Alla lenta normalizzazione della cannabis ha corrisposto una rapida crescita delle risorse economiche, umane e tecnologiche nei confronti del settore. Nei Paesi con legislazioni coerenti con le potenzialità mediche ed economiche della cannabis si rendono oggi disponibili grandi quantità di dati su genetiche, metodi di coltivazione, di lavorazione e assunzione. Questi dati permettono di cominciare studi per terapie dove profili di cannabinoidi e loro bilanciamento sono definiti con precisione in base alla risposta soggettiva di ogni singolo paziente alla cura.
La genomica sta rilevando i marcatori genetici delle diverse varietà di cannabis anche per sviluppare nuove varietà e tecniche di coltivazione industriale. Gli impianti sono spinti verso una forte automazione che permette un controllo a distanza delle colture. Le fattorie multistrato idroponiche hanno permesso di ridurre quasi a zero le operazioni manuali ottenendo produzioni costanti, di alta qualità e prive di contaminazioni. I sensori connessi in rete inviano flussi di dati sulle condizioni ambientali delle coltivazioni e attivano i dispositivi di regolazione. Il risultato è l’uniformità dei raccolti in base ai fabbisogni di cannabinoidi bilanciati per ogni gruppo di patologie o necessità commerciali. Gli stessi impianti possono ospitare piante tropicali ed equatoriali per studiarne scientificamente genetiche e potenzialità terapeutiche.
L’inserimento di targhette RFID nei fusti delle piante permette di tracciare l’intero percorso del prodotto e alimenta un database su produzione e consumi. Analoghi tag a radiofrequenza funzionano per i derivati, estratti e infiorescenze. L’intero ciclo di vita della cannabis può essere misurato, regolato e modificato, dal seme al paziente. I nuovi applicativi software verticali per questa industria sono in grado di imparare automaticamente dai dati di coltivazione, lavorazione e utilizzo, ottenendo ciclo dopo ciclo prodotti sempre più mirati e convenienti nel prezzo e nella disponibilità.
Con i Big Data, piattaforme di analisi di grandi quantità di dati, la ricerca clinica sta cominciando a valutare informazioni strutturate sui risultati della cannabis nelle diverse patologie, sulle modalità di somministrazione e sui metodi di valutazione degli effetti. Queste informazioni verranno aggregate in studi che permetteranno ai medici di prescrivere terapie più orientate alle specifiche condizioni. A questi dati collettivi si aggiungeranno le analisi biometriche personali effettuate quotidianamente dallo stesso paziente e inviate anch’esse in rete. Le analisi diventano invisibili e pervasive. I nuovi sensori biometrici palmari possono persino effettuare un elettroencefalogramma, inviando in tempo reale agli specialisti la risposta neuronale del paziente dopo la somministrazione di cannabinoidi o altri farmaci. Altre informazioni nel grande database e un elemento in più per l’identificazione di profili, dosaggi e metodi di somministrazione più efficaci. Dopo l’analisi dei grandi dati è però necessario garantire al paziente la libertà di scegliere autonomamente le modalità di assunzione e approvvigionamento.
Stefano Mariani