Un venticinquenne di Roma è stato condannato ad un anno di carcere per la coltivazione di quattro piante di cannabis. I giudici hanno pronunciato la condanna nonostante il ragazzo abbia provato durante il dibattimento che la produzione di cannabis serviva per alleviare i dolori della madre gravemente malata.
A rendere ancor più grave la condanna il fatto che alla madre dell’imputato il medico avesse regolarmente prescritto l’utilizzo di cannabis, ma la paziente non riusciva comunque ad ottenerla attraverso i canali legali. Solo dopo aver cercato inutilmente di riuscire a trovare i derivati cannabinoidi in modo legale il figlio della donna ha deciso di autoprodurre in casa le piante.
A denunciare il caso è stato Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che denunciando “l’ingiustizia e la disumanità dell’attuale legge sulle droghe”, ha chiesto immediati interventi di modifica. “In totale buona fede il giovane ha palesato in rete i suoi disagi nell’approvvigionamento del farmaco – ha riferito Gonnella – ed ha messo a coltivazione poche piantine per curar la madre, in tutta risposta è stato condannato perché ritenuto spacciatore di professione”.
“Nonostante sia stata prodotta copiosa documentazione in ordine alle circostanze sopra descritte, a partire dalla prescrizione medica dei derivati cannabinoidi e dall’avvio della procedura di importazione, è giunta la condanna. Così all’ingiustizia di una donna che non può curarsi si aggiunge quella del figlio condannato“.
A rendere ancor più paradossale la condanna il fatto che, secondo quanto riferito da Gonnella, “nelle motivazioni della sentenza, seppur succintamente, si ammette che vi siano nobili motivi nella detenzione di marijuana autoprodotta per provvedere a procurare la sostanza stupefacente necessaria alla madre”.
Fonte: dolcevitaonline.it