Il Δ-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il componente più conosciuto della cannabis: fa parte della più ampia classe dei cannabinoidi e come abbiamo visto è stato isolato per la volta nel 1964 grazie al lavoro condotto dal dottor Raphael Mechoulam. Non solo, come è noto, è causa dell’euforia comunemente associata alla cannabis, è anche responsabile di molti degli effetti terapeutici della cannabis stessa.
Sebbene i recettori dei cannabinoidi si trovano in tutto il corpo umano, il THC agisce principalmente sui recettori presenti nel cervello ed è il motivo per cui il THC ha tali forti proprietà psicoattive. Insieme all’euforia, il THC è stato anche segnalato per indurre rilassamento, alterazione di immagini, suoni e sapori, affaticamento e aumento dell'appetito. Ricerche approfondite negli ultimi decenni spiegano che il THC possiede numerose proprietà medicinali che sono utili in una vasta gamma di disturbi, alcuni dei quali comprendono: il morbo di Alzheimer, l’aterosclerosi, il glaucoma, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, l’apnea del sonno, la sindrome di Tourette, il cancro (in varie forme) e molti altri. Il THC ha anche proprietà antiemetiche (anti-nausea) che lo rendono utile per il trattamento di AIDS e pazienti in chemioterapia.
Vari studi su animali hanno dimostrato di essere notevolmente atossico. Gli studi che coinvolgono piccoli animali come ratti hanno dimostrato che per causarne la morte deve essere somministrata un’enorme quantità di THC. Altri studi su animali più grandi non sono riusciti a provocare la morte, anche quando sono state somministrate dosi di THC fino a 3000mg/kg. Non un singolo caso di morte umana per overdose THC è mai stato documentato.
Gli studi che documentano gli effetti a lungo termine dell'assunzione di THC hanno avuto risultati diversi e incoerenti. Anche se molto dibattuti, alcuni studi sostengono che un impiego a lungo termine possa provocare effetti collaterali negativi come perdita di memoria a breve termine, diminuzione dei punteggi attitudinali mentali nei test, tassi più elevati di psicosi e schizofrenia. Ma il THC ha anche dimostrato di avere una serie di effetti positivi sulle cellule cerebrali. Considerando che la maggior parte delle droghe ricreative sono neurotossiche, il THC è considerato un "neuroprotettore" e significa che può proteggere le cellule cerebrali dai danni causati ad esempio da infiammazione e stress ossidativo. Gli scienziati hanno anche dimostrato che il THC può favorire la crescita di nuove cellule cerebrali attraverso un processo noto come neurogenesi. Questo effetto è stato scoperto nel 2005 dai ricercatori della University of Saskatchewan.
Redazione Cannabisterapeutica.info