La ricerca scientifica continua ad indagare le doti mediche e terapeutiche del CBD, che, tra le altre proprietà che possiede, è anche un efficace antinfiammatorio naturale.
In generale lo sviluppo e il mantenimento dell’infiammazione cronica sembra esserecausa di numerose malattieumane come arteriosclerosi, obesità, diabete, artrite, epatite cronica, disturbi ossei, fino a tumori, infarto e neurodegenerazione (compresa la malattia di Alzheimer, sclerosi multipla e infezioni croniche del sistema nervoso centrale come HIV – 1).
E questo è uno dei motivi per i quali la cannabis, in particolare quella ricca di CBD, può essere d'aiuto in molte di queste patologie come ad esempio la sclerosi multipla, i tumori o nelle patologie neurodegenerative.
"Il CBD è in grado di esercitare un efficace effetto antinfiammatorio e le applicazioni possono essere molteplici e riguardano gli stati infiammatori, in particolare quelli cronici che sono alla base di danni agli organi di vario genere e possono andare dall'aterosclerosi alle malattie autoimmuni e a tutte quelle forme di cronicità che possono portare danni permanenti ai tessuti". Lo spiega Marco Cosentino, professore di Farmacologia presso la Scuola di Medicina dell'Università Insubria di Varese, che ha realizzato uno studio sulle proprietà antinfiammatorie del CBD insieme alla professoressa Franca Marino, ad Alex Mabou Tagne, post doc presso la stessa università e altri ricercatori.
Il lavoro si inserisce nella linea di ricerca dell'Università che sta testando sostanze naturali per verificarne gli effetti sul sistema immunitario e sull'infiammazione per la terapia di varie patologie.
"Lo scopo è stato quello di verificare se il CBD e un estratto del fitocomplesso di cannabis con alto valore di questo cannabinoide, potessero influenzare l'effetto dei granulociti neutrofili, che sono le prime cellule del sistema immunitario che intervengono nella difesa dell'organismo, sia per le infezioni che per le infiammazioni", puntualizza la dottoressa Marino. Nello studio è stato evidenziato che l'estratto di cannabis e il CBD possono inibire la produzione di citochine, molecole infiammatorie.
E' uno studio che può essere un'ottima base per poter sviluppare nuovi farmaci, dopo la realizzazione di appositi studi clinici, oltre che chiarire i meccanismi alla base degli effetti della cannabis.
Ma oltre che nelle patologie altamente invalidanti di cui abbiamo parlato prima, il CBD potrebbe essere utile anche per disturbi meno invalidanti come ad esempio comuni stati infiammatori, associati a dolore.
Mentre il CBD e la cannabis più in generale, negli stati in cui è legale utilizzarla, sta sostituendo sempre di più i farmaci da prescrizione come oppiacei e antidepressivi, in futuro probabilmente potremmo usarlo anche al posto dei comuni farmaci antinfiammatori come l'Aspirina (acido acetilsalicilico, derivato dalla pianta del salice) o di sostanze come nimesulide (Aulin) e ibuprofene.