulla crescita o l’educazione dei figli. In testa all’organizzazione si trova Cheryl Schuman, che ha superato da alcuni anni un tumore alle ovaie esteso a colon e vescica. Cheryl ha rifiutato i farmaci contro il dolore e ha cominciato un trattamento con olio di cannabis. Appena superata la malattia ha fondato il Beverly Hills Cannabis Club e oggi guida una società di marketing con il proprio nome e dedicata all’industria della cannabis. Ne abbiamo parlato in questo articolo su Dolce Vita dedicato alle donne nell’industria della cannabis statunitense.
Un altro sito di informazione statunitense dove si trova la cannabis dalla parte delle donne è MJ Moms. Si legge della nuova varietà lanciata dalla magrissima attrice Bethenny Frankel, che non causerebbe effetti di stimolazione dell’appetito, favorendo quindi il mantenimento del peso corporeo ideale. Ma anche di gravi soprusi legali, come le 130 donne incinte incarcerateper utilizzo di cannabis o per test positivi sul neonato.
Nei paesi dove la cannabis terapeutica è già in corso di normalizzazione, molte donne e mamme hanno preso posizioni nette contro i pregiudizi, sia sull’utilizzo terapeutico come madri di minori, sia nel caso di assunzione come farmaco pediatrico, sia ancora nel dialogo con i figli nell’età dello sviluppo dove è sconsigliato l’utilizzo se non in casi di particolari patologie. Si gioca quindi, a partire dai paesi dove la legalizzazione è già in atto, un nuovo ruolo di madri e padri a fianco della comunità medica e scientifica nella legittimazione dell’utilizzo terapeutico.
Stefano Mariani