Un team di scienziati dell’Università di Sydney ha scoperto tre cannabinoidi in grado di ridurre le convulsioni nei topi. Lo studio è nato per individuare e sviluppare un nuovo trattamento a base di cannabis in particolare per la sindrome di Dravet, una forma instabile di epilessia infantile. Ecco di cosa si tratta.
The Lambert Initiative e i cannabinoidi contro l’epilessia
La notizia arriva dal The Lambert Initiative for Cannabinoid Therapeutics, centro di ricerca dell’Università di Sydney e primo in Australia nel suo genere per lo studio dei cannabinoidi per uso terapeutico che da anni si focalizza su condizioni quali epilessia pediatrica, cancro, dolore cronico, obesità, disturbi neurologici e di salute mentale.
Dalla ricerca, pubblicata sul British Journal of Pharmacology, sono emerse nuove informazioni sulla relazione positiva tra gli estratti di cannabis e l'epilessia e, in particolare, sono emersi tre cannabinoidi acidi che hanno ridotto le convulsioni nei topi risultando così efficaci contro la sindrome di Dravet, una forma al momento non trattabile di epilessia infantile.
L’utilizzo della cannabis per la riduzione dei sintomi dell’epilessia non è una novità. Fin dall’inizio del Diciannovesimo secolo, infatti, la pianta e i suoi estratti vengono utilizzati nella medicina occidentale per trattare le convulsioni, ma la stigmatizzazione della materia prima ha spesso ostacolato la ricerca. Ora la scienza sta compiendo nuovi passi avanti — basti pensare che la cannabis ad alto livello di CBD viene già utilizzata per trattare l’epilessia farmacoresistente e che la comunità scientifica ha già approvato farmaci come l’Epidiolex, distribuito anche in Italia —, scoprendo nuovi componenti e nuovi possibili utilizzi e trattamenti, come dimostrano le ultime notizie dall’Australia.
In questo caso specifico, inoltre, la scelta di focalizzarsi sulla sindrome di Dravet, che presenta frequenti convulsioni e causa ritardi nello sviluppo cognitivo e motorio, non è stata casuale. The Lambert Initiative, infatti, è nata nel 2015 grazie a una donazione di 33.7 milioni di dollari all’Università di Sydney fatta da Barry e Joy Lambert per far progredire la ricerca scientifica sulla cannabis medicinale e le terapie con cannabinoidi contro le malattie croniche e l’epilessia, compresa quella pediatrica debilitante della quale soffre la loro nipote Katelyn. La donazione è la più grande mai fatta per la ricerca all'Università di Sydney e ha ben chiaro da sempre l’obiettivo finale: ottenere nuovi farmaci, innovativi ed efficaci, per alleviare la sofferenza di un numero sempre maggiore di persone.
I risultati della ricerca su CBGA, cannabinoidi e sindrome di Dravet
È in questo contesto che è nata la ricerca che ha portato all’individuazione dei tre cannabinoidi acidi in grado di ridurre le crisi epilettiche legate alla sindrome di Dravet.
“Il nostro programma di ricerca sta testando sistematicamente i vari componenti della cannabis e la possibile e correlata riduzione delle convulsioni in un modello murino di sindrome di Dravet”, ha spiegato Jonathon Arnold, professore della Lambert Initiative for Cannabinoid Therapeutics. “Abbiamo iniziato testando i composti individualmente e abbiamo trovato diversi costituenti della cannabis con effetti anticonvulsivanti, tra i più importanti i cannabinoidi acidi”.
I cannabinoidi acidi sono cannabinoidi che vengono bio-sintetizzati nella pianta e oggi, anche se in passato hanno ricevuto molta meno attenzione degli altri componenti dal punto di vista scientifico, vengono utilizzati in particolare negli estratti artigianali di cannabis usati per curare i bambini affetti da epilessia. Uno di questi cannabinoidi, in particolare, l'acido cannabigerolico (CBGA), è stato definito dal team la “madre di tutti i cannabinoidi”, in quanto molecola precursore della creazione di cannabinoidi più noti come il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC).
Dallo studio è emerso che il CBGA risulta più potente del CBD quando è necessario ridurre le convulsioni innescate da un evento febbrile ed è in grado di influire su molti bersagli farmacologici rilevanti per l’epilessia. L’attenzione dello studio ora si focalizzerà sulle dosi, sulle singole tipologie e gli specifici trattamenti, perché dalla ricerca è emerso anche che dosi elevate di CBGA potrebbero avere effetti contrari su altre tipologie di crisi.
“Abbiamo valutato i cannabinoidi uno per uno e ora stiamo esplorando cosa succede quando vengono utilizzati insieme. Rimane una reale possibilità che tutti questi cannabinoidi anticonvulsivanti, già efficaci individualmente, possano funzionare meglio se combinati", ha concluso il dottor Anderson.
Martina Sgorlon