Il business della cannabis a livello terapeutico sta esplorando nuove frontiere per la somministrazione di cannabinoidi. Le aziende provano a superare la diffidenza dei pazienti dovuta da anni ed anni di proibizionismo, creando dei prodotti che contengono cannabinoidi ma che nella loro forma sono lontani dalla classica infiorescenza. L’assunzione tramite le cartine, affiancata dall’utilizzo sempre più diffuso dei vaporizzatori, è ancora il metodo più utilizzato dai pazienti. Ma in tutto il mondo sta prendendo sempre più piede l’utilizzo degli estratti. La somministrazione in gocce infatti è consigliata da diversi medici ed esperti per il fatto che si possa raggiungere un dosaggio preciso e ripetibile.
In principio è stato il Sativex a tentare questa strada. Parliamo di un farmaco prodotto dalla GW Pharmaceuticals contenente Thc e Cbd in rapporto 1:1, realizzato sotto forma di spray da assumere oralmente. Poi la stessa azienda ha creato l’Epidiolex, un farmaco a base di Cbd attualmente in fase di studio da assumere tramite gocce. La sperimentazione in forme di epilessia rara e farmaco-resistente realizzata in diversi studi clinici su bambini ed adolescenti, aveva probabilmente portato l’azienda ad immaginare una forma di dispensazione che potesse tranquillizzare i genitori ed i giovani pazienti, portando i ricercatori a somministrarlo negli studi come un normale sciroppo per bambini.
Nel gennaio 2016 l’azienda Foria Pleasure, che aveva già lanciato sul mercato un lubrificante alla cannabis, ha iniziato a distribuire il Foria Relief, una capsula vaginale a base di cannabis studiata per lenire i dolori mestruali durante il ciclo. Ha le dimensioni di un tampone e rilascia all’interno del corpo femminile 60 milligrammi di Thc e 10 di Cbd. Una scatola di 4 compresse viene venduta in America a circa 40 euro. Non si creda, tuttavia, che si tratti di una nuova scoperta. Secondo uno studio apparso nel Journal of Cannabis Therapeutics, infatti, l’utilizzo della cannabis nella cura dei dolori mestruali era già diffuso in Persia nel IX secolo ed anche nella medicina tradizionale cinese, come riportato da un testo medico del 1596, l’uso dei fiori di cannabis era previsto nella trattazione dei disordini mestruali.
Nel 2014 invece l’azienda Axim Biotechnologies, che sviluppa prodotti farmaceutici e cosmetici a base di cannabinoidi, aveva lanciato la prima versione della gomma da masticare con appunto i principi attivi della cannabis chiamata CanChew. Quest’anno l’azienda ha creato una nuova versione arricchita con Cbd: si chiama CanChew Plus e contiene solo una minima parte di Thc (11 parti per milione). «È difficile far rilasciare cannabinoidi da una gomma da masticare», ha sottolineato uno dei ricercatori del progetto spiegando che: «Questi composti sono difficili da lavorare e non sono solubili in acqua».
Un’altra frontiera è quella della somministrazione transdermica dei cannabinoidi. Nel 2000 l’azienda californiana General Hydroponics, aveva ottenuto la licenza dall’US Patent and Trademark Office per la realizzazione del primo prodotto di questo tipo, un cerotto contenete Thc. Nel 2007 un altro prodotto simile era stato sviluppato da una ricerca dell’Università del Missisipi da applicare all’interno della bocca, sopra la gengiva. Oggi un’altra azienda californiana, la Cannabis Science, ha sviluppato una serie di cerotti – contenenti anche Cbd – che attraverso il posizionamento sull’epidermide sono in grado di rilasciare dosaggi di cannabinoidi per la terapia del dolore.
Nel 2013 invece l’azienda Cannabis Biotech, controllata dalla Puget Technologies, aveva annunciato uno studio per creare un prodotto che dispensasse i cannabinoidi attraverso la mucosa nasale. L’assorbimento di medicine tramite il naso è un fatto abbastanza assodato se pensiamo a spruzzini vari che si possono utilizzare contro raffreddore e influenza, motivo per cui l’azienda crede che il prodotto abbia un ottimo potenziale. Altro settore è quello di supposte e oli rettali: un metodo di somministrazione efficace per molti principi attivi. L’assunzione per via rettale della cannabis, già conosciuta nelle pratiche antiche, sta trovando nuovi consensi nella comunità medica e sono oggi disponibili estrazioni fluide o solide adatte allo scopo.
Altra frontiera è quella della creazione di un collirio a base di cannabinoidi, soprattutto per il trattamento del glaucoma. Si tratta di un prodotto che oggi può essere preparato anche dalle farmacie galeniche italiane che dispensano cannabis. L’aumento della pressione intraoculare è il maggior fattore di rischio per l’insorgere del glaucoma e la cannabis si è mostrata molto efficace nel ridurre la pressione intraoculare al fine di prevenire il danno che può portare alla cecità. Secondo il dottor Marco Ternelli, titolare di una farmacia galenica ed attento osservatore del mondo della cannabis in medicina, «La più grossa difficoltà riscontrata finora nell’utilizzo della Cannabis per il trattamento del glaucoma risiede nel fatto che, per mantenere un effetto terapeutico consistente, il paziente dovrebbe effettuare frequenti somministrazioni nel corso della giornata. Un problema che può essere superato grazie alla creazione del collirio da parte del farmacista».
Mario Catania - articolo pubblicato su Dolce Vita n°70, maggio/giugno 2017