Il CBD sta entrando nelle possibili prescrizioni analgesiche e sedative per diverse condizioni patologiche. In mancanza di dati scientifici storici su trattamenti con cannabidiolo, la somma delle esperienze dei medici che stanno valutando questa strada terapeutica è molto importante per comprenderne potenzialità e limiti. Il dottor Hans Leimgruber (nella foto a sinistra) assiste numerosi pazienti in Svizzera integrando le loro cure con cannabidiolo puro di origine vegetale. Gli abbiamo chiesto di riassumere i risultati di questi primi anni di utilizzo del CBD in ambito sperimentale.
Dottor Hans Leimgruber, quando e come ha cominciato a considerare i cannabinoidi come possibili rimedi?
Si parla di cannabinoidi come rimedio già una da decina di anni. Però fino a poco tempo fa erano pubblicate molte ricerche scientifiche mentre nessun prodotto affidabile risultava disponibile sul mercato.
In quali condizioni patologiche si può considerare l’assunzione di CBD?
Nella mia esperienza sto riscontrando ottimi risultati contro diversi generi di dolore, specialmente quelli di origine neuropatica, ma anche i dolori derivati da artrosi o abbinati a discopatie del rachide vertebrale, sia cervicale, sia lombare. Questo avviene in situazioni dove falliscono i trattamenti analgesici tradizionali. I risultati vengono riscontrati con la somministrazione di prodotti a base di CBD puro anche a dosaggi moderati di 10/20mg al giorno. Un altro campo di utilizzo sfrutta le proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antispasmodiche del principio attivo.
Ci sono applicazioni in ambito psicoterapeutico e psichiatrico?
Con le proprietà sedative del CBD sto verificando risultati promettenti nel contrasto al “craving”, lo stimolo compulsivo al continuo utilizzo di cannabis nei pazienti che ne assumono in quantità eccessive. Ho iniziato anche il trattamento di pazienti psicotici, ma non posso esprimermi sull’efficacia perché devo ancora calibrare il dosaggio più adeguato. Mi attendo risultati promettenti anche in questo ambito anche perché alcuni studi in Germania stanno evidenziando ottimi riscontri. Risultati promettenti si sono riscontrati anche per un ristretto numero di tumori solidi in stato avanzato.
Il dottor Leimgruber sottolinea quindi che i dosaggi del cannabidiolo devono essere individuati dal medico in base alle diverse condizioni e all’esperienza empirica con ogni singolo paziente. Per analgesia e craving la posologia attualmente sperimentata dal medico svizzero si trovano fra 20 e 25 milligrammi al giorno, mentre per psicosi e patologie oncologiche i risultati migliori sono stati riscontrati a partire da 50 milligrammi. Leimgruber sta utilizzando attualmente le formulazioni in polvere incapsulate della Purexis da assumere per via orale.
Grazie al lavoro di un numero sempre maggiore di medici e pazienti sta aumentando oggi la base di dati clinici sui trattamenti con CBD a disposizione della comunità scientifica. Resta però il problema di una insufficiente divulgazione e informazione, oltre al prezzo ancora elevato dei prodotti, come spiega il dottore: “A mio avviso l’informazione disponibile per i medici è ancora scarsa e ritengo ci sia molto da fare per la propagazione di indicazioni sull’uso dei cannabinoidi in medicina. Inoltre, anche se la disponibilità di prodotti sta crescendo, i prezzi restano ancora alti, principalmente a causa dell’elevato costo della materia prima”.