I pazienti cannabis e i consumatori più in generale dovrebbero parlarne con l'anestesista
I pazienti che usano cannabis per la propria patologia e i consumatori regolari piùin generale, potrebbero avere bisogno di una dose maggiore di anestesia per rimanere sedati durante interventi e chirurgici e procedure mediche.
E' un effetto collaterale poco noto ma estremamente importante e il consiglio degli esperti, in vista di un'operazione, è quello di superare le resistenze e parlarne chiaramente con l'anestesista prima dell'intervento.
Staci Gruber, direttrice del programma Marijuana Investigations for Neuroscientific Discovery (MIND) presso il McLean Hospital di Belmont, Massachusetts, e coautrice di uno studio recentemente pubblicato sulle interazioni tra cannabis e altri farmaci, ha infatti affermato in un'intervista al Wall Street Journal che "è estremamente importante rivelare l'uso della cannabis cannabis al tuo anestesista".
Gli ospedali già chiedono informazioni sul consumo di alcol, che influisce sui requisiti di anestesia, ma molte persone non menzionano direttamente l’uso di cannabis. In effetti, molti operatori sanitari di solito non chiedono informazioni su questo utilizzo. A livello scientifico l’impatto dell’anestesia sui consumatori e pazienti cannabis è ancora non chiaro.
La testata mericana riporta che a gennaio l’American Society of Regional Anesthesia and Pain Medicine ha pubblicato delle linee guida che raccomandano che tutti i pazienti sottoposti ad anestesia vengano sottoposti a screening e vengano interrogati sul loro uso di cannabis, compresa la frequenza di utilizzo, il metodo di consumo e l’ultima volta che l’hanno fatto. Tuttavia, i ricercatori stanno ancora imparando come la cannabis influisce sull’anestesia, quindi le linee guida non specificano la quantità aggiuntiva di anestesia di cui hanno bisogno gli utenti di anestesia.
Secondo uno studio pubblicato su PLOS ONE nel 2021, l'uso di cannabis è stato associato a un aumento della dose di Propofol necessaria per sedare i pazienti per un'endoscopia, con gli utenti giornalieri che richiedono una dose più elevata rispetto agli utenti settimanali o mensili.
Anche un altro studio, retrospettivo, pubblicato nel 2020 sul Journal of Clinical Anesthesia, sottolinea che i regolari consumatori di cannabis avrebbero necessitato di dosi maggiori del sedativo Sevoflurane.
La cannabis viene processata da un sistema enzimatico nel fegato e può interferire con la sedazione perché anche altri farmaci, compresi gli anestetici, vengono processati nel fegato. Anche il modo in cui viene consumata la cannabis fa la differenza, con un impatto più duraturo se ingerita attraverso una sostanza commestibile e processata dal fegato, rispetto a quando viene inalata.