La cannabis è una medicina efficace nel trattamento e come coadiuvante in moltissime patologie. Gli oltre 100 cannabinoidi ad oggi identificati, insieme alle centinaia di sostanze che contiene come terpeni e flavonoidi, contribuiscono ai molteplici effetti terapeutici che la scienza sta oggi esaminando con una moltitudine di studi scientifici. Inoltre la scoperta del funzionamento del sistema endocannabinoide apre scenari e modalità di intervento che la medicina non aveva considerato e che sta iniziando a studiare in modo approfondito. Perché dagli studi scientifici continuano arrivare spunti ed indicazioni per l'applicazione dei suoi derivati in molte patologie umane, senza dimenticare che i professionisti del settore la considerano una sostanza sicura e praticamente priva di effetti collaterali, soprattutto se paragonata ai farmaci attualmente in uso. Qui sotto 5 scoperte rivoluzionarie relative ai suoi benefici.
1. Le potenzialità anti-cancro dei cannabinoidi
In ambito scientifico sono stati realizzati diversi studi, in vitro e su cavie animali, sulle potenzialità anti-tumorali di diversi cannabinoidi. Per quello che riguarda invece gli studi clinici, e quindi eseguiti su pazienti, un primo studio pilota è stato effettuato nel 2006 sotto la guida del dottor Manuel Guzman nel quale nove pazienti terminali con glioblastoma multiforme sono stati trattati con iniezioni intracraniche e intratumorali di una soluzione contente THC al 96,5% più altri isomeri. Come ci ha raccontato il dottor Luigi Romano, “i risultati sono stati strabilianti: miglioramento di tutti i sintomi clinici quali disfasia, ipertensione craniale, emiparesi, cefalea e allucinazioni, deficit motori migliorati. Aspettativa di vita: la media dopo l’operazione è stata di 24 settimane, 2 dei pazienti sopravvissero per circa 1 anno, solo 1 paziente sembra non aver risposto al THC almeno sotto il profilo dell’aspettativa di vita. Fantascienza? No realtà, realtà che si può implementare solo con la ricerca”.
Sono in corso altri due studi clinici condotti dalla GW Pharmaceuticals sul Sativex, il farmaco prodotto dall’azienda a base di THC e CBD in rapporto 1:1, come trattamento aggiuntivo all’agente chemioterapico chiamato temozolomide, perché la ricerca pre-clinica dell’azienda suggerisce che i cannabinoidi possano migliorare la capacità anti-cancro di questo agente.
Mentre in Israele, probabilmente lo Stato al mondo in cui la ricerca sui cannabinoidi in medicina è più avanti in assoluto, è in corso il primo studio clinico, eseguito quindi su pazienti, per indagare il CBD (Cannabidiolo) come unico trattamento nei tumori solidi.
Diversi cannabinoidi agiscono inibendo la progressione tumorale a vari livelli: per apoptosi (forma di morte cellulare programmata), arresto del ciclo cellulare o autofagia, processo che ha il ruolo di liberare la cellula dalle proteine intracellulari mal impiegate o troppo vecchie, superflue o danneggiate, e dai microrganismi invasori, dando risposta per fornire nutrienti ed energia dopo l’esposizione a stress e sollecitazioni, oltre all'inibizione dell’angiogenesi, e cioè la formazione di vasi sanguigni che fanno crescere la massa tumorale.
2. La cannabis può aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer e le infiammazioni cerebrali, favorendo la neurogenesi
Uno studio del 2005 ha indicato come la cannabis possa essere utile nel prevenire il morbo di Alzheimer, grazie alla capacità neuroprotettiva di alcuni cannabinoidi, mentre secondo uno studio pubblicato sulla rivista European Journal of Medicinal Chemistry dai ricercatori dell’Istituto di Medicina del Consiglio superiore di ricerca scientifica spagnolo (CSIC), i cannabinoidi possono migliorare la vita dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer.
Uno studio del 2013 analizza i cannabinoidi nella prevenzione delle infiammazioni cerebrali, un altro studio dello stesso anno spiega come il cannabidiolo (CBD) potrebbe essere utilizzato per scongiurare danni cerebrali indotti dall’alcool; un terzo studio effettuato su cavie da laboratorio racconta come il trattamento coi cannabinoidi si è rivelato efficace nell’invertire danni da depressione da stressed un quarto indicava come i cannabinoidi proteggano il cervello dal virus dell'HIV. Il CBD inoltre si è rivelato un neuroprotettore in caso di danni al nervo sciatico.
Uno studio condotto dal ricercatore canadese Dr. Xia Zhang ha scoperto che il THC potrebbe non solo promuovere la neurogenesi in animali da laboratorio, ma anche per ridurre i sintomi di ansia e depressione, confermando il legame tra i disturbi dell'umore e la neurogenesi. Ma anche il CBD ha dimostrato una notevole capacità di aumentare la neurogenesi. Gary Wenk, professore di neuroscienze, immunologia e genetica medica presso la Ohio State University, ha dichiarato al Time che nei suoi 25 anni di ricerche per combattere e prevenire le infiammazioni cerebrali, “i cannabinoidi sono la prima e unica classe di farmaci che siano mai stati efficaci“.
