La cannabis per sopravvivere al dolore cronico nella testimonianza di Elisabetta Biavati
Vi abbiamo chiesto di raccontare e condividere con noi e i nostri lettori, le vostre storie di trattamento con la cannabis medica. E voi avete risposto. Le vostre voci ora parleranno a chi non conosce, a chi ancora dubita, a chi ha paura di prescrivere… Ci avete commosso con il vostro coraggio, siete stati esempio e guida, per questo vi diciamo grazie!
"A me la cannabis dà una qualità di vita degna di essere vissuta, perché io vivo nel dolore cronico: pensate a non avere nulla che vi tolga il dolore. A me la cannabis toglie questo dolore e mi fa dormire, cosa che nient'altro fa. E non solo a me, a tante persone che sono nella mia situazione".
È la testimonianza di Elisabetta Biavati, presidente dell'Associaizone Pazienti Cannabis Medica che da anni si batte per tutti i pazienti che assumono cannabis per la propria patologia, reclamando quei diritti che troppo spesso vengono calpestati.
Dal 2016 è in cura tramite l'ospedale perché affetta da diverse patologie come l'atassia, la sindrome di Arnold Chiari e la neuropatia delle piccole fibre.
Nel video mette in evidenza uno dei punti cruciali per i pazienti italiani che usano cannabis, quello della patente (potete vedere un nostro approfondimento video QUI, proprio con Elisabetta e l'avvocato Lorenzo Simonetti), che le è stata tolta per 9 mesi perché, quando si era recata in commissione per il rinnovo, aveva sottolineato di assumere cannabis. Da lì è partito un rimpallo di responsabilità con una serie infinita di esami ai quali si è dovuta sottoporre, prima di vedersi riconosciuto un diritto fondamentale.
Mentre la ricerca scientifica sottolinea che chi assume cannabis terapeutica non ha capacità di guida alterate, in Italia la riforma del codice della strada che non è ancora diventata legge definitiva, prevede il ritiro immediato della patente per 3 anni per chiunque sia positivo al THC, pazienti compresi. I problemi di fondo, più volte sottolineati da pazienti ed esperti, sono fondamentalmente due: il primo è che la cannabis è una sostanza che rimane nell'organismo anche per diversi giorni, nonostante l'effetto psicoattivo duri pochi ore. E quindi ci saranno migliaia di patenti ritirate a persone perfettamente sane. La seconda è che diverse catetgorie di pazienti, come ad esempio quelli affetti da dolore cronico per i motivi più disparati, assumono cannabis ogni giorno. E quindi, secondo la nuova riforma, non potrebbero proprio mettersi al volante.