Nei giorni scorsi abbiamo scritto che il settore e i pazienti potevano tirare un sospiro di sollievo, ma solo per il momento. Non voleva essere una gufata, ma una presa di coscienza che comunque qualcosa dovrà succedere. Perché il decreto sulle preparazioni a base di CBD non è stato né cancellato, né ritirato: è stato semplicemente sospeso.
E un decreto non può rimanere sospeso per tempi lunghi, anche perché nel frattempo l’Epidiolex dovrà essere commercializzato come un farmaco, e quindi si dovranno prendere delle decisioni che inevitabilmente avranno una ricaduta sui mercati degli oli e della cannabis light.
Questo significa che il CBD sarà monopolizzato da Case farmaceutiche e la light dai tabaccai? Non per forza.
Innanzitutto c'è da sottolineare una contraddizione che è passata sotto silenzio: nel decreto del 28 ottobre, viene scritto che la sospensione è stata fatta in attesa dei pareri dell'Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità. Ma i due organismi avevano già rilasciato i loro pareri (a maggio e agosto 2020), che erano entrambi favorevoli all'inserimento del CBD tra gli stupefacenti. Ora, ci chiediamo, che senso ha sospendere un decreto in attesa di avere i pareri di due istituti che si erano già espressi? Perché il loro giudizio, nello spazio di pochi mesi, dovrebbe essere cambiato?
CBD, decreto sospeso, ecco i possibili scenari:
1. La creazione di un tavolo ministeriale o inter-ministeriale con attori e produttori di CBD e cannabis light per trovare una quadra, come era stato annunciato dal ministero della Salute. La quadra, come molti esperti dicono da anni, potrebbe essere molto semplice: indicare delle percentuali per le quali al di sotto l’olio è considerato integratore e sopra farmaco (indicativamente il 10%). Normare l'uso umano di cannabis light e dare una percentuale massima di CBD in campo che la canapa può raggiungere.
2. Il Ministero potrebbe semplicemente prendere atto che il CBD è un principio farmacologico (visto che è presente in almeno due farmaci registrati in Europa) e decidere di commercializzare l’Epidiolex senza dichiarare il CBD stupefacente, come è successo in Germania e Francia. A quel punto si dovrà decidere di consenguenza come inquadrare gli altri oli e la light. A questo proposito facciamo notare che da diversi in anni in Italia è commercializzato il Sativex, farmaco registrato in Europa che contiene anche CBD: nonostante questo, in questi anni, nessuno si era sognato di inserire il CBD tra gli stupefacenti, perché l'attività farmacologica è una cosa, quella stupefacente o psicotropa un'altra.
3. Il ministero potrebbe confermare la propria decisione di inserire i preparati al CBD nel testo unico sugli stupefacenti e agire di conseguenza. A questo punto la probabilità è che gli altri oli ad oggi in commercio sarebbero ritenuti illegali. Resterebbe un punto interrogativo sulla cannabis light. Non bisogna dimenticare che l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha emanato il divieto di vendere infiorescenze, oli e prodotti derivati dalla canapa sativa per esercizi di vicinato, farmacie e parafarmacie: chi non autocertifica l'assenza di questi prodotti, non potrà più ottenere il rilascio delle necessarie autorizzazioni e di eventuali rinnovi. Ma siccome i tabaccai spingono da tempo per accaparrarsi, almeno in parte, il mercato della cannabis light, una possibilità concreta è che questa venga normata dal monopolio di stato e venduta alla stregua del tabacco. Se così fosse sarebbe tagliata fuori la filiera così come la conosciamo oggi, dagli agricoltori agli shop che la rivendono. A gennaio 2020 era stato già fatto loro il regalo di poter vendere in esclusiva filtri e cartine, che oggi possono essere acquistati solo dai tabaccai.
Oltre a questo non bisogna dimenticare che:
- La Commissione europea aveva stabilito che i prodotti contenenti CBD andassero iscritti nell'elenco dei Novel Food, ma le aziende che hanno fatto domanda, a settembre si sono sentite rispondere che la commissione stava valutando di considerarlo come uno stupefacente e il processo è stato bloccato. Cosa che invece non è avvenuta nel Regno Unito (ormai considerato fuori dall'Unione Europea), dove le domande possono essere inviate fino al 31 marzo.
- C’è una causa che pende alla Corte di giustizia europea perché la Francia ad oggi non permette l’importazione di oli al CBD e cannabis light e secondo gli esperti e gli avvocati francesi viene lesa la libera circolazione delle merci in Europa. La sentenza dovrebbe arrivare a novembre. Ma cosa accadrebbe se nel nostro paese i preparati al CBD fossero considerati stupefacenti? Che non potremmo più importare nemmeno quelli esteri, riconfigurando lo stesso problema sulla libera circolazione delle merci.
- Infine ci sono le raccomandazioni dell'OMS, che andrebbero ratificate a dicembre 2020. A gennaio 2020, in vista del voto sulle raccomandazioni che sarebbe dovuto avvenire a marzo 2020, ma è stato rimandato, la Commissione Europea aveva proposto il voto unificato. Sarebbe potuta essere una cosa positiva, visto che in questo modo ci sarebbe stata più probabilità che venissero approvate, ma il problema è che avrebbe voluto votare sìsolo a 3 punti su 6. E, indovinate un po', tra i 3 punti sui quali avrebbero chiesto ulteriori valutazioni, c'era proprio il fatto che i preparati contenenti prevalentemente CBD e non più dello 0,2% di THC non sosterebbero dovuti rientrare in nessuna tabella.
Mario Catania