I pazienti cannabis diffidano il Governo e chiedono l'immediata convocazione del tavolo tecnico
Un diffida inviata al ministero dell'Interno, a quello della Salute e a quello dei Trasporti per chiedere con urgenza la convocazione del tavolo tecnico per tentare di risolvare la questione dei pazienti che usano cannabis per le proprie patologie.
E la nuova mossa dei pazienti che, dopo aver scritto alle istituzioni e aver ricevuto generiche rassicurazioni che però non si sono tradotte in nulla di concreto, ora chiedono chiarezza per la propria situazione.
Nei giorni scorsi infatti, poco prima dell'entrata in vigore del nuovo Codice della strada, il ministero dei Trasporti aveva inviato un comunicato anticipando l'apertura di un tavolo tecnico interministeriale per risolvere la complessa situazione. La sola espressione "tavolo tecnico" ha scatenato le reazioni più disparate, visto che l'ultimo, messo a punto anni fa per cercare di risolvere le criticità da sempre presenti nel settore, dopo le riunioni iniziiali, non era stato più convocato nonostante le insistenze delle associazioni di pazienti e dei medici presenti.
La diffida è stata inviata dagli avvocati Miglio e Simonetti di Tutela legale stupefacenti, in rappresentanza delle associazioni di pazienti e di settore: Pazienti Cannabis Medica, Canapa Caffè, Associazione Tutela Pazienti Cannabis Medica APS ETS, Cannabis social club di Bolzano, Meglio Legale, Canapa Sativa Italia, Deep Green, Cannabis Medical Center, THC Milano The Hemp Club, Seminiamoprincipi, Cannabis medical center e Ornella Muti Hemp Club, CFU-Italia, Carlo Therapy, Cannabis Cura Sicilia, Tutela Pazienti Cannabis Medica, Associazione Pazienti Cannabis Medica Aps.
Sono mesi infatti che i pazienti di diverse associazioni hanno fatto appelli al governo e al mininstero dei Trasporti proprio perchè la nuova legge, così com'è scritta, non dà loro nessuna scelta: o smettono di guidare la propria automobile, o smettono di portare avanti i piani terapeutici stabiliti dai medici, una terza possbilità ad oggi non esiste, nonostante le parole di Salvini che intervistato sul tema ha detto che le forze dell'ordine avrebbero valutato caso per caso.
Un'eventualità non prevista dalla legge, e che è stata smentita a tretto giro di posta dal vicequestore della Polizia Alessandro Abruzzini, che al Messaggero ha infatti sottolineato che: "Attualmente non ci sono norme che consentano agli agenti di polizia di trattare diversamente chi assume stupefacenti per uso terapeutico, come la cannabis prescritta per la terapia del dolore. Un certificato medico, pur essendo rilevante, non garantisce un'esenzione immediata dalle conseguenze legali".
Ecco come stanno le cose: i pazienti non hanno nessuna tutela, nonostante per mesi e mesi abbiano fatto esplicite richieste perché era chiaro che si sarebbe arrivati a questa situazione.