"Il fabbisogno italiano di cannabis terapeutica per l'anno in corso (insieme a San Marino e Città del Vaticano) previsto dall'INCB (International narcotics control board), ente che vigila sulle convenzioni internazionali sugli stupefacenti, era di 3 tonnellate, in aumento del 50% sull'anno precedente, oltre il doppio di quanto previsto nel 2018. Le stime però dicono che probabilmente a fine anno si farà fatica a raggiungere i 1.000 chili di cannabis dispensata effettivamente. Già a marzo 2021 erano 16 le regioni che riscontravano forti problemi di approvvigionamento, come documentato dagli stessi pazienti sul sito "monitorcannabis". I gruppi specializzati sono pieni di messaggi disperati di malati che non trovano la tipologia prevista dal piano terapeutico e rischiano di interrompere la terapia. Un problema irrisolto che persiste oramai dal 2017, nonostante gli impegni e le norme di legge". Lo mette nero su bianco il senatore del Gruppo misto Fabio Di Micco, in un'interrogazione parlamentare diretta al ministro della Salute Roberto Speranza che è stata firmata da diversi senatori, per portare all'attenzione del ministero preposto la problematica, mai risolta e che anzi continua a peggiorare negli anni, della carenza di cannabis per i pazienti.
Interrogazione parlamentare sulla carenza di cannabis
"Attualmente", sottolinea Micco, "l'approvvigionamento di cannabis medica nel nostro Paese avviene attraverso due canali principali: l'importazione dall'Olanda e la produzione presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare. In Italia a produrre la cannabis a scopo terapeutico è proprio lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, che però, secondo i dati ufficiali del Ministero della difesa, produce circa 60 chilogrammi all'anno (dato riferito al 2017). E già nel 2020, nonostante fosse stato stimato un quintale, invece si rilevava che tale quantitativo non fosse mai stato raggiunto". Poi l'interrogazione prosegue spiegando che: "Pur avendo avuto finanziamenti e autorizzazioni per arrivare a produrre fino a 500 chilogrammi all'anno, la produzione dello stabilimento di Firenze è 'al palo'. I dati ufficiali dal sito del Ministero della Salute sono sconfortanti: nel 2017 avrebbe prodotto e distribuito circa 60 chili, nel 2017 e 2018 in media circa 150. Ma nella quantità distribuita c'è anche la cannabis importata con il bando straordinario del 2019, vinto dalla società canadese "Aurora"; quindi l'effettiva produzione nazionale si fermerebbe a soli 60 chili nel 2018 e 140 nel 2019: nemmeno il 5% del fabbisogno teorico del 2021".
Il parlamentare nell'interrogazione sottolinea anche che: "la cannabis non è tutta uguale. Se ne manca un determinato tipo, i pazienti che ne hanno bisogno si ritrovano privi dei medicinali. Ciclicamente manca la materia prima, e quest'anno, per esempio, la penuria di approvvigionamento ha riguardato maggiormente la varietà Fm2 (prodotta dallo stabilimento farmaceutico militare di Firenze) o bediol (nome della medesima varietà importata dall'Olanda)" e infine ricorda che: "il decreto fiscale del 2017 apre già all'autorizzazione ad altri soggetti, pubblici o privati, a coltivare e produrre cannabis terapeutica. Ne gioverebbero i pazienti in primis, ma anche tutto il Paese che così potrebbe disporre di un prodotto di qualità a costi inferiori rispetto a quello importato". E' lo stesso decreto, inserito nella manovra di bilancio del 2017, che prevedeva che la prescrizione di cannabis sarebbe dovuta essere gratuita e a carico del sistema sanitario nazionale, provvedimento mai entrato in vigore.
Cosa viene chiesto al ministro della Salute
Intanto, mentre gli appelli per cercare soluzioni concrete si moltiplicano, il senatore chiede al ministro Speranza "se non si intenda rivedere i quantitativi massimi circolanti al di là di singoli interventi dei farmacisti e se si non intenda monitorare l'effettiva quantità prodotta nonché autorizzare un aumento, corrispondente al reale fabbisogno, della quantità di cannabis che può essere prodotta dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, considerato anche il costante aumento di pazienti cronici che hanno necessità di ricorrere alle cure non convenzionali" e poi "se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire per semplificare l'importazione di cannabinoidi per sopperire alle necessità di migliaia di malati, per promuovere la formazione e informazione degli operatori e, infine, per includere i cannabinoidi terapeutici nei livelli essenziali di assistenza al fine di renderli rimborsabili in modo uniforme in tutta Italia".
Redazione di Cannabisterapeutica.info