Ha deciso di coltivare cannabis per coadiuvare il trattamento del tumore che lo affligge e il giudice l'ha assolto. La cannabis infatti viene utilizzata in medicina per trattare i sintomi del cancro e gli effetti collaterali direi trattamenti tradizionali come radio e chemioterapia, ma in Italia non è legale coltivarla, eccetto per le genetiche di canapa industriale con bassi livelli di THC.
E' la storia di Andrea Mario Olianas, 39enne di Arzachena, che, a causa della carenza di cannabis nelle farmacie in cui reperiva la sostanza, e anche per il costo del piano terapeutico, ha scelto di autocoltivare la cannabis di cui aveva bisogno. E nei giorni scorsi Cristina Arban, giudice del Tribunale di Tempio, ha deciso per l'assoluzione a due anni dall'arresto.
"La marijuana è stata prescritta tra i medicinali della mia terapia. Io la coltivo senza nascondermi. Mi serve per curarmi e non la comprerò mai dagli spacciatori", aveva dichiarato il ragazzo, come riportato dall'Unione Sarda.
Sono almeno 4 anni che l'uomo coltiva la cannabis nel giardino di casa, senza nascondersi. "Siamo soddisfatti - ha sottolineato l'avvocato Maria Assunta Argiolas che lo difende - per noi è una importante vittoria. Anche se dobbiamo attendere le motivazioni per avere un quadro chiaro sulla portata della decisione".
La carenza di cannabis nelle farmacie italiane è uno dei maggiori problemi che affligge i pazienti, che spesso sono costretti a sospendere le cure, con effetti nefasti sulla propria salute, senza aver modo di reperire la sostanza.
Quello dell'autocoltivazione è un tema molto dibattuto. Secondo diversi medici è un'operazione che rischia di essere controproducente perché per l'uso medico ci sarebbe bisogno di cannabis standardizzata con un quantitativo preciso di principi attivi, e coltivata e distribuita seguendo le pratiche GMP, che assicurano al prodotto finale di essere privo di sostanze contaminanti, muffe e batteri.
Dall'altro lato la carenza di cannabis e l'alto costo delle terapie ha portato diverse associazioni, come LapianTiamo e Cannabis Cura Sicilia, a chiedere la possibilità che i pazienti possano coltivare le piante di cui hanno bisogno in autonomia.
In Canada è una prassi che è stata concessa dal governo anni fa per garantire il diritto di cura alle persone che non potevano permettere di acquistarla nei dispensari. E la stessa cosa avviene in diversi stati USA che hanno legalizzato la cannabis e permettono, con diverse regole che cambiano da stato a stato, la coltivazione di un numero preciso di piante. Di recente anche in Argentina un giudice ha dato la possibilità ad un gruppo di mamme che lottavano per la'ccesso a questo tipo di cure per i propri figli, di coltivare e produrre olio di cannabis insieme ai professionisti di un'università locale.
In Italia la problematica resta la carenza di cannabis. Nonostante il ministro della Salute Grillo abbia più volte aperto alla possibilità di produzione da parte di aziende private, non è stato fatto alcun passo concreto. Lo stabilimento di Firenze resta l'unico autorizzato, ma continua a produrre una quantità minima rispetto al fabbisogno, che viene coperto dalle importazioni dall'estero, L'ultima, straordinaria, è stata autorizzata poco fa.