Cannabis e animali: le nuove frontiere della terapia veterinaria

Cannabis e animali: le nuove frontiere della terapia veterinaria
A cura di
LINEA SEC

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Dall'antica tradizione italiana della coltivazione della canapa nasce un prodotto genuino per il benessere animale - website

Cannabis per gli animali: le nuove frontiere delle terapie veterinarie con la cannabis raccontate dalla dottoressa Elena Battaglia, prima veterinaria a portare questa terapia in Italia

Mentre da ogni parte la canapa e i suoi notevoli benefici vengono ostacolati a livello nazionale e mentre ancora ora la cannabis viene ostracizzata nel nostro paese sempre più professionisti cercano di conoscerla per poterla usare per curare.

Cannabis e animali al convengo per i veterinari 

Giusto un paio di settimane fa ho tenuto un convegno per l’Ordine dei veterinari di Savona sui progressi fatti con la terapia con i cannabinoidi in questi anni. Un analogo evento si era tenuto 6 anni fa e il pubblico era decisamente diverso. 

Sei anni fa gli scettici erano decisamente tanti e la frase ripetuta all’infinito era “tanto non ci sono gli studi”; frase senza basi allora come oggi (anche ora c’è qualche collega che osa “rifilare” questa frase ai clienti per tagliare corto il discorso quando gli viene chiesto se i cannabinoidi potrebbero essere utili). 

Un paio di settimane fa è stato bello vedere un deciso ricambio generazionale, tante facce nuove, tanti giovani interessati a conoscere un nuovo percorso della medicina veterinaria, percorso che, ricordiamolo ancora, le Università si dimenticano di “elaborare”.

CBD e cannabis

Di quella sera mi ha colpito il fatto che ci sono state poche domande ma molto precise. Ad un follow up dopo una decina di giorni dei presenti la valutazione comunque è stata che il CBD fosse un’interessante alternativa da considerare in abbinamento alle terapie “ordinarie”. Per quel che riguarda invece la terapia con la cannabis invece il pensiero comune è stato che bisogna studiare per imparare bene a utilizzarla.

Sono molto contenta di essere riuscita a veicolare questi due importanti concetti. Questo significa che avremo veterinari più preparati e meno “superficiali” nell’ intraprendere le terapie con i cannabinoidi negli animali. Purtroppo è all’ordine del giorno vedere colleghi che si improvvisano “esperti di terapia con la cannabis” senza nemmeno essere in grado di ricettare una formulazione “idonea” al paziente. Questo perché troppi ancora vedono il CBD come un integratore che in realtà non è. Per il suo modo di interagire con il sistema endocannbinoide ha il potenziale di un vero e proprio farmaco. Per quel che riguarda la cannabis, non viene ancora considerata la molteplicità delle sue azioni ed il fatto che è una pianta e ne esistono diverse varietà. Questo significa che il Bedica non è uguale al Bediol che non è uguale al Bedrocan (solo per citare alcune varietà attualmente utilizzate in terapia). La maggior parte dei neofiti si ferma alla considerazione di quanto THC è presente in una varietà rispetto ad un’altra e pensa “se c’è più THC funziona meglio”… Questo è un errore gravissimo perché significa:

  1. che non si sa nulla delle potenzialità della singola varietà ( e qua mi spiace dirlo ma ci sono “coltivatori occasionali” che ne sanno di più); 
  2. perché non si sfruttano le qualità mediche di quella varietà a nostro favore. 

Oltre THC e CBD

Quali sono le qualità che ci interessano? A parte il CBD e il THC ci interessano anche gli altri cannabinoidi oltre ai terpeni presenti che sono in effetti ciò che da il là all’effetto entourage. Per non parlare del fatto che spesso l’abbinamento di due varietà ci permette di avere due fitocomplessi che permettono uno spettro più ampio di terapia. 

Perché tanti veterinari non riescono a vedere la terapia con la cannabis come una fitoterapia? Perché sono troppo abituati a usare compresse, sciroppi con bugiardini lunghissimi dove c’è scritto tutto, perché non sono in grado di vedere il paziente a 360 gradi, perché non hanno mai fatto un giro a una fiera di cannabis o canapa. Mi direte: cosa ci può essere di “terapeutico” ad andare a vedere una fiera del genere? Primo si incontrano agricoltori che piantano canapa che ti possono parlare della pianta in sé, di come una stagione calda o fredda può fare la differenza anche come quantità di cannabinoidi presenti nella pianta. 

Secondo: uno si rende conto del fatto che al mondo ci sono centinaia di varietà di piante di cannabis a uso ricreativo e ognuna ha delle caratteristiche tutte sue per quel che riguarda i benefici. Purtroppo quelle che vengono vendute in farmacia a uso terapeutico sono poche ma le proprietà terapeutiche sono presenti in ogni pianta. 

Considerazioni finali? La terapia con i cannabinoidi deve essere trattata come una vera terapia e non come qualcosa di dato "alla spera in Dio" o come ultima spiaggia. Fortunatamente inizia a esserci una consapevolezza di questo tra i colleghi. Tra cinque anni, se riusciremo a formare colleghi veramente specializzati e a introdurre seriamente le basi della terapia con i cannabinoidi nelle università, avremo un pool di veterinari veramente qualificati.

 

24 marzo 2025
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