Infine, secondo uno studio del 2016, i cannabinoidi possono essere efficaci nel combattere l'insorgenza dell'Alzheimer. I cannabinoidi combattono e aiutano ad eliminare la proteina tossica beta amiloide, che causa questa forma di demenza. Lo sostiene uno studio i cui risultati preliminari sono stati pubblicati sulla rivista Aging and Mechanisms of the Disease, partner della celebre rivista scientifica Nature, dai ricercatori del Salk Institute in California.
3. E' efficace nel trattare dipendenze da alcool, oppioidi e droghe pesanti
Uno studio del 2014 pubblicato sul JAMA Internal Medicine e condotto dai ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania ha esaminato il tasso di decessi causati da overdose da analgesici oppiacei tra il 1999 e il 2010. I risultati rivelano che, in media, i 13 Stati americani che hanno autorizzano l’uso di cannabis terapeutica, dopo aver emanato le leggi, hanno avuto un tasso del 24,8% più basso riguardo alla mortalità annuale per overdose da analgesici oppioidi rispetto agli Stati in cui la cannabis terapeutica è ancora illegale, mostrando che il trattamento può essere più sicuro per i pazienti affetti da dolore cronico causato da varie patologie.
Mentre in uno studiodel 2015 i ricercatori si sono accorti che il THC ha ridotto i gravi sintomi di astinenza da oppioidi e favorito un miglior trattamento della dipendenza.
La professoressa Amanda Reiman della University of California ha pubblicato due studi sulla questione. E i risultati ottenuti dai pazienti di un ambulatorio in California, erano simili. Dei 350 pazienti esaminati nel 2009, il 66 % ha riferito di aver consumato cannabis per sostituire farmaci da prescrizione, il 40 % per la sostituzione di alcool e il 26 % per sostituire altre sostanze illecite.
In Colombia è cominciato un programma pilota per la disintossicazione di 15 soggetti fortemente dipendenti da “basuco”, droga a basso costo ricavata da cocaina di bassa qualità, con effetti devastanti simili al crack. A questi sarà somministrata cannabis per ridurre il desiderio verso la coca. Il presidente Juan Manuel Santos si è già espresso a favore della cannabis terapeutica e l’articolo sul progetto colombiano si trova su Canamo. Altri paesi sudamericani come l’Uruguay e il Cile stanno seguendo la stessa strada per la disintossicazione o la riduzione del danno da cocaina e dai suoi sottoprodotti.
Un recente studio scientifico ha mostrato le potenzialità del cannabidiolo (CBD), un cannabinoide contenuto nella cannabis, nel contrastare la dipendenza da nicotina.
4. Il CBD funziona come anticonvulsivante in diverse forme di epilessia, anche quelle pediatriche resistenti ai farmaci.
Il 90% dei bambini affetti da epilessia resistente ai farmaci, ai quali è stata somministrata cannabis ad alto valore di CBD, ha registrato una diminuzione di frequenza ed intensità delle crisi epilettiche. E’ la conclusione alla quale arriva uno studio retrospettivo pubblicato su Seizure realizzato grazie all’attività di diversi centri pediatrici israeliani.
L’Epidiolex, un farmaco a base di CBD creato da GW Pharmaceuticals, è alla fase conclusiva dei test. In un comunicato pubblicato dalla stessa azienda si può leggere che la fase 3 dello studio pilota è stata conclusa positivamente. Nella fase 3 sono stati coinvolti 120 bambini affetti da sindrome di Dravet dei quali 61 trattati con Epidiolex e 59 con placebo, continuando a ricevere i farmaci anti-epilettici (AED) prescritti. I pazienti che hanno preso l’Epidiolex hanno fatto registrare una diminuzione media delle crisi epilettiche del 39% rispetto al 13% del placebo. Intanto l’Epidiolex, che è stato somministrato come un comune sciroppo per bambini, è in sperimentazione in uno altro studio clinico di fase III per un altro tipo di epilessia, la sindrome di Lennox-Gastaut, con risultati attesi entro l’anno.
5. Può aiutare a combattere l'osteoporosi e regolare la massa delle ossa
Nel 2007 alcuni ricercatori hanno scoperto che i cannabinoidi e il sistema endocannabinoide svolgono un ruolo importante nella regolazione della massa ossea. Il sistema degli endocannabinoidi influisce sia sulle cellule che indeboliscono le ossa, sia su quelle che le ricostruiscono. Questa scoperta significa che i cannabinoidi potrebbero svolgere un ruolo nella lotta contro le malattie delle ossa.
Un altro studio condotto nel 2009 ha concluso che "i cannabinoidi potrebbero essere utilizzati per combattere l'osteoporosi".
Mentre un recente studio condotto dal Bone Laboratory della Hebrew University di Gerusalemme su topi con fratture femorali ha rilevato un migliore recupero delle caratteristiche biomeccaniche delle ossa dopo 8 settimane di terapia con cannabidiolo.
Redazione cannabisterapeutica.info